Violando il copyright della messinscena tenutasi venerdì scorso a Roma, riporto qui il passaggio più sfizioso. Siamo in coda all’intervento di Silvio Berlusconi, che fin qui non ha prodotto nulla di notevole. Qui, però, siamo a un momento topico, per certi versi inedito nel suo repertorio: per quanto tutti sappiano che nulla cambierà con l’elezione di Angelino Alfano a segretario politico del Pdl, è evidente la malcelata sofferenza di Silvio Berlusconi nel dover intestare a un prestanome una proprietà che gli è molto cara. Da un lato, vi è lo sforzo di presentare l’operazione come naturale, e infatti naturalmente segnerà i punti che sono più dolenti per chi si appresta a compierla, quasi ad attenuare il dispiacere nel dover rinunciare, seppure formalmente, ad essere il proprietario del partito, e infatti l’avverbio ricorrerà nel sottolineare l’ineluttabilità della cosa, ma anche il fatto che sostanzialmente è irrilevante: naturalmente c’era bisogno di un segretario politico, naturalmente il Pdl rimane nella piena disponibilità di Silvio Berlusconi. Dall’altro, vi è tentativo, ottimamente riuscito proprio perché maldestro, di significare un pieno controllo sull’operazione e sui suoi effetti. Se si trattava del momento nel quale il Pdl doveva dimostrare di saper almeno fingere una pratica di democrazia interna, a questa veniva posto il segno inconfondibile dell’acclamazione a suggello di una decisione calata dall’alto. Se la procedura dell’operazione implicava in via preliminare una modifica statutaria che desse vita alla figura del segretario politico, e solo successivamente alla sua elezione, qui l’approvazione assembleare è stata coartata ad invertire i tempi, levando senso alle regole, con ciò riducendo segretario e assemblea a meri ruoli eterodiretti.
SILVIO BERLUSCONI Da tutti noi è venuto fuori che a un certo punto dovevamo mettere alle spalle il partito delle quote che aveva anche dato il via a un’organizzazione con i tre coordinatori. Ai tre coordinatori io qui rivolgo un grazie profondo, commosso: tutti e tre hanno lavorato benissimo e lavoreranno ancora benissimo per il partito. A loro mi lega un sentimento profondo di amicizia, di gratitudine, di affetto. E quindi sono sicuro che continueranno nel loro appassionato impegno per il nostro movimento e per tutti noi. Ma da tutti è venuto fuori il fatto che, volendo avere un partito unico che dimenticasse i partiti di provenienza, dovevamo anche darci un segretario politico unico e non ho sentito una sola voce contraria. E saltando i tempi previsti dal programma io vi dico anche che non ho sentito una sola voce che avanzasse dei dubbi su quello tra di noi che tutti noi abbiamo trovato fosse la persona giusta per diventare il primo segretario del Popolo della Libertà: Angelino Alfano. Gli organizzatori hanno previsto come da statuto una votazione che deve avere i due terzi: io mi permetto da presidente del partito e da fondatore del partito di chiedervi quello che sta già succedendo: non una votazione, ma una elezione con questo applauso e con un suffragio generale. Non vedo nessuno di noi che è rimasto seduto e dubbioso. Siamo tutti qui a decidere un abbraccio generale a te, Angelino, che devi essere tu a impegnare le tue giovani forze al servizio di tutti noi e con la partecipazione di tutti noi. Inutile dire che io conosco Angelino dal momento della fondazione del partito e che è un uomo generoso e leale. Non ho mai colto un atteggiamento menzognero in nessuna delle sue espressioni. È un ragazzo intelligente che io chiamo qui al mio fianco per ricevere da voi l’investitura plebiscitaria. Naturalmente il notaio Verdini mi dice che occorre fare la modifica dello statuto. E allora dobbiamo naturalmente essere in regola con lo statuto e dovremo procedere alla modifica dello statuto. Ma dato che noi siamo abituati a sconvolgere tutte le procedure, che sentiamo come lacci al nostro piede, io che ho fatto salire qui Angelino non voglio, dati i grandi impegni che lo attendono all’interlocuzione con tutti noi, che ha garantito di voler fare, e quindi sarà il terminale tutte le vostre richieste, e si dovrà dotare di una grande squadra, che dovrà confermare quello che è sempre stato il nostro partito… Vi ricordate chi ha detto che nel nostro partito le decisione sono prese in modo autoritario… Credo di non essere neppure capace, io, di farlo… E Angelino continuerà, naturalmente con la mia presenza come presidente, ad essere aperto alla collaborazione di tutti. Questo è un patto che abbiamo fatto e che lui fa con tutti voi a seguito dell’applauso che gli avete lungamente tributato. Saltando tutte le procedure previste, direi che procediamo atutti gli adempimenti – chiamiamoli burocratici – e per non far fare ad Angelino la fatica di scendere e risalire…
DENIS VERDINI Solo trenta secondi, però lo dobbiamo fare… Scusa, presidente… Signori consiglieri, come è noto, il 1° giugno, l’Ufficio di Presidenza su proposta dei tre coordinatori ha delegato il presidente Berlusconi a proporre a questo Consiglio Nazionale le opportune modifiche statutarie per raccordare le funzioni del segretario politico nazionale all’attuale impianto organizzativo del Popolo della Libertà. Nell’esercizio di tale delega, il presidente ha predisposto le seguenti modifiche statutarie che vengono sottoposte alla vostra approvazione ai sensi dell’art. 52 dello statuto. Dobbiamo quindi modificare l’art. 16…
Fin qui sul metodo, che in democrazia è già tutto. Potremmo tacere del merito ma, già che ci siamo, diciamo che l’art. 16bis recita che “il segretario può essere individuato solo dal presidente del partito e solo tra i componenti del suo ufficio di presidenza”. Superfluo rilevare che questi ultimi sono scelti dal presidente.