sabato 27 marzo 2010

Ma pigliatevi a schiaffi da soli, pennivendoli


Per il pubblico al quale si rivolge e per il suo livello di diffusione, per la linea editoriale che esprime e per il campione di opinione pubblica che rappresenta, quale giornale italiano corrisponde al tedesco Der Spiegel?
Domanda oziosa, perché in Italia nessun giornale chiederebbe mai le dimissioni di Benedetto XVI, mentre Der Spiegel lo fa: questo prova che non ci può essere alcuna corrispondenza tra un giornale italiano e un giornale tedesco. Ancor più: tra un giornalista tedesco e un suo – diciamo così – collega italiano.

venerdì 26 marzo 2010

Con quale coraggio potete affidargli i vostri figli?


La puntata di Mi manda Raitre in onda venerdì 26 marzo affronta il caso dell’Istituto Provolo di Verona. Qui, per anni, sessanta bambini sordomuti subirono abusi sessuali da parte di molti religiosi – venticinque, pare – cui erano affidati, dei quali sette sono ancora in servizio presso la struttura. In studio ci sono tre di quei bambini, ormai adulti, e di fronte a loro c’è il portavoce della diocesi, cui evidentemente è stato dato incarico di essere accomodante. Tenta, poveraccio, ma gli è stato affidato un mandato ai limiti dell’impossibile e per lo più si limita a deglutire.
Qui a un bravo blogger non resterebbe che stendere la storia dell’Istituto Provolo, la storia sempre uguale di preti criminali e vescovi compiacenti, delle solite odiose molestie, dei soliti atroci stupri, ma almeno per stavolta mi chiamo fuori, perché in quei tre sessantenni mi è sembrato di intravvedere i tre bambini, di sei, sette, dieci anni, e sono ancora paralizzato tra compassione e rabbia.
Solo una considerazione: quando sono sordomuti, i bambini eccitano in particolar modo i preti, e non c’è troppo da indagare sul perché. Ma anche una domanda: con quale coraggio potete affidargli i vostri bambini?


“Per ottenere la riparazione dello scandalo e il ristabilimento della giustizia”


Marina Corradi (Avvenire, 26.3.2010) ci offre modo di capire quanto poco valga l’argomento col quale Ratzinger e Bertone respingono le accuse mosse loro da The New York Times (almeno per quanto attiene al caso di padre Lawrence Murphy, perché su quelle relative al caso di padre Peter Hullerman non ne hanno ancora prodotto alcuno).
In apparenza, e in buona sostanza, Marina Corradi non fa altro che prodursi in una delle tante variazioni sulla nota ufficiale della Santa Sede del 24 marzo, nella quale si pretende di dimostrare una retta condotta del prefetto e del segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede pigliando il Codice di Diritto Canonico a modello di rettezza, mentre ciò che è posto in discussione – da The New York Times e non solo – è proprio ciò di omertoso e oggettivamente complice passa nell’osservanza al Codice di Diritto Canonico.
Nessuno si è azzardato a dire che Ratzinger e Bertone non siano stati ligi alla regola, ma qui è proprio la regola ad essere in discussione per aver prodotto ancora ingiustizia attraverso la sua ligia applicazione: i due sono colpevoli di quello che la loro regola chiama discrezione e che di fatto è insabbiamento.

E infatti Marina Corradi pensa di poter affermare che i due non abbiano alcuna colpa perché sul caso Murphy diedero disposizione che si procedesse a norma del Canone 1341, “per ottenere la riparazione dello scandalo e il ristabilimento della giustizia”. Il fatto è che questo virgolettato è ritagliato in modo assai furbetto dal Codice di Diritto Canonico, perché il Canone recita: “L’Ordinario provveda ad avviare la procedura giudiziaria o amministrativa per infliggere o dichiarare le pene solo quando abbia constatato che né con l’ammonizione fraterna né con la riprensione né per altre vie dettate dalla sollecitudine pastorale è possibile ottenere sufficientemente la riparazione dello scandalo, il ristabilimento della giustizia, l’emendamento del reo”.
Che significa in pratica? Significa che, nel disporre che si procedesse a norma del Canone 1341, “per ottenere la riparazione dello scandalo e il ristabilimento della giustizia”, Ratzinger e Bertone disponevano che padre Murphy fosse ammonito e ripreso, non sollevato dal suo incarico, né ridotto allo stato laicale. E infatti morì prete, segno che non fu necessario “avviare la procedura giudiziaria o amministrativa per infliggere o dichiarare le pene”.
La regola era stata recepita, Ratzinger e Bertone le avevano dato modo di perpetuarsi: il caso era insabbiato, almeno per il momento.

[...]

“L’Ordine dei Giornalisti della Lombardia ha inflitto a Vittorio Feltri sei mesi di sospensione” (ansa.it, 26.3.2010).

Carriere


I crimini di padre Murphy lasciano in ombra quelli di padre Neuberg. Nella prima delle due lettere che il vescovo di Milwaukee invia a Ratzinger e a Bertone – a nessuna delle due sarà data risposta – si segnalano gli abusi sessuali su minori che padre Neuberg ha commesso “in recent years” (poche righe in fondo alla lettera). La carriera criminale di padre Murphy, che vanta 200 bambini sordomuti fra le vittime dei suoi abusi, dà a padre Neuberg la statura di un principiante, nel raffronto. E proprio questo colpisce.
Gli argomenti coi quali la nota della Sala Stampa Vaticana del 24 marzo pretende di dimostrare che Ratzinger e Bertone non abbiano colpe nella gestione del caso Murphy sono inutilizzabili per spiegare perché non si sia fatto nulla per stroncare la carriera a un principiante. Ammesso e non concesso – ripeto: ammesso e non concesso – che padre Murphy fosse ormai diventato inoffensivo e che i suoi crimini meritassero l’oblio, quelli di padre Neuberg non avrebbero meritato un tempestivo interessamento della Congregazione per la Dottrina della Fede?
Sappiamo che non lo meritarono, non sappiamo se anche a padre Murphy fu data questa opportunità, quando era un principiante.

Le opinioni stanno prima dei fatti



Severissimo editoriale de Il Foglio, stamane, a commento di ciò che s’è visto a Rai per una notte, ieri sera, dalle 21 in poi.


giovedì 25 marzo 2010

Critica cinematografica nel mentre si gira


L’entrata di Marco Travaglio è da rifare, la scena è venuta di schifo. Andatura meccanica, disinvoltura zero e poi, mio dio, quella borsa da magistrato ambulante, da cavadenti a domicilio. Rifare, rifare, e date all’eroe una Spalding & Bros., meglio se a tracolla, ché stropiccia divinamente la giacca di velluto. E soprattutto dite all’eroe di essere più sciolto, ché pare abbia inghiottito l’asta di un trombone.

Musica. Non male, ma la telecamera era poco empatizzante sui primi piani.

Sul numero di Cornacchione ho una sola perplessità: ma Cornacchione – esattamente – a chi piace? A me pare un Maurizio Milani da sobrio, ma ancora mezzo stordito. Se devo fare il critico cinematografico nel mentre si gira, ehm, direi che anche stavolta Cornacchione mi fa cagare. Al montaggio va via.

Pezzo di Travaglio: può andare ma, potendolo rifare, dite all’eroe di non proporzionare la captatio all’ampiezza della platea del pubblico presente. Un’arena come quella scalda e strappa qualche cedimento al gigionismo, sia, ma la peculiarità dell’evento multimediale impone una certa solennità. Solennità, però, non rigidità – diteglielo.

Floris ha un bel completino, che solo chi davvero ama il cinema avrà capito essere una citazione: è copia esatta del terzo da sinistra nella scena di American gigolò in cui Richard Gere abbina cravatte, camicie e giacche, non so se adesso avete presente.

Prima ancora che inizi a parlare, mi alzo in piedi per tributargli il rispetto che merita. Appena ha finito, Daniele Luttazzi mi pare valga tutta la serata. Perfetto.

Basta, mi rifiuto di fare la critica cinematografica ad un film in cui recita Morgan.

C’è chi ha il dono della sintesi




Il pusher avrebbe avuto la droga dal carabiniere

Ok, un carabiniere che si comporta così disonora l’Arma. Ma pure un pusher che resta senza roba butta fango su tutta la categoria.

Pensate a Cartagine





Non sanno più che cazzo inventarsi. Francesco Agnoli, per esempio, invita a chiudere un occhio su tanti preti pedofili con questo argomento: “Chi ha costruito le ruote degli esposti, gli ospedali, le scuole per i bambini, anche quelli poveri, nel Medioevo? Chi ha edificato moltissime delle nostre scuole professionali per salvare milioni di ragazzi, nell’Ottocento, dallo sfruttamento nelle industrie? Chi ha insegnato all’Europa il rispetto per i bambini? Chi ha imposto piano piano l’idea che le spose devono essere consenzienti, spostando gradatamente l’età del matrimonio un po’ «pedofilo» dell’antichità, sin dall’epoca di Costantino?” (*). Come se Mengele pretendesse la concessione delle attenuanti perché medico, e chi può permettersi di dir male della medicina?
“Ricordiamo per un attimo cosa fu il mondo antico, precristiano. A Roma, a Sparta, ad Atene, presso tutti i popoli, i bambini malformati, handicappati, non voluti, venivano uccisi, fatti schiavi, venduti come cose. Non solo di fatto, ma anche in linea di diritto. Era normale. In tanti casi, presso i greci, presso i popoli nordici, presso i fenici dei bambini venivano sacrificati alle divinità per chiederne il favore…”. Come se il dentista che ti ha levato per sbaglio un dente sano invece di quello malato si giustificasse chiedendoti di ricordare per un attimo quale bassa macelleria fosse l’odontoiatria presso i cartaginesi e presso gli ittiti.
“Il cristianesimo costruì i primi orfanotrofi – scrive l’Agnoli – sostanzialmente sconosciuti sino ad allora”. Come a dire che, grati a Gesù per aver detto: “Lasciate che i bambini vengano a me”, dovremmo chiudere un occhio sugli abusi che i preti compiono sugli orfanelli. E invece “qualcuno fa presto a dimenticare, accecato dall’odio ideologico”.



(*) Il Foglio, 25.3.2010 (grazie alla segnalazione di Nicola Bergonzi)

Impressions


Ieri chiedevo ai blogger del Cannocchiale, almeno quelli che ho in blogroll, di spedirmi via email un copia-incolla dei loro post, almeno di tanto in tanto, visto che non riesco a connettermi col server della piattaforma e sento la mancanza della loro scrittura. Chiedevo pure: “Di tanto in tanto potreste inviarmi pure il copia-incolla di qualche post di Mario Adinolfi che vi sia sembrato particolarmente idiota? Lo userei come osso di seppia per farci affilare il becco al mio canarino”. E proprio oggi me ne hanno spedito uno.
Mario Adinolfi scrive: “Sto diventando pazzo. Sono qui da sette anni, ho un blog che ha fatto milioni di impressions, ma mi sembra di aver messo un motore da Ferrari in una carrozzeria da Fiat Cinquecento (quella nuova). Perché il Cannocchiale non funziona mai? È un problema solo mio o riscontrate difficoltà anche voi?”. E qui sono palesemente in debito di una risposta.

Caro Mario,
apprezzo molto il gesto carino, e ti ringrazio. A tuo modo, con roboante discrezione, mi fai sapere che anche tu mi segui con costanza e che continuerai a farlo anche se ho dovuto traslocare dal Cannocchiale a Blogspot. Grazie, mi fa piacere di sapere che sei fra le mie impressions.
E però ti devo dire che il canarino ha dato uno sguardo e s’è voltato di culo. Puoi fare di più, non deludermi.
Ciao,
Malvino

«Ho fatto qualcosa di male?»

“La polizia ha interrotto una piccola manifestazione dell’Associazione di vittime americane di preti pedofili Snap che si stava svolgendo in piazza Pio XII a Roma di fronte al Colonnato di Piazza San Pietro. I quattro rappresentanti dell’Associazione, due donne e due uomini, che stavano parlando con i giornalisti dopo le rivelazioni del New York Times sui silenzi dell’allora cardinale Joseph Ratzinger su un caso di abusi su centinaia di bambini nel Wisconsin, sono stati portati via nelle auto della polizia per accertamenti. Subito prima gli agenti avevano chiesto loro i passaporti. La presidente di Snap, Barbara Blaine, ha chiesto più volte in inglese: «Ho fatto qualcosa di male?»” (ansa.it, 25.3.2010).

La domanda è solo apparentemente ingenua: la signora chiedeva se siamo davvero un paese così di merda. Domanda retorica, perché la risposta era nei fatti: le vittime di preti pedofili non hanno diritto di manifestare, la loro stessa presenza disturba il nostro augusto ospite in Vaticano, smammare.  

Il marcio dentro

Un prete compì abusi sessuali su almeno 200 bambini sordomuti in una scuola cattolica del Wisconsin e il vescovo a capo della diocesi in cui si erano consumati gli eventi informò della cosa la Congregazione per la Dottrina della Fede, senza avere risposta. Il prefetto era troppo preso dai suoi libri e probabilmente la cosa gli scivolò dalla mente, il segretario faceva il commentatore sportivo in tv e non avrà avuto tempo, boh, e però furono più sordomuti dei bambini abusati nel Wisconsin. Allora il vescovo riscrisse. Ancora silenzio.
Oggi, divenuti rispettivamente Papa e Segretario di Stato, i due dovrebbero darne conto, e allora mandano un gesuita che cura le relazioni col secolo a biascicare frasi sconnesse. E intanto si viene a sapere che il prete è morto, e che in vita non subì mai una punizione, se non quella d’essere spostato in segreto di parrocchia in parrocchia. Si viene a sapere, anzi, che quando ci fu possibilità di farlo giudicare almeno da tribunale ecclesiastico, per l’età avanzata e la salute malcerta, fu graziato prim’ancora d’essere giudicato, dall’ex commentatore sportivo.
Tutto questo dovrebbe limpidamente dimostrare che Ratzinger e Bertone sono del tutto estranei alla vicenda, così dice il gesuita di cui sopra. Se i suoi argomenti non vi sembrano convincenti, presumibilmente covate un pregiudizio anticristiano.

Prova del nove. Nel sottotetto di una chiesa si scoprono i resti di una ragazza stuprata e assassinata più d’una dozzina d’anni fa, ma il parroco e il suo vice sapevano di quel cadavere da almeno due mesi prima del rinvenimento, e non ne avevano fatto parola con nessuno, nemmeno una telefonata in Questura. Riescono a vivere col marcio dentro, come se niente fosse.

Can. 401 § 2


“Papa Ratzinger informanoha accolto le dimissioni di monsignor John Magee, vescovo di Cloyne, in Irlanda, coinvolto in un’inchiesta su presunti casi di pedofilia. Il presule aveva presentato le sue dimissioni all’inizio di marzo 2009…”. Un intero anno è trascorso tra la presentazione delle dimissioni e la loro accettazione, ieri “annunciata ufficialmente dalla sala stampa vaticana in una nota, in cui si precisa che la rinuncia al governo pastorale avviene «in conformità al canone 401 paragrafo 2» del Codice di Diritto Canonico”. Che recita: “Il Vescovo diocesano che per infermità o altra grave causa risultasse meno idoneo all’adempimento del suo ufficio, è vivamente invitato a presentare la rinuncia all’ufficio”.
Non era infermo, e dunque doveva esservi “grave causa”, di una tale “gravità” che la presentazione della “rinuncia all’ufficio” è “vivamente” richiesta, e a fronte di ciò Benedetto XVI ha lasciato trascorrere un anno intero. Chi sarebbe responsabile di ogni cosa “grave” ripetutasi a Cloyne in quest’anno, il vescovo o il papa?

All'anima de li mejo mortacci tua




“Trent’anni fa moriva monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso a sangue freddo mentre celebrava la Santa Messa vespertina nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza” (Giulio Albanese – Avvenire, 24.3.2010).

“Un personaggio scomodo per il regime che governava allora lo stato dell’America Centrale, l’unico uomo capace di alzare la voce contro i crimini, le violenze, le persecuzioni che venivano perpetrate. L’unico capace di fare i nomi e cognomi scomodi dei signori della morte. […] Tra i suoi confratelli nell’episcopato spesso vi erano contiguità con il regime (come avveniva in tutti gli stati del centro e sud America sotto dittatura), ma Romero era un Vescovo innamorato del suo popolo che non poteva tollerare la situazione che vedeva sotto i suoi occhi. […] Spesso si è parlato di incomprensioni tra monsignor Romero e Giovanni Paolo II. Senza trovare giustificazioni, occorre però contestualizzare il tutto al clima degli anni Ottanta quando la Chiesa si trovava essa stessa a convivere nel clima di guerra fredda che contrapponeva Usa e Urss” (Edoardo Caprino – ffwebmagazine, 24.3.2010).

“È inconcepibile che qualcuno si dica cristiano e non assuma, come Cristo, un’opzione preferenziale per i poveri. [...] Prendiamo sul serio la causa dei poveri, come se fosse la nostra stessa causa, o ancor più, come in effetti poi è, la causa stessa di Gesù Cristo” (Oscar Romero, 9.9.1979).

“«Lei, signor arcivescovo, deve sforzarsi di avere una relazione migliore con il governo del suo Paese. Un’armonia tra lei e il governo salvadoregno è quanto di più cristiano ci sia in questi momenti di crisi. Se lei superasse le proprie divergenze con il governo, potrebbe lavorare cristianamente per la pace». Tanto insistette il Papa che l’arcivescovo decise di smettere di ascoltare e chiese di essere ascoltato. Parlò timidamente, ma deciso: «Ma, Santo Padre, Cristo nel Vangelo ci dice di non essere venuto a portare la pace, ma la spada». Il Papa fissò Romero negli occhi: «Non esageri, signor arcivescovo!»” (María López Vigil, Piezas para un retrato).

“Dentro le mura di questa Cattedrale riposano i resti mortali di Monsignor Oscar Arnulfo Romero, zelante Pastore che l’amore di Dio e il servizio ai fratelli portarono fino al sacrificio stesso della vita in forma violenta, mentre celebrava il Sacrificio del perdono e della riconciliazione. Per lui, come per gli altri venerandi Pastori che nel loro tempo hanno guidato il gregge dei fedeli salvadoregni, rivolgiamo la nostra preghiera a Dio giusto e misericordioso, affinché la sua luce risplenda in perpetuo su di essi, che si sacrificarono per tutti e invitarono tutti a ispirarsi a Gesù, che ebbe compassione delle moltitudini nel momento stesso in cui si impegnava a forgiare un mondo più giusto, umano e fraterno, nel quale vogliamo tutti vivere” (Giovanni Paolo II, 6.3.1983).

mercoledì 24 marzo 2010

“Come ha detto papà…”

Ormai maturo, Renzo Bossi debutta (46:40-54:14).

Tutti mazziniani

Davvero impressionante



Libero pubblica una foto del piccolo Silvio Berlusconi Boahene, nato cinque anni fa in Ghana, cui il babbo ha dato il nome del nostro premier in segno di gratitudine: non annegati, non bruciati vivi, i Boahene sono immigrati grati.
Boahene junior è opportunamente mascherato con pecetta elettronica salvaprivacy, come se andando in giro con quel nome non sia comunque riconoscibile a vita, e – potenza del nome – è l’immagine sputata di Silvio Berlusconi, di cui imita una posa che esibisce in foto, invitando al raffronto.
Davvero impressionante, l’integrazione ha i suoi risvolti inquietanti.

Tutte impressioni


Stefano Folli rileva che “rispetto al passato l’influenza diretta [della Cei sul voto] è senza dubbio minore” (Il Sole-24 Ore, 23.3.2010), ma non ne dà una spiegazione, e però ha senza dubbio ragione, perché questa è la sensazione pressoché generale: il centrodestra vanta con poca convinzione il veto che il cardinal Bagnasco ha posto sul nome della Bonino, come se il suo valore fosse solo simbolico; dal centrosinistra si levano lamentele assai flebili, quasi solo per contestare la strumentalizzazione di una pastorale assai più articolata, e ribadendo che “la Chiesa ha il diritto di parlare”; anche i laicisti più sensibili, pur lamentando che s’è trattato dell’ennesimo intervento a gamba tesa della Cei, sono meno incazzati del solito.
Nell’aria c’è la sensazione che, perdendo nel Lazio, il centrodestra possa cominciare a perdere tutto, e che questo è possibile, che Emma Bonino può vincere, e – incredibile !/? – anche se ha la Chiesa cattolica contro.

È che lo scambio di favori tra Berlusconi e le gerarchie ecclesiastiche hanno creato un legame forte, che ha un effetto di trascinamento reciproco, in salita ma anche in discesa; e la Chiesa cattolica non sta messa troppo meglio del centrodestra, fortissima ma in crisi strutturale. Chiesa cattolica e centrodestra stanno cominciando a capire che più di così non si può, e che da adesso in poi possono solo perdere posizioni. Più di così, il Papato può solo volere la restituzione dello Stato Pontificio, e il governo Berlusconi può solo decretare la soppressione del Parlamento, la fucilazione del Capo dello Stato e l’accorpamento dei dicasteri dell’Interno e della Giustizia. Né l’una, né l’altra cosa, né entrambe insieme sono impossibili, però adesso – niente di più – paiono meno probabili, e dunque si attende, di qua fremendo, di là tremando.
Niente di sicuro, tutte impressioni. Opposte e speculari.

Appello

Non riesco ad accedere al Cannocchiale in scrittura, e questo mi ha obbligato al trasloco, ma nemmeno in lettura, e questo mi costringe a fare un appello ai blogger del Cannocchiale che ho in blogroll: vi farebbe disturbo spedirmi una copia dei vostri post, anche a pacchetti, anche se solo di tanto in tanto? È solo una settimana, ma mi mancate.
Un’ultima cosa: di tanto in tanto potreste inviarmi il copia-incolla di qualche post di Mario Adinolfi che vi sia sembrato particolarmente idiota? Lo userei come osso di seppia per farci affilare il becco al mio canarino.