lunedì 9 gennaio 2017

Prevedibile qualche problemino

Chi ventila la necessità di un’authority con potere di censura sulle cosiddette bufale che circolano nel web è significativamente evasivo su alcune questioni.
La prima: perché questa necessità non è avvertita anche per quelle che sono sempre circolate e tuttora circolano in tv e sulla stampa, né mai è stata avvertita in passato, quando il web non esisteva, lasciando che a segnalarle fossero solo singoli individui che, oltre ovviamente a non avere alcun potere di censura su di esse, neppure potevano aspirare a un minimo di visibilità per le loro segnalazioni? Domanda che possiamo formulare anche in altri termini, che forse le daranno un risvolto polemico: perché questa necessità è avvertita solo adesso che il web è diventato un canale informativo alternativo a tv e stampa?
Seconda questione: perché la proposta di una censura delle cosiddette bufale che circolano nel web non è mai accompagnata da una pur vaga esposizione del metodo che dovrebbe guidare l’attività di vaglio? Anche qui possiamo formulare la domanda in altri termini: quali sarebbero i parametri che si metterebbe conto di utilizzare per distinguere il vero dal falso? E sarebbero parametri in grado di assicurare una distinzione tra i fatti e le opinioni, per censurare la diffusione dei primi, se falsi, e consentire invece la libera circolazione delle seconde, che dovrebbero godere sempre del diritto di essere espresse, ancorché si possa più o meno agevolmente dimostrarne la fallacia?
Terza questione: quale che sia l’ambito d’intervento di questa authority, a chi ne spetterebbe la nomina? Sulla base di quale legittimità etica o giuridica? E sulla base di quali meriti se ne entrerebbe a far parte? Quale controllo sulla sua attività sarebbe assicurato a garanzia che il buon fine sia raggiunto senza lesioni del diritto di libera espressione? E da chi sarebbe assicurato?
Quando dico che la costante elusione di queste questioni è significativa, non alludo solo a quell’intento che in proposte del genere è sempre – più o meno coscientemente – repressivo della libera espressione degli individui, ma anche a quel limite che è insuperabile di ogni attività censoria, e che è dato dall’avere giocoforza un’ideologia cui fare riferimento, dove il termine ideologia è qui da intendere in modo quanto mai estensivo, e cioè come costrutto che assume forma di sistema entro il quale opera un sovrano giudizio di natura etica e/o estetica.
Quel che intendo dire è che in ogni attività censoria è necessariamente operante l’obbedienza a certe leggi, le quali a loro volta obbediscono a una certa logica. Ora, nel caso di una censura che intenda colpire il falso, è indispensabile che questa logica assegni alla verità i caratteri che gli sono propri sul piano ontologico, e questi sono la necessità, l’immutabilità e l’universalità, perché quel che è vero non può che essere necessariamente riconosciuto tale dalla ragione rettamente informata, e non può che essere immutabilmente tale, dunque vero sempre e ovunque, inemendabilmente tale.
Un pochino tautologico, forse, ma il filosofo non avrà nulla da ridire. Una vera goduria, poi, per il teologo. Per lo scienziato, invece, non potrà andar bene: nessun controllo di affidabilità è possibile su quanto si sottrae alla popperiana Fälschungsmöglichkeit, e una verità necessaria, immutabile e universale è da ritenersi tutta metafisica, altamente inadeguata a rappresentare lattendibilità di un modello scientifico.
Ma non potrà andar bene nemmeno per lo storico, il sociologo, leconomista, lo psicologo, ecc.: quali oggetti della loro indagine possono dirsi necessari, immutabili e universali? Ogni affermazione nei rispettivi ambiti potrebbe avere il vizio di non rispettare le qualità che contraddistinguono una siffatta idea del vero, e la censura di una di esse, e di unaltra no, assumerebbe inevitabilmente il carattere dellarbitrarietà, costituendosi di fatto come indirizzo di ricerca. Ne conseguirebbe che la conoscenza non sarebbe alla fine del processo di indagine, ma verrebbe in pratica preconfigurata dai fattori che la indirizzano. Nessuno vuole questo, giusto?
E allora? Paradossale: armata di una siffatta idea del vero, una censura che miri a colpire il falso potrebbe esclusivamente agire su ciò che non è empiricamente dimostrabile in modo stringente. E ve ne sarebbe abbastanza per censurare le scie chimiche, su questo non ci piove, ma anche tutto ciò che attiene a Dio. In questo sta il paradosso: perché possa assumere legittimità di censura su ciò che riterrà falso, unauthority deve necessariamente far propria unidea di verità che è trascendente, quindi inevitabilmente pervasiva, intrusiva, sostanzialmente intollerabile per una società secolarizzata, e perciò sarà costretta a ridimensionare drasticamente le sue pretese, per ridurle a quelle di un accertamento di cosa sia vero, e cosa falso, sulla base di criteri che negano in radice ogni verità trascendente, col rischio di dover censurare, con laffermazione che «il mondo è in mano ai rettiliani», anche quella che «ci ha creato Dio». Prevedibile qualche problemino. 

9 commenti:

  1. Sulla prima questione, le potrei rispondere che sì, le bufale esistono dalle caverne probabilmente, ma è solo dalla diffusione di Internet che alcune pratiche antisociali, come non vaccinare i figli, si stanno diffondendo sempre di più. E' il caso specialmente degli USA, dove c'è un aumento spaventoso di patologie che si ritenevano debellate. E mi limito alle pratiche dannose per la comunità, se poi qualcuno non celiaco si vuole solo cibare di alimenti senza glutine, guardare con sospetto quelle strane scie lasciate dai jet o credere al NWO sono un po' affari suoi.
    Sulle altre c'è pochissimo da aggiungere, anzi, ne metterei una io. Il 99% dei politici non capisce una mazza del funzionamento di Internet. Intendo a un livello tecnico basilare.
    Nessuno si sognerebbe mai di affidare il ministero dei trasporti a un individuo uscito ieri dalla savana, per quanto intelligente e onesto: non saprebbe nemmeno che le auto funzionano perchè c'è il carburante che alimenta i motori, e potrebbe realizzare una favolosa autostrada di ottocento chilometri senza nessuna pompa di benzina nel mezzo.
    Non siamo tutti ingegneri meccanici della Ferrari, ma la conoscenza dei mezzi di trasporto fa parte della cultura generale di un individuo e questa base ci permette di deliberare sul tema in maniera più o meno ragionata.
    Ecco, ogni volta che sento qualsiasi politico parlare di diritto d'autore, censura, sicurezza, privacy, diritto all'oblio, sharing economy etc etc noto l'ignoranza abissale dell'individuo in questione: per lui le automobili sono gratis, vanno ad aria e non si capisce a cosa servano quelle quattro cose nere di forma circolare che poggiano a terra.
    Anche ammesso che definiscano tutti i paletti e risolvano a botte di compromessi tutti quei 'problemini', al momento della realizzazione si prenderebbero una pernacchia da uno sviluppatore ventenne.

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    1. Per Stefano.
      Lei dice: "è solo dalla diffusione di Internet che alcune pratiche antisociali, come non vaccinare i figli, si stanno diffondendo sempre di più" ecc..
      Ma lei se le ricorda la catene di sant'Antonio? E le panzane di non raccolgiere funghi nati vicino al ferro, di non farsi troppe pippe se non si vuol diventare ciechi, di non mangiare i bruscolini con tutta la buccia pena l'appendicite, di non ammettere le trasfusioni (Testimoni di Geova), e quella dell'inferiorità fisica e spirituale della donna rispetto all'uomo (basta risalire a Pio XII e ai suoi teologi) ....? Senza contare bufale del genere ius primae noctis, Valpreda bombarolo, il cedimento strutturale dell'Italicus, ecc., ecc.. A quei tempi non c'era mica il web, circostanza che evidentemente non ne impediva la larga diffusione, e anche le palle che menziona lei erano assai diffuse prima del web. Ma potrei stenderle un elenco interminabile di bufale mandate in giro non dal web, ma ai tempi del web, fatte proprie dalla gente, dal potere o da entrambi, con grave danno alla società. Ricordo solo la storiella della nipote di Mubarak, riconosciuta in Parlamento come verità ufficiale.
      Il fatto è che quando estendiamo il nostro mondo ad un nuovo ambito frutto del progresso, non è mica che smettiamo di essere gli stronzi, gli idioti, gli ignoranti, i prepotenti e gli intolleranti che siamo sempre stati e sempre saremo. Motivo per cui dovremmo smetterla di credere che possa esistere in terra qualcuno in grado di liberarci da quei difetti, e già sarebbe molto. Ma, se proprio vogliamo risultati decisivi, quella di autoestinguerci rimane l'unica opzione.
      Gigi Raniero

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    2. Quelle religiose non sono bufale, sono fede. Credere che esista qualcosa di indimostrabile è, logicamente, molto meno grave di credere nel contrario di qualcosa che è ampiamente dimostrato. Stesso vale per le superstizioni (figlie bastarde delle religioni), è indimostrabile che passare sotto una scala non porti sfiga, essendo la sfiga qualcosa di non misurabile oggettivamente e mancando una serie di dati sugli accadimenti successi alle persone che passano sotto le scale.

      E sì, le balle circolavano pure prima, ma ad esempio
      http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2013/09/24/peds.2013-0878

      qui non si parla di una credenza religiosa. Che i vaccini nel computo salvino le vite è un fatto documentato. Che la medicalizzazione di un paziente costi infinitamente di più di qualche scaffale di dosi di vaccino anche.
      Eppure gli imbecilli che credono che i vaccini facciano venire le malattie, o alla meglio non facciano nulla e siano un complotto di Big Pharma per spillarci i soldi sono in crescita da quando s'è diffuso il www.

      Poi per carita, non credo ci sia una soluzione salvo l'autoestinzione. E' che tendiamo a salvare pure gli imbecilli, non c'è più il sano darwinismo sociale di una volta.

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    3. Mi pare che le sue siano distinzioni di lana caprina. Religioni, superstizioni, fanatismi, diversioni parascientifiche, ecc. - esattamente come il buon senso e l'approccio scientifico disinteressato - sono pur sempre frutto della mente umana. In ogni caso io non intendevo certo difendere gli imbecilli che, con motivazioni del tutto irragionevoli, rifiutano vaccini, trasfusioni o determinati cibi. No, per carità. Ho solo cercato di farle presente che il web non ha aggiunto proprio nulla ai nostri innati difetti, imperfezioni e follie, i quali si eliminerebbero solo con l'estinzione dell'uomo. Altrimenti, come avviene in realtà, essi trovano e troveranno sempre il modo di estrinsecarsi e di far danno. E fra i nostri atavici difetti rimane quello di indugiare a guardare il dito (ciò ch'è fuori di noi, il web, ad es.) invece della luna (ciò ch'è dentro di noi), ovvero, detto in altro modo, quello di voler ad ogni costo intravedere spiegazioni e soluzioni semplici, a portata di mano e spiegabili a chiunque, per problemi in realtà assai complessi, come appunto la diffusione della menzogna. Per conto mio, riconoscendo tutta la mia personale inadeguatezza, non mi azzardo neanche solo a ventilare ipotesi al riguardo. Annoto solo due cose:
      1) che storicamente, cioè ex post, la menzogna e la falsità han sempre fatto solo e soltanto l'interesse di potenti e prepotenti, mai il bene dei deboli;
      2) che le conquiste scientifiche - sebbene abbiano anch'esse seminato grandi lutti lungo il corso della storia, malgrado i numerosi ostacoli posti al loro buon uso - hanno perlopiù giovato moltissimo all'umanità intera e alla qualità della vita di tutti noi.
      Gigi Raniero

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  2. il Web ,ha avuto il merito di farci scoprire anche "tanti imbecilli "sulla cui esistenza , prima , avevo solo dei "vaghi sospetti".
    Ora però ho la certezza della loro esistenza.
    Se permetti, non è poco in questa "stagione" di incertezze".

    caino

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  3. il post è ineccepibile, soprattutto perché lo trovo felicemente in contraddizione con quello di alcuni giorni fa riguardante la post verità e i "fattoidi". Là, infatti, si pretendeva di assumere il criterio del certo (cioè dello scientificamente provabile) per connotare eventualmente alcuni presunti fatti come fattoidi. Quello che voglio dire è che il vero rischio non è che qualche autorità si arroghi il diritto di censurare in nome del vero (questo sappiamo tutti che non oserebbero mai farlo) ma piuttosto quello che si arroghi il diritto di censurare in nome del certo. E questa mi pare invece una possibilità reale.

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  4. ...segue. Insomma,secondo me, il vero pericolo risiede, ai nostri giorni, non nella metafisica ma nel positivismo.

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  5. "Il popolo è minorenne ... ", la il succo è sempre quello.

    Quella dell'autorità antibufala è una idea ridicola e al contempo pericolosa.

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  6. Adesso volete pure dimostrare che il mercurio nei denti è innocuo

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