L’innata propensione ad accomodare i fatti alle proprie opinioni correnti spinge Giuliano Ferrara a pensare che sia un diritto di natura liberamente disponibile e disinvoltamente fruibile, così, spiazzando il biografo, scrive: “Tra il 1989 e il 1992 […] facevo in un certo senso il rompicoglioni personale di Bettino Craxi. Scrivevo e gli dicevo […]: […] non chiudere alla democrazia maggioritaria e alla preferenza unica, […] riforma questo partito del cazzo” (Il Foglio, 4.6.2011).
Ora c’è da rammentare a chi ha memoria labile che nel suddetto arco di tempo Craxi e il craxismo erano nel punto più alto della loro parabola, che di lì a poco avrebbe invertito repentinamente il verso, prima col terremoto elettorale del 5-6 aprile 1992 e poi con l’arresto di Mario Chiesa; e non risulta affatto che Ferrara avesse previsto, tanto meno che consigliasse al segretario del Psi di aprire al maggioritario, ancor meno che lo esortasse a ripulire quel covo di filibustieri, né per presentimento, né per ragionamento. Anzi, nella puntata del 25 maggio 1989 di Radio Londra, scagliava fulmini sulla proposta di legge che mirava a una riforma elettorale in senso maggioritario, denunciandola come un tentativo di strozzare il Psi tra Dc e Pci. D’altro canto, dopo il crollo elettorale di Dc, Pds e Psi del 1992 esortava l’ex Pci a dar manforte al Caf dalle pagine del Corriere della Sera: “Non resta che lo spazio di un governo di grande coalizione”, che così, a naso, sembra roba molto impropriamente maggioritaria. E dunque? Sarà mica che si accomodino i fatti con troppa libertà? “Scrivevo e gli dicevo”: “gli dicevo” può darsi, “scrivevo” non risulta. A meno che non fosse scritto molto tra le righe, come consigliava Mosè Maimonide.
Per la riforma del partito che Ferrara dovrebbe aver consigliato a Craxi, idem con patate. Anzi, che con la scusa che la politica ha i suoi costi e che non siamo anime belle o mammolette, avendo dalla nostra, e insieme, il Machiavelli e il Guicciardini, potremmo riscrivere anche oggi quel discorso con quale Craxi chiamava in correità tutto il sistema partitico, pretendendo che gli si parasse il culo. Bene, è proprio sotto quel culo che tanti socialisti costruirono le loro ricchezza personali: tra un Martelli che lo raccomandava e un Manca che lo lisciava, ci pensò pure Ferrara, peraltro vantando di aver trovato la agognata sistemazione. Da lì sotto non emerse mai un suo mugugno a lamentare che lì si rubava e che occorreva fare pulizia. Tutt’al più gli sarà scappata una smorfia di fastidio nel constatare che il Psi era ormai diventata una organizzazione a delinquere, ma deve essere stata fuggevole e ce la siamo persa.
Ora c’è da rammentare a chi ha memoria labile che nel suddetto arco di tempo Craxi e il craxismo erano nel punto più alto della loro parabola, che di lì a poco avrebbe invertito repentinamente il verso, prima col terremoto elettorale del 5-6 aprile 1992 e poi con l’arresto di Mario Chiesa; e non risulta affatto che Ferrara avesse previsto, tanto meno che consigliasse al segretario del Psi di aprire al maggioritario, ancor meno che lo esortasse a ripulire quel covo di filibustieri, né per presentimento, né per ragionamento. Anzi, nella puntata del 25 maggio 1989 di Radio Londra, scagliava fulmini sulla proposta di legge che mirava a una riforma elettorale in senso maggioritario, denunciandola come un tentativo di strozzare il Psi tra Dc e Pci. D’altro canto, dopo il crollo elettorale di Dc, Pds e Psi del 1992 esortava l’ex Pci a dar manforte al Caf dalle pagine del Corriere della Sera: “Non resta che lo spazio di un governo di grande coalizione”, che così, a naso, sembra roba molto impropriamente maggioritaria. E dunque? Sarà mica che si accomodino i fatti con troppa libertà? “Scrivevo e gli dicevo”: “gli dicevo” può darsi, “scrivevo” non risulta. A meno che non fosse scritto molto tra le righe, come consigliava Mosè Maimonide.
Per la riforma del partito che Ferrara dovrebbe aver consigliato a Craxi, idem con patate. Anzi, che con la scusa che la politica ha i suoi costi e che non siamo anime belle o mammolette, avendo dalla nostra, e insieme, il Machiavelli e il Guicciardini, potremmo riscrivere anche oggi quel discorso con quale Craxi chiamava in correità tutto il sistema partitico, pretendendo che gli si parasse il culo. Bene, è proprio sotto quel culo che tanti socialisti costruirono le loro ricchezza personali: tra un Martelli che lo raccomandava e un Manca che lo lisciava, ci pensò pure Ferrara, peraltro vantando di aver trovato la agognata sistemazione. Da lì sotto non emerse mai un suo mugugno a lamentare che lì si rubava e che occorreva fare pulizia. Tutt’al più gli sarà scappata una smorfia di fastidio nel constatare che il Psi era ormai diventata una organizzazione a delinquere, ma deve essere stata fuggevole e ce la siamo persa.
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