lunedì 27 giugno 2011

Il rango / 2


Eravamo agli inizi del 1996, la stagione di Mani Pulite era ormai finita e il “sistema” si andava riorganizzando. Lucio Colletti avvertiva: “È in corso un’operazione di sostituzione della politica, in cui una serie di oligarchie e di interessi corporati e protetti, che prima erano coperti dalla grande cupola democristiana, vengono in primo piano cercando di darsi una rappresentanza politica e aggregando tutto. Si va dagli interessi dell’andreottismo romano, agli interessi che fanno capo a parte della finanza laica e anche a una parte consistente della massoneria”.
La traccia mette in pista un giornale che da poco è in edicola e il cui direttore è assai vicino al filosofo. Il 6 febbraio, sulla prima pagina de Il Foglio, fa capolino un’ipotesi con contorno di sussurri.
Il Foglio resterà su questa traccia per mesi e quando Lorenzo Necci verrà arrestato, il 15 settembre, a Giuliano Ferrara sembrerà di essere stato il primo ad aver individuato il centro eversivo che mirava alla sacrilega “sostituzione della politica” negli affari che prima erano gestiti da Dc e Psi. Intervistato da Giuseppe D’Avanzo, gonfiava il petto: “Lo ripeto, sì: Lorenzo Necci è considerato esponente della massoneria” (la Repubblica, 18.9.1996). Indizi? “Troppo intima la sua amicizia con Luigi Bisignani, presenza fissa in casa Necci, in via Donizetti”.
Il giorno dopo, a pag. 2, Il Foglio pubblicava un capolavoro.
Una querela a la Repubblica, che si era limitata a riportare le affermazioni di Ferrara, e una richiesta di rettifica a Il Foglio, dolce come una rasoiata. 



 

3 commenti:

  1. buongiorno, il link non funziona o ha già tolto tutto?

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  2. In effetti, tentare di spiegare una cosa simile con la logica ingenua della correttezza e della trasparenza, oltre a risultare una fatica di Sisifo, avrebbe la stessa utilità di un bicchier d'acqua per un affogato.

    Permane allora soltanto il penetrante lezzo di messaggeria massonica (mi riferisco alla lettera di Bisignani, ma non solo). Massonica, sì, tanto per non dire quella brutta parola - mafiosa - che in Italia di massonica è ormai da troppi decenni, ahinoi, un sostanziale e incontestato sinonimo. Con buona pace di Garibaldi e Mazzini, le cui salme, a cominciare dalle palandrane, si sono ormai tutte consumate a forza di rigirarsi nelle urne, a ciò sollecitate da torme di ipocriti.
    Ma almeno col lezzo arriva immediato, se non un senso di verità, almeno il sano sospetto che Ferrara, lungi dal voler male ai massoni, quelli veri, avesse dolosamente omesso di inserire anche il suo di nome, insieme a quello del compare Bisignani, tra quelli citati dal suo pizzone.

    Infine un'osservazione, se permettete. Ricordate negli anni '80-'90, ai tempi della P2, quel continuo sollevarsi della massoneria cosiddetta istituzionale? Sui giornali e in TV, i loro maggiori rappresentanti (granmaestri, vice-granmaestri, ex granmaestri di questo Vascello) tenevano con fitta periodicità a farsi intervistare per potersi animatamente distinguere dai piduisti e dai cattivi massoni in genere. I nomi di Corona e di Di Bernardo erano noti a tutti. Oggi, chi saprebbe dire a bruciapelo, senza cioè ricorrere a google, chi sia il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia in carica?

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