Chi
pretendesse di spiegarci la piattaforma politica di Donald Trump con
quella brutta opposizione Sole-Luna che funesta il suo tema natale,
cercando di convincerci che le ragioni del consenso tributatogli da
un ceto medio americano pesantemente strapazzato dallo scoppio della
bolla immobiliare del 2007 siano tutte in quel suo Marte congiunto
all’Ascendente in XII Casa che cattura l’empatia di chi ha
bisogno di dar sfogo alla propria rabbia repressa, non sarebbe a
corto di armi (almeno potenzialmente) persuasive: orario, data e
luogo di nascita di Donald Trump sono noti, le effemeridi sono
precise al decimo di grado, tutto si sa sulla natura dei Segni, dei
Pianeti e delle Case, come negare che anche nel suo caso l’analisi
astrologica risponde in modo sorprendente a quanto ci è dato
constatare in tutto ciò che fa e che dice, rivelando peraltro
significative concordanze tra aspetti zodiacali e modelli
comportamentali anche abbastanza complessi? L’opposizione
Sole-Luna, per esempio: dice niente che nel tema natale ce l’abbia
pure un altro populista come Beppe Grillo (Sole in Cancro, Luna in
Capricorno)?
Pseudoargomenti,
come è evidente, ma provate a dire a chi nell’astrologia ci crede
che quella non è una scienza: vi mostrerà i suoi fogli pieni di
cifre e simboli, vi dirà che dietro ogni sua affermazione ci sono
una montagna di calcoli e una tradizione ultramillenaria.
Provate a dirgli, allora, con Theodor Adorno, che «si può pure
ammettere che gli elementi dell’astrologia presi isolatamente siano
razionali», ma che «da una parte ci sono le stelle [e] dall’altra
c’è la vita empirica dell’uomo», e che «nell’astrologia
non c’è nulla di irrazionale tranne il suo assunto decisivo che
queste due sfere di conoscenza razionale siano connesse fra loro»
(Soziologische Scriften, II): scuoterà il capo e vi rimanderà ai
Psychologische Typen e alla Synchronizität als Prinzip akausaler
Zusammenhänge di Gustav Jung.
Lì
potreste obiettare che quella di Jung non è psicoanalisi, ma
filosofia e, forse peggio, teologia; che, a differenza di Freud,
sempre attento al substrato biologico, dunque convinto materialista,
Jung era uno spiritualista eclettico e per giunta pasticcione; che,
insomma, quella freudiana è scienza medica, quella junghiana no; che
dunque pensare di poter dire qualcosa su Trump a partire dal suo tema
natale è da ubriachi: Trump è un caso clinico, e come tale va
trattato.
«Ubriaco
sarà lei», potreste allora sentirvi dire alle spalle, visto che la
discussione con l’astrologo si è tenuta – dimenticavo di dirlo –
in una barzelletta, una di quelle che attaccano col classico «c’erano
un tedesco, un francese, un inglese e un italiano...», qui nella
variante «c’erano un astrologo, un freudiano, un marxista...». A
darvi dell’ubriaco, infatti, è un marxista, ma di quelli seri e
preparati.
«Troppo
facile dargli del matto», attacca. «Troppo comoda la
scorciatoia della psichiatria per spiegare i fatti storici. [...] Non
voglio negare il ruolo delle singole personalità, e delle loro
patologie, nella storia, tuttavia queste personalità, con le loro
variegate mende psicotiche, sono esse stesse un prodotto di una
particolare situazione storico-sociale. Che poi ad occuparsene siano
i psicoanalisti è, dal mio punto di vista, davvero paradossale. La
psicoanalisi può essere di tutto, ma alla sua base non c’è nulla,
assolutamente nulla, di scientifico. È una dottrina borghese che per
decenni ha fatto comodo per spiegare i fenomeni umani (sociali) nella
chiave delle forme ancestrali del desiderio sessuale (biologico) e
per spiegare il prodotto dell’attività culturale dalle condizioni
e dalle esperienze psichiche dell’uomo contro ogni specificità
della dialettica apportata dalla presenza umana nel mondo. La
coscienza ha invece un contenuto per
eccellenza sociale
e una forma storicamente
determinata.
Il che non significa ancora che tra la forma della coscienza
individuale e le forme cristallizzate della coscienza sociale –
cioè i sistemi ideologici – vi sia equivalenza. E tuttavia le
forme della coscienza individuale
hanno necessariamente un’accentuazione
ideologica – in ciascun caso – secondo “costellazioni” e
gradi diversi» (*).
Qui, a
sentir parlare di costellazioni, l’astrologo ha un guizzo: «Visto
che le stelle...?», ma è subito zittito: «Zitto, lei, cretino». E
rivolto al freudiano: «È evidente che lei non abbia letto
Vološinov, dico bene?». Il freudiano si risente e fa per dire: «A
leggerlo, l’ho letto, ma...». «Bene – lo interrompe il marxista
– allora dovrebbe esserle chiaro che non è la psiche che spiega i
comportamenti, ma è proprio essa a dover essere spiegata attraverso
i comportamenti. I processi che fondamentalmente definiscono il
contenuto della psiche, infatti, avvengono non dentro ma fuori
dell’organismo individuale, pur comportando la sua partecipazione
attiva: sono cioè processi sociali interiorizzati mediati dalla
parola, dalle forme ideologiche con cui si è entrati in rapporto nel
corso dell’attività pratica di produzione della vita...».
«Siamo
alle solite», dice un quarto personaggio entrando nella
barzelletta per unirsi agli altri tre: a occhio si direbbe un nerd,
ma la giacca di velluto rivela in lui il ricercatore nel campo delle
neuroscienze. «Siamo allo stramaledetto riduzionismo di scuola
sovietica: tutto è sociale, non c’è substrato biologico, è
questo che intende dire? E questo me lo chiama materialismo? Dica un
po’, compagno: ha intenzione di suggerirci pure la lettura di
Lysenko?». E qui partono schiaffi, sputi e pugni, vola perfino
qualche sedia. Il freudiano cerca di mediare, ma finisce in mezzo,
beccandosi pure qualche calcio in bocca, che, come tutti sanno, è
trauma di non semplice rimozione.
Mentre
i tre si pestano di santa ragione, l’astrologo sgaiattola via,
lasciandosi andare a una mesta riflessione: «Senza dubbio avranno tutti e tre un Marte leso in I Casa, non c’è altra
spiegazione».