lunedì 20 giugno 2011

Di “nani” e di “ciccioni” (cercando oltre l’ovvio)

Trovo una descrizione assai suggestiva del caratteraccio che può sviluppare un soggetto affetto da nanismo acondroplastico in Psiche e bassa statura di Enrico Molinari e Alessandro Sartorio (Raffaello Cortina, 1999), e mi pare calzi assai bene a Renato Brunetta. Trovo una straordinaria concordanza di dati caratteriali tra quelli nella acuta descrizione del “ciccione” che Gisele Harrus-Revidi ci offre in Psicanalisi del goloso (Editori Riuniti, 1998) e quelli palesemente manifesti nel profilo psicologico di alcuni noti personaggi pubblici italiani in franco sovrappeso, almeno come desumibile da quanto di se stessi ci hanno fin qui offerto, e continuano a offrirci.
È noto che la psicologia non sia una scienza esatta e che pretendere di generalizzare i suoi assunti empirici e le sue teorie sia stupido e soprattutto molto pericoloso. Nel caso del profilo psicologico che è possibile riscontrare in alcuni (e solo alcuni) portatori di questo o quel difetto fisico, il rischio è altissimo e può produrre effetti tragici, subdoli come la caricatura, che insinua sempre un giudizio morale nella sua grossolana percezione fisiognomica dell’umano, ma anche odiosamente espliciti, com’è nella discriminazione del soggetto portatore d’handicap.
Metilparaben fa bene, dunque, a “stigmatizzare senza riserve” chi dà del “nano” a Berlusconi e a Brunetta o del “ciccione” ad Adinolfi e a Ferrara, e bene fa Piovonorane a proporre una bella moratoria (possibilmente eterna) sui veri o presunti difetti fisici degli avversari politici, anche i più detestati”: concordo e aderisco, vantando di non esser mai inciampato in simili bestialità e di averle sempre censurate nei commenti ai miei post. Tuttavia penso che non ci si possa limitare a condannare ciò che porta tanti a ritenere che in ogni “nano” ci sia “una carogna di sicuro” (Fabrizio De Andrè, 1971) e in ogni “ciccione” un “individuo osceno” (Giorgio Gaber, 2001), ma che occorra anche capire perché questo accada solo nei confronti di un certo tipo di “nano” e un certo tipo di “ciccione” (chi si è mai sognato di rinfacciare a Michel Petrucciani la sua bassa statura e a Orson Welles il suo adipe?). Stigmatizzare, quindi, e anche severamente, ma cercare di comprendere cos’è che fa scattare, in chi non sia particolarmente sorvegliato sul piano della cosiddetta “correttezza politica”, la tentazione dell’arma polemica basata sull’insulto che lega in metafora il difetto fisico a quello morale.
Senza dubbio c’è di mezzo l’ancestrale convinzione che il difetto fisico sia causa o effetto di quello morale (causa per il “nano”, per esempio, ed effetto per il “ciccione”) e in questo mi pare di poter affermare che la tradizione culturale dell’occidente cristiano sia sempre stata adeguatamente ambigua verso il difetto fisico: il germe di questa convinzione non sarà sradicato tanto facilmente con una moratoria, anche se l’adesione fosse universale. Infatti penso che esisterà sempre un congruo numero di “nani” e di “ciccioni” che tradurranno in atteggiamenti e in comportamenti patologicamente reattivi ciò che il difetto fisico in essi genera o esprime sul piano psichico, alimentando in questo modo – chissà, forse in eterno – l’odioso pregiudizio. Nel caso di Brunetta, per esempio, l’insulto pare quasi cercato.

3 commenti:

  1. Si dice che una foto valga quanto mille parole; guardando la foto della pagina Facebook di Renato Brunetta, non posso che trovarmi d'accordo con il senso comune.

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  2. Solo una nota: L'obeso è del 2001, non del 2011. :)

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