L’ultimo spam di Marco Pannella meriterebbe due o tre considerazioni prima di essere eliminato definitivamente. Per ciascuna, purtroppo, sarebbe necessaria una lunga premessa. Insomma, potrebbero volerci ore ed ore, tediando i più e affaticando i pochi interessati. L’ho fatto, in passato, ma mi pento. Se oggi ritento e perché mi pare – e penso di averlo già scritto da qualche parte – di aver trovato una chiave per commentare Pannella: Il labirinto femminile di Alfonso Luigi Marra. Nel pensiero e nell’azione di Pannella c’è il Paolo del Marra, ma in Paolo è tutto più esplicito. Mi spiego con qualche esempio.
Pannella: “Caro Luigi, dinanzi alla consueta valanga di disperazioni, di incomprensioni e di strazianti insulti, non solamente per aver ascoltato da me, ma per quel che mi si attribuiva da quella parte d’Italia rabbiosa, perché per nostra colpa non si riesce ad avere l’alibi: «tutto ma proprio tutto il mondo è sporco», ed è quanto meno menzogna, dando così a se stessi e agli altri la giustificazione – come posso oppormi e resistere solo io?”.
Marra: “Devo scriverti, cara Luisa, per motivi di chiarezza e di amor proprio… E questo non per semplice suscettibilità, ma perché la pur così ben recitata indifferenza del mondo verso me, non è riuscita a farmi perdere la consapevolezza di chi io sia, per cui non posso che reagire adeguatamente verso chi, anche solo per un momento, lo dimentichi... Insomma, questo «nulla» che pur intercorre tra noi ti delegittima ad avere con me atteggiamenti tipo colei che, avendo subito imprevedibilmente che taluno le pizzichi il sedere, sbalordisca e lo rimproveri” (pag. 12).
Pannella: “Siccome dialogavamo perfino con il Berlusca, i tapini che avevano «capito tutto» reagivano freneticamente per impedirci di votare la fiducia, mentre avevamo già deciso di votare contro, come Berlusconi stesso, allora come ora, aveva perfettamente compreso esser la nostra scelta”.
Marra: “A parte che le tue semplificazioni su di me non tengono conto di troppe cose, non ho difficoltà ad assumermi tutte le responsabilità di questo mondo. Ma questo non risolve niente, perché il problema non sono mai stato io. Il problema sei tu” (pag. 126). “Sono molto dispiaciuto, ma capisco di aver fatto una cosa grave con questo messaggio a Veronica, e di aver creato una situazione antipatica. Trattami dunque male, ma non esagerare, ed evita se puoi di condannarmi al silenzio” (pag. 137).
Pannella: “Dinanzi alle tante risposte mi sembra importante tornare a chiederti un po’ di attenzione e, spero, eventualmente una tua reazione a quanto segue, che abbiamo ieri immesso su Facebook e vari siti radicali”.
Marra: “L’unica situazione in cui sono disposto a parlare con te è che vieni con me e ti fai fare tutto quello che voglio. Quanto al fatto che anche questo «sarebbe inutile», non ti preoccupare: lascia decidere a me quello che voglio” (pag. 59).
Pannella: “Omnia immunda immundis. Tutto immondo a occhi immondi; e se non riesce loro di mostrare solo immondizie, sgomenti impazziscono. Così, sperando di legittimare probabilmente la propria condizione sul presupposto che tutto il mondo, non solo loro, sia immondo, hanno urgenza assoluta di affermare che, dietro l’apparenza rara del «pulito», non ci sia altro che l’inganno dello sporco. Così s’illudono di legittimarsi, di ripulire potenzialmente anche se stessi”.
Marra: “Tu sfrutti quella che chiami «pazienza» per cercare di rubare la mia dignità, e pretendi di darmi tu stessa la forza per sottostare a questa mortificazione mediante il suscitare in me la presunzione che mi ami. Io però ho ormai costantemente il dubbio che tutto dipenda invece dal fatto che non mi ami abbastanza, e questo mi scatena un altrettanto costante malessere e ribellione per il tuo abuso della mia disponibilità” (pag. 189). “Forse con «quella» avrei persino potuto fare lo sforzo di andarci, ma solo se avesse potuto essere utile per giungere a te. Sarebbe stato però necessario che esistesse, mentre era solo una mia creazione. Non ti perderò per motivi così assurdi” (pag. 165). “In ogni modo, non so se è questo che vuoi, ma se vuoi, possiamo fare come se nulla fosse accaduto” (pag. 57).
Pannella: “A 81 anni il massimo di pubbliche responsabilità che nella mia vita ho ricoperto - università a parte - sono stati cento giorni da Presidente della Circoscrizione di Ostia. Per il resto, non sono nemmeno semplice Cav. della Repubblica; e resto soldato semplice da 57 anni, in congedo nemmeno come caporale. Sono nullatenente. Da poco, ma lo sono! Ho venduto tutto, cioè le eredità. Poiché adoro la (mia) vita, ritenendomi in vacanza dal 1° gennaio al 31 dicembre, non sono stato così cretino da mettermi in vacanza dalle vacanze! Da decenni vivo come e perché questa mia vita da radicale mi colma, m’appassiona, e riconosco nella gente comune la stessa mia cifra di persona comune. Come Radicali, nel frattempo, abbiamo anche ricoperto, con grande onore e merito, qualche alta responsabilità istituzionale. Non io, perché ho ritenuto finora che mie responsabilità di «partito» mi e ci fossero più ambiziose, utili e opportune per tutti”.
Marra: “Tranquillizzati perché mi sono ormai tranquillizzato anch’io. Ho capito che ti frena: che ti sembra di essere abbastanza giovane e bella da poter sperare in un uomo giovane, intelligente, colto, bello, ricco eccetera, e che pertanto io non ti convengo. Quanto al fatto che non troverai mai un genio come me, non ti interessa, perché pensi che la genialità, l’ideologia, la rivoluzione culturale, siano per te cose prive di significato, anche se, consentimi, forse sottovaluti che se uno è genio lo è sempre, anche nelle cose del quotidiano. Ma scrivo solo perché ho il vizio dell’analisi. Non vorrei ora dover scrivere uno studio per farti fare in virtù dell’analisi quello che richiederebbe sentimenti che a quanto pare non hai” (pag. 137). “Quanto ai miei anni, non saranno pochi, ma sono stati unici, e ho raggiunto attraverso essi talmente tanti risultati che il vero motivo per il quale ti consento di farmi quei discorsi è che li considero come una richiesta di aiuto a scrostare la tua intelligenza dai luoghi comuni che la soffocano” (pag. 76).
Pannella: “Nel periodo 1994/96 Berlusconi ci è stato alleato. Non avendo noi accettato responsabilità di governo (pur da lui offerte) l’alleanza fu sempre basata esclusivamente sulle tante nostre grandi iniziative referendarie e specifici obiettivi politici del momento. Poi sostanziale allontanamento e, infine, rottura. Non da noi, ma da Berlusconi legittimamente operata e reiterata. Anche oggi come ieri, con tutti, alleanze o intese (ad esempio, la Rosa nel Pugno) si sono avute con il convergere su obiettivi innanzitutto notoriamente radicali, «nostri». Radicale riforma anglosassone-americana, radicale riforma della giustizia, diritti umani e nonviolenza le nostre linee portanti. Su questa base, alleanze strategiche o incontri tattici, chiunque – volendolo – ci ha incontrato e ci incontrerà, per altri importantissimi obiettivi di congiunture storiche. Una volta raggiunti, arrivederci, con affetto; e nulla più”.
Marra: “Sai già che non aspiro a essere semplicemente buono. Che sono buono con i buoni, cattivo con i cattivi, feroce con i feroci, strategico con gli strategici, infido con gli infidi, e così via. Posso essere l’aria che ti circonda e il terreno sul quale cammini usando in tutta lealtà la mia forza per cercare di rendere felice ogni tuo respiro e ogni tuo passo, ma non ti ho mai detto di voler offrire la mia vita a chi non sa che farsene. Ciò premesso…” (pag. 107). “Non sono un mago, sono un genio” (pag. 22).
Pannella: “Il 1° gennaio 1981 m’accadde di fare un intervento, una sorta di discorso su un mio «Lo Stato dell’Unione». Dichiaravo di essere consapevole che la vita sembrava potermi mettere in condizioni di «riserva della Repubblica»; precisavo che proprio l’impegno storico di «parte radicale» poteva portarmi a dovermi candidare anche a massime responsabilità esecutive dello Stato. Da federalista anti-nazionalista quale convintamente ero e sempre più sono, nel disastro non solo italiano ma anche europeo e «occidentale», continuo – anzi, ancor meglio, torno a sentirmi, nella eventuale necessità, a ciò disponibile, pronto. Oggi m’appare comunque probabile che potrò concludere la mia già lunga esistenza, da militante e esponente storico del Partito Radicale; e ne sono colmo, commosso, felice, vivo”.
Marra: “Un paio di anni fa i miei due figli piccoli, Caterina, allora dodicenne, e Marco, quattordicenne, entrambi ben consci delle mie concezioni, mi chiesero se era possibile che la televisione mostrasse dei dissidenti come me. Risposi che poteva accadere solo se fossero sfuggiti ai controlli, com’è accaduto a volte anche per me, ma che, fin quando la società non avrà cessato l’attuale «rivoluzione per non cambiare», i mezzi d’informazione saranno inaccessibili a qualsiasi tipo d’informazione o persona non coerente al regime. E raccontai loro cosa accadde nel 1994 nel Parlamento Europeo con la legge sugli imballaggi, mirante a rendere obbligatoria la sostituzione, negli imballaggi, del polistirolo con un «polistirolo» fatto di cereali: una legge di cui si entusiasmarono tutti, e che avrebbe risolto una grossa parte dei problemi di inquinamento. Per un paio di mesi non si parlò d’altro, ed erano tutti favorevoli. Poi iniziarono a capire che quella legge avrebbe aperto gli occhi del mondo sulla sostituibilità della plastica con materiali biodegradabili, al punto che sarebbe venuta forse meno, in tutto o in parte, l’esigenza degli inceneritori, perché solo la plastica richiede quel tipo di smaltimento. Il risultato fu che, dall’estrema destra all’estrema sinistra, passando per i verdi, dopo un po’ ammutolì l’intero Parlamento, e in quindici anni non c’è stato verso di far riprendere il discorso a nessuno. Se non è univocità questa!” (pag. 48).
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Probabilmente, anche cimentandoli, rimarranno oscuri gli argomenti di Pannella e quelli di Marra. Ma soltanto a rimanere indietro, mentre entrambi vanno avanti. Chiaro è, in questo caso, che la colpa è solo vostra. E di Luisa.