L’articolo contiene innumerevoli cazzate. Lo firma un prete che sull’argomento – le “potentissime lobby omosessualiste” – torna costantemente, da anni e così spesso e con tale accanimento da far sospettare che voglia innanzitutto convincere se stesso.
In più è un prete di quelli proprio insopportabili: ignorante e arrogante, borioso e smargiasso, mezzo lefebvriano, omofobo, razzista e, a naso, untuoso. Di quelli che, quando li incroci per strada, non li butti sotto solo perché poi passi un guaio (*).
Ancora: l’articolo, ormai vecchiotto, è riproposto da pontifex.roma.it, evidentemente a corto di roba fresca, e io avevo promesso a me stesso di non dedicare neanche più un rigo a quanto scarabocchiato su quella porta di cesso di oratorio, roba affine a “gli immigrati vengono a pisciarci dietro al Duomo”, “le donne che pigliano la pillola so’ tutte zoccole e quelle che abortiscono so’ tutte assassine”, un mix di Fallaci, Ferrara, Borghezio e Quagliariello, però di bassissimo livello estetico.
E però un lettore assiduo e affezionato, che tante volte ho dovuto ringraziare per le sue interessanti segnalazioni, mi scrive: “«Omosessualiste»? Al di là della solita aria fritta sul potere delle lobby gay, è quasi sorprendente notare il contributo che si sforzano di dare alla lingua italiana” (Nicola Bergonzi). È un invito al commento dell’articolo di don Marcello Stanzione.
Sul punto sollevato dal Bergonzi, direi che non fanno troppo sforzo: la trattano di merda, la lingua italiana. Senz’altra attenzione – né tecnica, né artistica – che all’utilizzo per fini apologetici o propagandistici (che poi è la stessa cosa). C’è da far intendere che la scelta omosessuale è socialmente destabilizzante (contro natura)? Bisogna rappresentare il destabilizzatore per eccellenza: l’ideologia.
Sul punto sollevato dal Bergonzi, direi che non fanno troppo sforzo: la trattano di merda, la lingua italiana. Senz’altra attenzione – né tecnica, né artistica – che all’utilizzo per fini apologetici o propagandistici (che poi è la stessa cosa). C’è da far intendere che la scelta omosessuale è socialmente destabilizzante (contro natura)? Bisogna rappresentare il destabilizzatore per eccellenza: l’ideologia.
L’ideologia (la tiri fuori da ogni cosa, basta che ci aggiungi -ismo o -ista) piega la verità ai suoi fini, così – scrive don Stanzione – “attraverso internet, la televisione, i giornali e una cattiva educazione sessuale si è riusciti a creare una opinione pubblica non ostile alla pratica omosessuale”: il complotto delle “potentissime lobby omosessualiste” è andato a buon fine e adesso l’opinione pubblica – mannaggia! – non è più ostile agli omosessuali e alle loro porcate contro natura.
Prova del nove? “Chi sostiene che [...] l’omosessualità è una condizione patologica che ostacola lo sviluppo integrale della personalità [...] viene liquidato come intollerante, retrogrado, sessuofobo, roba da medioevo, da mandare appunto dietro le sbarre e di conseguenza diviene il bersaglio favorito dai mass media”. Ma dico: è giusto?
Non è giusto – scrive don Stanzione – perché “è opinione erronea che l’omosessualità sia una opzione normale della realtà sessuale”. Perché sta scritto sulla Bibbia? Macché, don Marcello ci tiene a far vedere che è forte in Bignamino: perché lo diceva Freud.
Ecco, come nell’occhio del ciclone sta una perfetta pace, in mezzo a tanto vorticare di cazzate sta una questione decente: Freud considerava patologica la condizione omosessuale?
Può darsi che la considerasse tale nel 1905, quando scriveva: “L’evoluzione ha lo sbocco nella cosiddetta vita sessuale normale dell’adulto [e quel “cosiddetta” è interessante], ove l’acquisizione del piacere è entrata al servizio della funzione procreativa e le pulsioni parziali, sotto il primato di un’unica zona erogena, hanno formato una solida organizzazione per raggiungere la meta sessuale in un oggetto estraneo [senza però neanche aggiungere “appartenente al sesso opposto”]” (Tre saggi sulla teoria sessuale). Ma nel 1935, per esempio, già la pensava in tutt’altro modo: “L’omosessualità non dà sicuramente alcun vantaggio, ma non c’è nulla di cui vergognarsi, nessun vizio, nessuna degradazione, non può essere classificata come malattia” (Lettera a una madre americana). Già anni prima, inoltre, aveva dichiarato che l’omosessualità dello psicoanalista non è condizione che in sé faccia ostacolo all’attività psicoanalitica.
La convinzione che Freud considerasse patologica la scelta omosessuale nasce alla morte di Freud e regge solo per alcuni decenni: don Marcello è rimasto incastrato nel Bignamino d’annata.
(*) Per modo di dire, naturalmente.