Fatta
eccezione per l’edizione
di Atene del 1896 e per quella di Saint Louis del 1904, dove non ne ottenne neppure una, l’Italia
ha sempre conquistato un discreto numero di medaglie d’oro
nelle restanti 25 edizioni delle Olimpiadi, con una media di circa 8
(7,96 per la precisione, con un minimo di 2 alle edizioni di Londra del 1908 e di Montreal del
1976 e un massimo di 14 a quella di Los Angeles del 1984). Con questi
precedenti, c’è
da ritenere che per l’edizione
di quest’anno, a Rio de Janeiro, non ne conquisterà neppure una?
Tutto è possibile, ovviamente, ma risulta davvero difficile
immaginarlo, tanto più che in alcune specialità sportive (scherma e
ciclismo, per esempio) i risultati ottenuti dagli atleti italiani
sono un dato ormai consolidato da tempo. Diciamo che anche per
quest’anno è lecito aspettarsi che l’Italia porti a casa un
gruzzoletto di medaglie d’oro, aspettativa che è più che lecito
assuma la forma dell’auspicio in chiunque abbia a cuore i colori
italiani e trovi espressione di augurio in chiunque, a qualsiasi
livello, abbia un ruolo di rappresentanza della comunità nazionale.
C’è, tuttavia, un altro modo di aspettarsi che un risultato sia
conseguito: quello di chi sia (o si senta) legittimato a fissarlo come
meta e a esigere che a lui si debba risponderne nel caso che non sia
raggiunta. Non sarebbe giusto interpretare a questo modo la frase
attribuita a Matteo Renzi: con «aspetto gli ori dell’Italia» si
sarà limitato a esprimere una speranza, a formulare un pronostico, a
dare forma di sprone a una fiduciosa attesa. Poi è probabile che la
frase sia solo una sintesi giornalistica, che possa aver detto
qualcosa di simile ma senza conferirgli il tono imperativo che
risuona in quell’asciutto «aspetto gli ori dell’Italia».
Insomma, non è il caso che si lasci spazio al pregiudizio che fin
qui si è potuto abbondantemente nutrire della sua pessima abitudine
alla posa da ducetto, anche perché possiamo star tranquilli che ai
nostri atleti non saranno spezzate le gambe nel caso in cui dovessero
ottenere risultati inferiori alle ragionevoli aspettative: tutto si
risolverebbe nel constatare per due o tre giorni la sua
irreperibilità on line. Accadesse il contrario – cosa che qui
conviene augurarsi per non essere rinviati a giudizio per disfattismo
– al più ci toccherà sorbirci la consueta scacazzata di tweet che
ci convinceranno ad essere contenti che tante gambe ne abbiano
scansata una davvero brutta.
Sulla Gazzetta (http://www.gazzetta.it/Olimpiadi/2016/04-08-2016/olimpiadi-renzi-villaggio-l-alzabandiera-voglio-vedere-medaglia-160595237050.shtml) leggo:
RispondiElimina"«A chi volesse vincere la medaglia d'oro n.200, dico che non c'è molto tempo: noi domenica siamo in Italia...». Al momento il conto degli ori olimpici italiani è a 199, Renzi assisterà alle prime gare dei Giochi, a cominciare da sabato. [...] Renzi si è intrattenuto anche con il c.t. della Nazionale di ciclismo Davide Cassani: sabato è prevista la prova in linea maschile, dove l'Italia punta a una medaglia con Nibali. «Mi ha detto che vorrebbe vedere una medaglia prima di partire», ha spiegato sorridendo Cassani. Renzi, che lascerà Rio sabato 6 agosto, giorno della prova su strada, è accompagnato dalla moglie Agnese e dal figlio tredicenne Emanuele."
Ora, visto l'esito delle prime prove [c'è però una finale di spada femminile tra poco], in particolare della corsa di ciclismo su strada — dove il favorito Nibali, dopo una gara tatticamente perfetta, è scivolato a 11km dal traguardo perdendo una medaglia praticamente certa — possiamo affermare che il Renzi porta sfiga?