domenica 15 gennaio 2017

Medicina fai-da-te


Vi eravate illusi che ce lo fossimo tolto per sempre dai coglioni? Non prendetela come unoffesa, è una diagnosi (e scusate la brutalità, ma per dirlo non cè altro modo): non avete speranze, siete allo stadio terminale della fessaggine.
Condizione altrettanto grave, ancorché con prognosi meno severa, se vi eravate illusi che ce lo fossimo tolto dai coglioni almeno per qualche tempo: siete seriamente fessi, ma ricovero durgenza, adeguata terapia e un pizzico di fortuna vi danno ancora il lumicino di qualche speranza, salvo complicazioni. Qui, però, occorre far opportuna distinzione per gradi. Pensavate saltasse il prossimo congresso del partito o addirittura le prossime elezioni politiche? La terapia d’attacco sarà giocoforza assai pesante, quella di mantenimento estremamente lunga. Contavate non si rifacesse vivo almeno fino al primo dei due appuntamenti? Trattamento meno duro, ma comunque impegnativo. Avevate scommesso su marzo o aprile, con un rientro tipo «cervo a primavera»? Dopo alcuni mesi di degenza, potreste sperare di avere il consenso alle cure domiciliari.
Se invece pensavate che la mazzata del 4 dicembre gli fosse almeno servita da lezione, la cosa è assai meno grave, ma sia chiaro che sempre fessi siete, sicché sarebbe da sconsiderati rifiutare le dovute cure e il lungo ma indispensabile trattamento riabilitativo consistente in ripetuti cicli di «star sotto» al gioco dello «schiaffo del soldato».
Ultimo quadro clinico: sapevate esattamente, eventualmente già nel mentre glielo sentivate dire la prima volta, quanto valesse quel «se perdo il referendum, non è soltanto che vado a casa, ma smetto di far politica» (12.1.2016); dai coglioni non ha mai smesso di salirvi il presentimento che non avreste dovuto aspettare troppo per rivedercelo sopra, e questo eventualmente già nel mentre lo sentivate dire che, «quando uno perde, non fa finta di nulla, andandosene a letto e sperando che passi velocemente la nottata» (4.12.2016); allannuncio che si stesse preparando a farlo già per metà gennaio, poi, non vi siete illusi che quel «cambieremo strategia» (24.12.2016) potesse significare più di tanto; tuttavia avete pensato – e qui sta la fessaggine, seppur in forma assai attenuata rispetto a quella dei tre quadri clinici sopra descritti – che sulla scena si sarebbe visto un Matteo Renzi almeno un po diverso da quello già tristemente noto: stessa faccia di cazzo, naturalmente, e stesso narcisismo, stessa irresistibile compulsione a mentire e a manipolare, ma almeno sotto un velo di finta bonomia, di falsa modestia, di ipocrita umiltà.
Bene, con l’intervista concessa a Ezio Mauro (la Repubblica, 15.1.2017), che mostra un Matteo Renzi in tutto simile – ma proprio in tutto – a quello che era strasicuro di vincere il referendum del 4 dicembre, a ogni fesso è offerto un prezioso strumento di autodiagnosi con l’opportunità di dare alla propria fessaggine il corretto inquadramento clinico. Uno dei pochi casi in cui la medicina fai-da-te è caldamente consigliata. 

1 commento:

  1. Forse la prognosi può essere meno infausta se distinguiamo fra speranza e illusione.
    “Un jour, tout sera bien, voilà notre espérance Tout est bien aujourd’hui, voilà l’illusion.”
    (Voltaire)

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