lunedì 22 agosto 2016

Sarà per la prossima volta, chissà

La tecnica di cui Luciano Violante ci dà saggio ne Le ragioni del Sì  (L’Huffington Post, 18.8.2016) è stata brevettata venticinque secoli fa dal retore Protagora di Abdera, padre della sofistica: sta nel dar forza agli argomenti in sostegno della propria tesi col contrapporli a quelli in sostegno della tesi opposta che si è opportunamente provveduto a manipolare con l’insinuare che a fondamento essi abbiano un difettoso impianto logico o, peggio, un vizio morale. Nel caso del referendum sulla riforma costituzionale, la contrapposizione sarebbe tra chi vuole un cambiamento che si dà per scontato sia necessario e urgente, ma soprattutto possibile in un sol modo, quello prospettato dalla riforma in discussione, e chi ad esso si oppone perché contrario ad ogni cambiamento.
Già il ricorso a tale espediente retorico è irritante, ma quello che qui lo rende particolarmente odioso è il presentarlo come una pacata disamina delle ragioni del Sì e di quelle del No che non dovrebbe rendere difficile riconoscere quanto le prime siano superiori alle seconde alla sola condizione di rigettare quello che sarebbe un pregiudizio: bontà sua, Luciano Violante ci consente di continuare a ritenere che la riforma costituzionale debba essere bocciata, ma solo a prezzo di ammettere, ancorché implicitamente, che siamo intellettualmente disonesti. Tutto sommato, Maria Elena Boschi ci aveva trattato meglio, limitandosi a dire che votare No sarebbe fare un favore all’Isis.
Intellettualmente disonesti, perché Luciano Violante non trascura le nostre obiezioni, anzi, le fa a tal punto sue da concedersi il banalizzarle e il caricaturizzarle, per poi cestinarle. Oddio, non è che le prenda in considerazione tutte. Per esempio, sulle dinamiche del processo legislativo che la riforma costituzionale introdurrebbe, non dice nulla, ma fa niente, gli sarà scappato, in fondo a tutti scappa sempre qualcosa, chissà non voglia tornare sulla questione, probabilmente metterà una toppa.
In tal caso, ci auguriamo voglia soffermarsi anche su quanto in questa occasione ha glissato come si trattasse di materia irrilevante. In ordine sparso: ad approvare la riforma costituzionale ora al vaglio referendario è stato un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale; nel programma elettorale del partito che se ne è fatto promotore non se ne faceva cenno; il processo legislativo che ha prodotto tale riforma è stato contrassegnato da un costante ricorso al porre la questione di fiducia, dalla rimozione dei parlamentari dissidenti dalla commissione per gli affari costituzionali, da vergognosi episodi di ricatto, di intimidazione e di trasformismo; pareva che il problema fosse il bicameralismo, e il problema rimane; si dovevano ridurre i costi, e a conti fatti il risparmio è risibile; sembra che il referendum sia una cortese concessione del governo, e invece è dovuto per il mancato raggiungimento dei due terzi dei voti parlamentari in favore della riforma; un Senato, che nelle intenzioni doveva essere abolito, diventa una mostruosità in ordine a composizione e prerogative...
Chissà, può darsi che Luciano Violante, prima o poi, troverà un attimino. Chissà, può darsi che la prossima volta possa perfino fare a meno di polverosi mezzucci retorici. 

27 commenti:

  1. Ma quello lì, a suo tempo fulminato sulla via di Corleone, non era moribondo in rianimazione solo qualche giorno fa? Ah, forse, all'erba cattiva, le han dato una licenza per poter andare a presentare il libro. Capisco. Sì, però ora se ne torni pure alle sue cannucce e ai suoi tubetti, si rimetta la sottana da degente, riponga i suoi abiti e la sua malafede nell'armadietto, si ripulisca l'anima e l'affidi al Creatore. Per nostro e umile conto, ove togliesse il disturbo, gli perdoneremo ogni infamia, perfino quest'ultima.

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  2. L'orrendo sospetto è che pure il malore fosse un espediente da pop star per rialzare interesse e vendite.
    Stia bene caro Malvino, sempre utile passar di qua.
    Ghino La Ganga

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  3. se fossero intellettualmente onesti dovrebbero semplicemente dire "abbiamo messo su 'sta cosa della riforma costituzionale e del referendum, a questo punto non possiamo piú tirarci indietro, per cui la situazione é questa: se vince il si riusciremo, forse, a calciare la lattina per un altro annetto, se vince il no gli investitori internazionali (quelli che quando guadagnano sono degli avvoltoi speculatori, quando perdono o si limitano a investire in bond italiani sono risparmiatori) perderanno definitivamente la pazienza e nel giro di una settimana l'estate del 2011 (quella dello spread e del seguente arrivo di monti) ci sembrerá un bel ricordo al confronto".
    ecco, tutto qui, non entro nel merito della riforma, non vivo in italia da tempo e non voteró come non faccio da una vita, quindi vedo le cose un po' da lontano e con un occhio piú alla situazione internazionale con cui volente o nolente l'italia si trova a doversi confrontare, su violante preferisco tacere (lo facesse anche lui...).

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    1. Ma a me sta cosa degli "investitori internazzionali"... Ormai mi vien da citare il prof. Mortillaro ne La scuola, quando un tale minaccia di lasciare libero il suo cagnaccio: "Ma lei ha un mastino napoletano? E lo liberi!".
      Come minaccia non mi sembra molto differente da quella di Violante.

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    2. Qualcuno (Renzi, Violante, la Boschi, ma anche solo il Sig. Anonimo qui sopra) dovrebbe qui spiegarci, però, che cazzo c'entrino gli investimenti "internazzzionali" con una riforma che sottrae ai cittadini l'elezione del Senato per renderlo una sine cura per intrallazzatori di partito rotti a tutte le infamie, magari in odor di galera e di nomina aummaumm. Seriamente però, ché non siamo più i plebei di Monte Sacro.
      Da quando in qua, poi, la stesura di una costituzione o anche solo di una riforma costituzionale può essere indotta e improntata all'esigenza di vellicare amorevolmente il pelo agli"investitori internazzzionali" o anche solo "nazzzionali"? Manco fossero decreti, decretni e decretoni congiunturali stile anni '70 dei governi Rumor e Andreotti, che, per fronteggiare le emergenze economiche, svendevano lo Stato ai figli di puttana e martellavano i soliti poveri cristi.
      Piuttosto, perché non ci trasformiamo in un mega-paradiso fiscale? Allora sì che diverremmo uno "stato moderno", "del fare" e non del chiacchierare. Non sono certo i luoghi di ameno soggiorno per farabutti, mafiosi e bancarottieri di mezzo mondo a mancarci.
      Ma ove non intendessimo rinunciare ad attrarre - dall'interno e dall'esterno - attività produttiva, all'uopo pur sempre decisi fermamente a calarci impudentemente le braghe della nostra civiltà, avrebbe molto più senso ed efficacia l'abolizione pura semplice della nostra Costituzione. Il che consentirebbe di introdurre lisce come l'olio riforme come, chessò, la reintroduzione della schiavitù, l'abrogazione delle leggi ambientali, dei codici sulla sicurezza e dei regolamenti edilizi, la legalizzazione della mafia o almeno delle mafie leggere, l'abolizione della scuola, delle garanzie dei minori e della sanità, mignotte gratis per tutti, l'introduzione della pena di morte per borseggi, furti, scippi, rapine, ecc., la legalizzazione dei reati di corruzione, concussione, peculato, bancarotta, ecc., ecc..

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    3. sono l'anonimo, scusate ma temo di essere stato frainteso, il mio commento non voleva essere una minaccia né tanto meno un invito a votare per il si o per il no, peraltro non conosco i dettagli della riforma e quindi non ho titolo di parlarne, e in ogni caso ai fini della mia riflessione direi che il contenuto della riforma é irrilevante.

      quello che volevo dire in sintesi é questo:
      * l'italia é immobile da 30/40 anni, economicamente e socialmente, l'unica cosa che ha fatto é accumulare nodi pensando che tanto non essendo mai venuti al pettine mai ci verranno
      * a livello globale la situazione é grave e senza precedenti, tanto da avere indotto scelte mai fatte prima e di cui non si ha idea delle conseguenze, vedi tassi negativi e simili, con una inflazione che continua a non muoversi se non per scivolare verso la deflazione (quello che si sta facendo é paragonabile all'uso di farmaci mai testati su un malato terminale)
      * gli investitori, nazionali e internazionali, entrambi con una zeta sola, detengono una cosa come 2200 miliardi di euro del debito pubblico italiano, che offre rendimenti che sono ridicoli

      detto questo, gli investitori nazionali, per vari motivi, sono o meno inclini o con meno possibilitá di disinvestire dal debito italiano, quelli internazionali no.

      gli investitori investono con il fine di un ritorno, il ritorno dovrebbe essere commisurato al rischio, in questo momento non é certo per gli investitori se il rendimanto del debito italiano sia commisurato al rischio o meno, tutti i bond sovrani hanno un rendimento praticamente zero o negativo, grazie al farmaco mai sperimentato che sta venendo usato in dosi equine, ma ovviamnete hanno anche altri parametri per decidere dei loro investimenti; secondo me uno dei parametri in questo momento é la percezione della possibilitá dell'italia di darsi una smossa, cambiare e ricominciare a crescere, in modo tale da essere capace di sostenere il debito nazionale; la riforma, o meglio "le riforme", sono sicuramente una misura di questa percezione, il contenuto non credo che influenzi piú di tanto, non vedo i manager dei fondi pensionistici e di investimento stranieri leggersi accuratamente il testo della riforma e decidere dei propri investimenti in base alla bontá del contenuto, penso piuttosto che staranno a guardare il risultato per decidere "si sono dati una smossa, c'é speranza che le cose cambino, continuo a comprare i bot" o "sono i soliti, nonostante siano con l'acqua alla gola pensano di poter trascinare all'infinito le cose senza cambiare nulla, il rischio aumenta e il rendimento non lo ripaga, cerco investimenti piú redditizi o piú sicuri".

      sia chiaro: se anche vincesse il si non sarebbe la salvezza, si guadagna un altro annetto, prima del tracollo, e se dico un anno ho le mie ragioni.

      quindi alla fine, mettendola in una prospettiva storica, che vinca il si o che vinca il no non cambia molto riguardo quello che succederá dell'italia nei prossimi 15/20 anni, il resto sono chiacchere, cosa che gli italiani hanno sempre preferito alla realtá credendo che abbiano sostanza

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  4. Perfetta stroncatura di un pezzo grondante retorica, demagogia e disonestà intellettuale.
    E poi anche così come si presenta, la riforma secondo Violante, incartata e infiocchettata in offerta speciale tutta dialogo e moderazione, non convince per niente: appare piena zeppa di contraddizioni e offre il fianco a un bel po' di contestazioni.

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    1. Brava. Già che c'è, che ne dice di occuparsi adesso delle contraddizioni che le erano state segnalate nel suo commento pro Dibba e pro 5S sul blog di Mantellini, e delle contestazioni che le furono colà mosse?

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    2. @Narno
      Scivolone di pessimo gusto.
      Le 'contraddizioni'a cui fa riferimento,riguardanti tutt'altro tema e presenti in tutt'altro blog, erano sostanzialmente conferme di quanto avevo scritto, se si eccettua un calcolo aritmetico (200 euro in più o in meno, se non sbaglio) che andava contestato al FQ.
      Per questo non avevo replicato.Ora l'ho fatto, non qui, ma sulle pagine pertinenti.
      Chiedo scusa a @Malvino.

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  5. Gentile dottor Castaldi,

    sono un semplice lettore, ma questa piccola pugnace truppa di commentatori che scrivono sempre e solo per dirle quant'è bravo comincia a darmi noia. Se fossi in lei, mi verrebbe in mente qualcuna delle sue acute considerazioni sul carisma come patologia di gruppo.

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    1. Applicare la categoria di gruppo ai lettori abituali di un blog mi pare improprio, almeno se per gruppo intende ciò il termine implica nell'ambito delle scienze sociali. Poi c'è che l'ammirazione, la stima, l'affetto devono avere i tratti della fidelizzazione per configurare gli estremi entro i quali è possibile parlare di carisma. Insomma, direi che non ci siamo: la sua è osservazione che non pertiene all'oggetto, né al contesto. Ritenti.

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    2. Le mie nozioni di sociologia sono ferme a un esame universitario e alcune letture fatte per diletto. Posso quindi sbagliarmi, e in questo caso sarei lieto di darne atto. Tuttavia, se applichiamo l'insegnamento di Charles H.Cooley, vediamo che i suoi lettori (almeno quelli entusiasti di cui parla il commentatore qui sopra) possono essere assimilati a un gruppo, e precisamente a un gruppo secondario. Non è infatti indispensabile che i componenti del gruppo interagiscano orizzontalmente fra di loro (benché, in realtà, questa interazione occasionalmente ci sia) essendo sufficiente elemento di coesione l'interazione di ciascuno con il comune leader. Naturalmente si tratta di un gruppo dal funzionamento non evoluto, ma sempre di gruppo si tratta. Al di là delle definizioni, mi pare interessante l'applicazione al gruppo di cui trattiamo della c.d. teoria dell'io riflesso. In soldoni, nell'ambito di un gruppo cosiffatto non è solo il leader a influenzare gli adepti, ma c'è la possibilità che siano gli adepti a influenzare il leader, che potrebbe porsi, consciamente o inconsciamente, il problema di "piacere" a un gruppo di adepti che fosse omogeneamente connotato. Non a caso, i social networks sono schiavi del "mi piace".

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    3. Mi sa dire quale sarebbe l'omogenea connotazione che consciamente o inconsciamente cercherei di assumere? In quello che a lei sembra un "gruppo secondario" non riesco a cogliere alcun tratto omogeneo, e neppure quello scopo comune che secondo Cooley sarebbe elemento funzionalmente indispensabile. Può esserne prova il fatto che il genere più comune di commento è del tipo "solitamente mi trovo d'accordo, ma sul punto espresso in questo post non lo sono, anzi mi stupisco, sono deluso, ecc.", sicché davvero non riesco a trovare appiglio alla sua tesi. Poi, certo, con quell'"inconsciamente" tutto fa brodo. In ogni caso, se scavo in me stesso, mi sorprendo più spesso soddisfatto a sollevare critiche, se sono costruttive e garbate, che adesioni incondizionate. So bene che si tratta di una visione romantica, forse anche un pochino patetica, ma io aspiro a un blogging che sia qualcosa di analogo a ciò che è descritto in "Estetica" di Battisti-Panella (https://www.youtube.com/watch?v=h_oiQleNg9I), e talvolta - pura illusione, forse - mi pare di sfiorarlo.

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    4. Rileggendo, vedo che il mio commento appare più personalizzato di quanto intendessi. Colpa mia: io volevo semplicemente prendere uno spunto per generalizzare. Le aggregazioni in rete sono, a mio parere, meno spontanee di quel che sembra, ossia avviene che gli individui entrino in rete già con una “missione” autoassegnata.
      Faccio un esempio, e tanto vale che prenda il suo caso, visto che ci sono scivolato dentro: mettendo insieme le discussioni parallele da lei e da Mantellini, a me pare che si configuri almeno un "gruppo".

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    5. La puntualizzazione mi pare renda più chiaro il suo pensiero, e tuttavia continuo a ritenere improprio l'uso di un termine come "gruppo", almeno nell'accezione che assume in ambito sociologico e in quello psicologico. Questo però solleva una questione interessante: quanto di "gruppo" c'è in un "web group"?

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    6. Anche io sono un semplice lettore di Malvino da diversi anni; se esiste un "gruppo" di lettori di Malvino, io faccio parte di questo "gruppo". Circa la pugnace truppa di commentatori, noto in questo post come in tantissimi altri che ciascuno interviene per esprimere la propria opinione talvolta con poche salaci battute e talvolta argomentando, anche divagando rispetto al tema proposto; ed è una truppa piuttosto eterogenea. Da semplice lettore, leggo assiduamente i blogger che trattano argomenti che mi interessano, dei quali condivido il pensiero e ammiro l'acutezza con cui lo esprimono, dote della quale io sono totalmente sprovvisto. Del resto nel mio tempo libero frequento i locali che mi piacciono, non ci trovo niente di patologico, sarebbe patologico il contrario.
      Alberto Garbato.

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    7. Ottime considerazioni. Mi associo.

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  6. Ho letto quel pezzo di Violante e mi ha fatto abbastanza schifo, in parte per le ragioni che esprime lei, ma il bello è che l'ho trovato una spanna sopra la media delle argomentazioni del no, dal classico 'mandiamo a casa Renzi' a quelle che mischiano il merito della riforma con l'opportunità della stessa.
    Vedo che in queste ultime ci casca pure lei. Il ragionamento "è stata proposta da un parlamento eletto col Porcellum e manco stava nel programma del PD poi Renzi faceva il cattivo coi dissidenti interni" mi pare fallace per un po' di motivi, intanto c'è un voto popolare a decidere sì o no vista la maggioranza esigua trovata in parlamento, cosa prevista dalla stessa Costituzione, ma soprattutto perchè è come un sunken cost in economia. Se sono indeciso se fare o no un investimento e ci metto dei soldi per valutare la sua redditività, nel computo dei costi/benefici i soldi impiegati per la valutazione non vanno contati tra i costi, perchè sono stati comunque sostenuti qualunque sarà la mia scelta finale.
    Ora, che questa riforma l'abbia pensata Renzi in una notte d'aprile, che sia venuta da comitati di milioni di cittadini o che l'abbia partorita una Costituente in dieci anni non cambia granchè: ora è lì e dobbiamo votarla, e sarebbe meglio concentrarsi solo sul merito visto che le formalità sono state rispettate. Se tiriamo in ballo il concetto di 'opportunità' potremmo bellamente cassare tutte le leggi approvate, per un motivo o per l'altro, visto che l'opportunità politica è più opinabile delle preferenze alimentari.

    Poi per carità, mi sa che alla fine voto no, ma solo perchè non ho ancora capito esattamente su cosa avrà competenza il nuovo senato, ci sono più zone grigie in quella formulazione (volutamente?) fumosa che nel pasticcio della modifica del Titolo V.

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    1. Sono del parere che il "chi", il "come", il "perché" e il "quando" di una riforma costituzionale abbiano rilevanza quanto il "cosa" si va a riformare. Lei mi dirà che l'art. 138 contempla una procedura che nel caso della riforma in questione può dirsi rispettata, io le obietto che il fondamento delle regole comuni - e qui sono in discussione parecchi articoli della Costituzione - dovrebbe avere autore e movente più rappresentativi. Questo per dirle che "la procedura è stata rispettata, il Parlamento l'ha approvata, restiamo sul merito, restiamo sui contenuti" non mi basta: il metodo è il merito. Sarà che sono romantico.

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    2. @Stefano:
      invece non la tange il fatto che (nuova stesura dell'ultimo comma dell'art.75 Cost.), se un referendum verrà proposto da ottocentomila elettori, il quorum sarà raggiunto se voterà la metà + 1 degli elettori che hanno votato alla precedente tornata elettorale?
      Per fare un esempio, considerando i risultati delle elezioni del 2013, l'abrogazione di una legge andrà in porto se voteranno "sì" la metà + 1 di 17.635.771 italiani, cioè 8.817.885.
      Tutto ciò non la sfiora?
      Stia bene.
      Ghino La Ganga

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    3. Se fossi un romanticone sostenitore della democrazia diretta, come va di moda oggi, ne sarei felice, in questa maniera avrebbe avuto quorum anche l'ultimo sulle concessioni marine. Almeno tutti i giochetti degli astensionisti (inteso quelli che remano per l'astensione) sarebbero molto più difficili.
      Purtroppo sono quasi per l'abolizione del suffragio universale, quindi la considero una modifica peggiorativa.

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    4. @Stefano:
      strano, perché di fatto va proprio nella direzione da Lei desiderata.
      Stia bene.
      Ghino La Ganga

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    5. Dice? Mi manca il collegamento, quasi tutti i referendum recenti, di qualunque colore (pure quello sulla legge 40) erano falliti perchè il partito del no s'era inglobato gli astenuti. La diminuzione del quorum al prezzo di 300000 firme in più mi pare una freccia in più nelle mani dei populisti, che siano toscani o liguri poco importa.

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    6. @Stefano:
      resta il fatto che diminuire per legge il numero dei votanti necessari a qualcosa, è di fatto una limitazione del suffragio universale: però vedo che proprio non ci intendiamo.
      Tuttavia non si disturbi nel procedere oltre in questa conversazione, riconosco che è inutile, me ne sono già fatto una ragione.
      Stia bene.
      Ghino La Ganga

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  7. Malvì, son già due volte in questo thread che si dà del romantico o possibile romantico. Magari romantico in fondo lo è davvero, sebbene non si direbbe proprio, o almeno le piacerebbe esserlo. Provi a usare molto più sturm und drang, allora, e molto meno grund. Diverrà così un romanticone calzato e vestito. In pratica un gran cacacazzi. Molto più di quanto non già non sia.

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  8. Questo per dirle che "la procedura è stata rispettata, il Parlamento l'ha approvata, restiamo sul merito, restiamo sui contenuti" non mi basta: il metodo è il merito. Sarà che sono romantico.

    NO Lei, non è romantico, Lei è UN GRILLINO CHE NON SA ANCORA DI ESSERLO, come già le scrissi, Lei, di quel "mondo", ne ha introiettato ragioni (?) ed emozioni ; a dispetto e forse a disprezzo delle tonnellate di carta scritta che ha divorato, estraendo da queste ultime, di tanto in tanto, qualche interessante citazione da porgerci.
    Leggere tanto non sembra esserle servito.

    saluti
    alessandro riccio

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