Tolto l’ultimo capoverso che pare appiccicato in coda un po’ a sproposito, condivido quasi interamente La politica del conte Ugolino (Il Fatto Quotidiano, 4.6.2011). Trattandosi di un articolo di Massimo Fini, al quale da queste pagine non sono mai state risparmiate critiche, mi affretto all’atto dovuto di segnalarlo come ottima analisi.
Son lustri che vado ripetendo queste evidenze. Mi sento meno solo se le sento in bocca d'altri:
RispondiElimina- "la classe dirigente italiana è un sistema di oligarchie il cui obiettivo primario è la propria autoconservazione";
- "la presidenza di un Ente pubblico, l'ingresso in un prestigioso Consiglio di amministrazione, la conduzione di un talk show non si nega a nessuno";
- "questa è la democrazia liberale, bellezza. Non quella immaginata da Stuart Mill o da Locke che voleva valorizzare meriti, capacità, potenzialità dell'individuo, ma quella reale, vera, praticata, che pretende affiliazioni a questo o a quel gruppo di potere ed emargina chi conserva quel tanto di rispetto di se stesso per rifiutarsi a questi umilianti infeudamenti e che sarebbe il cittadino ideale di una democrazia, se esistesse davvero, e ne diventa invece la vittima designata."
Al di là di tutte le retoriche di centro, di destra e di sinistra, della Resistenza e dell'Antimafia, delle lenzuola contro i calibri da 7.65, dei centocinquantanni e della festa della repubblica, dell'antiberlusconismo e dei girotondi, di Aldo Moro e di Dalla Chiesa, di Borsellino e di Falcone, della Coop che sei tu, della Parlamalat, della Cirio, della liquidazione dell'Iri, del bunga bunga e dei viados.
Sì, va bene. Però "Stuart Mill" no. "John Stuart" = nome, "Mill" = cognome.
RispondiElimina@-->Thomas Bernhard
RispondiEliminaVisto che gli anglosassoni, quando si riferiscono a Leonardo, lo citano sistematicamente come il "Da Vinci", in termini di iponimia, qualche licenza sarà pur concessa anche a Massimo Fini, no?