La
condanna che ieri il Tribunale di Milano ha inflitto a Silvio Berlusconi ci ha
dato modo di trovare conferma di quanto abbiamo scritto su queste pagine
riguardo agli elementi psicopatologici che caratterizzano la relazione tra un leader
carismatico e i suoi gregari. Non che ce ne fosse bisogno, in realtà, ma la
nostra attenzione si era fin qui appuntata su due modelli di relazione che trovano
corrispettivo nelle due forme di leadership carismatica che Otto Kernberg ha ascritto
a due tipologie di disturbo che caratterizza il leader – quello di tipo
narcisistico e quello di tipo paranoideo – e alle quali qui abbiamo accostato
quelle che ci sono parse concordanze patognomonicamente significative nei
quadri clinici offertici da Marco Pannella e da Beppe Grillo. Tuttavia abbiamo
detto: «Non di rado l’esperienza ci offre quadri psicopatologici misti, anzi, è
assai frequente che in uno stesso leader carismatico siano sensibilmente
rappresentati, seppur in varia misura, aspetti narcisistici e aspetti
paranoidei, che in ogni caso trovano espressione strettamente conseguente nei
moduli relazionali che caratterizzano il legame tra leader e seguaci, e quello
tra i membri del gruppo» (Tipologie di leadership carismatica – Malvino, 7.4.2013). Se abbiamo messo in guardia dal ritenere che tali tipologie possano trovare forma pura nella realtà, era perché proprio nei due leader che meglio vestivano le due forme paradigmatiche di psicopatologia di gruppo qui prese in considerazione erano riscontrabili elementi di natura paranoidea in un contesto dalla franca impronta narcisistica e, seppur in minor misura, di natura narcisistica in un contesto di chiaro tenore paranoideo.
Se fin qui abbiamo tenuto Silvio Berlusconi fuori dalla nostra discussione, è perché rappresenta un quadro in cui le due tipologie sono rappresentate in misura pressoché equivalente. Si potrebbe parlare di un eccellente esempio di psicopatologia mista narcisistico-paranoidea, se non fosse che nel profilo clinico del leader, e ancor più nella psicopatologia di gruppo che ne costituisce – insieme – referente e relato, appaiono evidenti altri elementi, che Otto Kernberg ha descritto come «aspetti schizoidi» e «aspetti ossessivi», oltre a quelli studiati da un altro autore, Manfred Kets de Vries, che qui pure è stato citato in diverse occasioni, descritti come «impostura» e «alessitimia». Tenere fuori Silvio Berlusconi dalla nostra riflessione sulla leadership carismatica è stata una scelta di metodo, motivata dalla particolare struttura dell’oggetto, nel quale gli elementi che pensavamo fosse utile isolare si sono sempre offerti, e non smettono di offrirsi, in articolazioni di estrema complessità, e per giunta variabili da momento a momento. Se l’immagine può tornare utile, si potrebbe dire che con Silvio Berlusconi siamo dinanzi al caleidoscopio della psicopatologia della leadership carismatica. E questo spiega, pur nell’ampio spettro dei quadri clinici, la cifra distintiva del psicopatologia di gruppo che è osservabile a carico dei suoi gregari.
In tal senso, le reazioni alla sentenza del Tribunale di Milano potrebbero costituire un capitolo non particolarmente diverso dagli altri che hanno fatto la storia della corte berlusconiana. Stavolta, tuttavia, data la natura dei reati di cui il leader è stato dichiarato colpevole, le implicazioni d’ordine psicologico prima ancora di quelle d’ordine politico che la condanna solleva rendono evidenti nelle esternazioni dei gregari, come mai fin qui, gli elementi psicopatologici che interfacciano quelli del leader. Siamo, insomma, dinanzi a quello che nella pratica clinica è considerato un caso peculiarmente didascalico.
Se fin qui abbiamo tenuto Silvio Berlusconi fuori dalla nostra discussione, è perché rappresenta un quadro in cui le due tipologie sono rappresentate in misura pressoché equivalente. Si potrebbe parlare di un eccellente esempio di psicopatologia mista narcisistico-paranoidea, se non fosse che nel profilo clinico del leader, e ancor più nella psicopatologia di gruppo che ne costituisce – insieme – referente e relato, appaiono evidenti altri elementi, che Otto Kernberg ha descritto come «aspetti schizoidi» e «aspetti ossessivi», oltre a quelli studiati da un altro autore, Manfred Kets de Vries, che qui pure è stato citato in diverse occasioni, descritti come «impostura» e «alessitimia». Tenere fuori Silvio Berlusconi dalla nostra riflessione sulla leadership carismatica è stata una scelta di metodo, motivata dalla particolare struttura dell’oggetto, nel quale gli elementi che pensavamo fosse utile isolare si sono sempre offerti, e non smettono di offrirsi, in articolazioni di estrema complessità, e per giunta variabili da momento a momento. Se l’immagine può tornare utile, si potrebbe dire che con Silvio Berlusconi siamo dinanzi al caleidoscopio della psicopatologia della leadership carismatica. E questo spiega, pur nell’ampio spettro dei quadri clinici, la cifra distintiva del psicopatologia di gruppo che è osservabile a carico dei suoi gregari.
In tal senso, le reazioni alla sentenza del Tribunale di Milano potrebbero costituire un capitolo non particolarmente diverso dagli altri che hanno fatto la storia della corte berlusconiana. Stavolta, tuttavia, data la natura dei reati di cui il leader è stato dichiarato colpevole, le implicazioni d’ordine psicologico prima ancora di quelle d’ordine politico che la condanna solleva rendono evidenti nelle esternazioni dei gregari, come mai fin qui, gli elementi psicopatologici che interfacciano quelli del leader. Siamo, insomma, dinanzi a quello che nella pratica clinica è considerato un caso peculiarmente didascalico.
[segue]