Vi
eravate illusi che ce lo fossimo tolto per sempre dai coglioni? Non
prendetela come un’offesa, è una
diagnosi (e scusate la brutalità, ma per dirlo non c’è
altro modo):
non avete speranze, siete allo stadio terminale della fessaggine.
Condizione
altrettanto grave, ancorché con prognosi meno severa, se vi eravate
illusi che ce lo fossimo tolto dai coglioni almeno per qualche tempo:
siete seriamente fessi, ma ricovero d’urgenza,
adeguata terapia e un pizzico di fortuna vi danno ancora il lumicino
di qualche speranza, salvo complicazioni. Qui, però, occorre far opportuna distinzione per gradi. Pensavate saltasse il prossimo congresso del partito o addirittura le prossime elezioni politiche? La terapia d’attacco sarà giocoforza assai pesante, quella di mantenimento estremamente lunga. Contavate non si rifacesse vivo almeno fino al primo dei due appuntamenti? Trattamento meno duro, ma comunque impegnativo. Avevate scommesso su marzo o aprile, con un rientro tipo «cervo a primavera»? Dopo alcuni mesi di degenza, potreste sperare di avere il consenso alle cure domiciliari.
Se
invece pensavate che la mazzata del 4 dicembre gli fosse almeno
servita da lezione, la cosa è assai meno grave, ma sia chiaro che
sempre fessi siete, sicché sarebbe da sconsiderati rifiutare le
dovute cure e il lungo ma indispensabile trattamento riabilitativo consistente in ripetuti cicli di «star sotto» al gioco dello «schiaffo del soldato».
Ultimo
quadro clinico: sapevate esattamente, eventualmente
già nel
mentre glielo sentivate dire la prima volta, quanto valesse quel «se
perdo il referendum, non è soltanto che vado a casa, ma smetto di
far politica» (12.1.2016); dai coglioni non ha mai smesso di salirvi
il presentimento che non avreste dovuto aspettare troppo per
rivedercelo sopra, e questo eventualmente già
nel mentre lo sentivate dire che, «quando
uno perde, non fa finta di nulla, andandosene a letto e sperando che
passi velocemente la nottata» (4.12.2016); all’annuncio
che si stesse
preparando a farlo già per metà gennaio,
poi, non vi siete illusi che quel «cambieremo
strategia» (24.12.2016) potesse significare più di tanto; tuttavia
avete pensato – e qui sta la fessaggine, seppur in forma assai
attenuata rispetto a quella dei tre quadri clinici sopra descritti –
che sulla scena si sarebbe visto un Matteo Renzi almeno un po’
diverso da
quello già tristemente noto: stessa faccia di cazzo, naturalmente, e
stesso narcisismo, stessa irresistibile compulsione a mentire e a
manipolare, ma almeno sotto un velo di finta bonomia, di falsa
modestia, di ipocrita umiltà.
Bene, con l’intervista
concessa a Ezio Mauro (la Repubblica, 15.1.2017), che mostra un Matteo
Renzi in tutto simile – ma proprio in tutto – a quello che era
strasicuro di vincere il referendum del 4 dicembre, a ogni fesso è offerto un prezioso strumento
di autodiagnosi con l’opportunità di dare alla propria fessaggine il corretto inquadramento clinico. Uno dei pochi casi in cui la medicina fai-da-te è caldamente consigliata.
Forse la prognosi può essere meno infausta se distinguiamo fra speranza e illusione.
RispondiElimina“Un jour, tout sera bien, voilà notre espérance Tout est bien aujourd’hui, voilà l’illusion.”
(Voltaire)