“Ignoranza e disdegno di ogni speculazione sistematica:
ecco ciò che caratterizza la mentalità dei primi cristiani”
Albert Camus, Metafisica cristiana e neoplatonismo, Diabasis 2004
Ci sono offese ai morti che chiedono vendetta ai vivi e quella che oggi è fatta ad Albert Camus dalle pagine di Avvenire non può lasciarci indifferenti: si tenta di reclutarlo alle operazioncine furbe di Ratzinger & Ravasi come “guida nel«Cortile dei gentili»”, lui, l’ateo che con Métaphysique chrétienne et néoplatonisme ci ha dato una decostruzione del cristianesimo che rende Cristo inservibile alla dottrina cattolica e forse ad ogni cristianesimo. L’oltraggio non gli è fatto da Valeria Turra, la giovane ricercatrice dell’Università di Verona, autrice di un volume che probabilmente sarà pure onesto, ma da chi la intervista, tal Lorenzo Fazzini, alla disperata ricerca di una risposta che gli consenta di costruire il titolo del pezzo. L’intenzione è evidente fin dall’introduzione: “I 30 anni dalla sua morte, celebrati nel 2010, hanno rimesso sotto i riflettori la figura lucida e appassionata di Albert Camus. Il quale da più parti viene additato – fosse ancora in vita – come uno dei frequentatori del Cortile dei Gentili, lo spazio di dialogo tra credenti e atei voluto da Benedetto XVI”.
“Fosse ancora in vita” è il biglietto da visita del Fazzini, “da più parti” (che poi è una parte sola, quella che lo tiene a libro-paga) è il suo domicilio.
L’occasione tarda ad arrivare e il Fazzini smania: “Oggi la figura dell’intellettuale francese pare distante dal mondo dei non credenti. Il suo approccio può essere da guida per un dialogo positivo tra credenti-laici?”. La Turra non può deludere del tutto chi le sta pubblicizzando il libro, ma con garbata ambiguità fa presente che “il pensiero di Camus è antidogmatico e duttile, capace di confrontarsi con tutti gli aspetti della realtà e con autori di varie epoche e credenze. Richiede però al lettore grande onestà intellettuale e capacità di apertura e confronto. In questo senso credo possa essere una guida al dialogo fra credenti e laici, come fra persone appartenenti a culture diverse. A condizione però che ciascuno sia capace di mettersi profondamente in discussione. Per chi non voglia correre questo rischio, Camus rimane un autore scomodo e irritante. Insomma, Camus resta paradigmatico nella sua forma di pensiero perché scava alla ricerca della verità. Il suo anelito ad una società giusta non presuppone la fede in Dio ma la sua attenzione all’uomo rimane centrale”.
E questo – non più di questo – consente di titolare l’intervista: “E Camus? Fa la guida nel «Cortile dei gentili»…”.








