venerdì 26 marzo 2010

Con quale coraggio potete affidargli i vostri figli?


La puntata di Mi manda Raitre in onda venerdì 26 marzo affronta il caso dell’Istituto Provolo di Verona. Qui, per anni, sessanta bambini sordomuti subirono abusi sessuali da parte di molti religiosi – venticinque, pare – cui erano affidati, dei quali sette sono ancora in servizio presso la struttura. In studio ci sono tre di quei bambini, ormai adulti, e di fronte a loro c’è il portavoce della diocesi, cui evidentemente è stato dato incarico di essere accomodante. Tenta, poveraccio, ma gli è stato affidato un mandato ai limiti dell’impossibile e per lo più si limita a deglutire.
Qui a un bravo blogger non resterebbe che stendere la storia dell’Istituto Provolo, la storia sempre uguale di preti criminali e vescovi compiacenti, delle solite odiose molestie, dei soliti atroci stupri, ma almeno per stavolta mi chiamo fuori, perché in quei tre sessantenni mi è sembrato di intravvedere i tre bambini, di sei, sette, dieci anni, e sono ancora paralizzato tra compassione e rabbia.
Solo una considerazione: quando sono sordomuti, i bambini eccitano in particolar modo i preti, e non c’è troppo da indagare sul perché. Ma anche una domanda: con quale coraggio potete affidargli i vostri bambini?


7 commenti:

  1. La mia domanda è: con quale superficialità, con quale insipienza, con quale avventatezza ho potuto permettere a mio figlio, seppure con briglia cortissima, di frequentare l'ambiente dell'oratorio. Ne abbiamo parlato giusto due settimane fa. Non so darmi pace di aver ceduto alle pressioni della suocera, non so darmi pace di aver mancato a un dovere genitoriale esponendo mio figlio a un rischio. Lui dice che non sapevo e neppure potevo immaginare visto che, per esperienza familiare e personale, non ero venuta a contatto con l'ambiente. Ma a me non basta.
    È solo per fortuna, per caso, che lui non abbia incontrato un orco.
    Sapessi come mi brucia questa domanda.
    Saluti :)
    valeria

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  2. Sono tanti, ma non sono tutti così via... qualcuno preferisce anche delle splendide "quarantenni"

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  3. oggi si può dire: con quale coraggio. un tempo le cose erano diverse sotto molti aspetti. se saltatasse il tappo in italia, com'è intuibile (e com'è certezza x chi ha sperimentato o solo sfiorato quell'ambiente di vario sopruso), succederebbe il finimondo. ma non avverrà. siamo devoti a forgione, crediamo o fingiamo di credere nel sangue di gennaro, baciamo anelli e pantofole ....
    chi ha il coraggio di dire, anke solo x provocazione, vigiliamo sulle scuole cattoliche in particolare e sulle religiose in generale? men ke meno si può osare dire: chiudiamole.
    i primi ad opporsi sarebbero i genitori tanto x bene. paideia christi.
    finalmente una piattaforma dove non bisogna presentare il passaporto x scriverti una frasetta. uv

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  4. negli anni sessanta ho frequentato anch'io un oratorio salesiano. nessuno me lo impose, solo i compagni di scuola per giocare a biliardino, dato che nella città di allora non c'era altro. ricordo ancora l'atmosfera sopra le righe che c'era, e non dico altro. finché un giorno l'insegnante di religione (ero alle medie), che era anche un anmatore dell'oratorio, fu sostituito, e non se ne seppe più nulla. solo allora un compagno di scuola parlò (per fortuna non era sordomuto); seguirono velate minacce, nulla trapelò, ma all'oratorio non ci si andò più.

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  5. Con quale coraggio? Secondo Vittorio Messori lo farebbero apposta, per esporli agli abusi e richiedere poi risarcimenti milionari.

    Notare anche altre finezze argomentative: la pedofilia ricondotta alla "liberazione sessuale" dei "sessantottardi" che ora si ergono come moralisti; il Papa che rinuncia a evidenziare l'ipocrisia di chi si scandalizza per gli abusi sui bambini ma ritiene lecito eliminare quelli ancora più piccoli...

    Messori at his best!

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  6. In ogni caso, per chi sopravvive senza palesi conseguenze traumatiche, come il sottoscritto, è un'esperienza di vita che ti rende molto più sveglio e smaliziato nei confronti di qualsivoglia circonventore ... un po' come il carcere. Per chi riesce a superare, ribadisco. Anche a costo di essere picchiato duramente dal padre bigotto - pace all'anima sua - perché ci si rifiuta in via categorica di fare la "comunione solenne", per non finire nelle grinfie del vice-parroco, che, vistasi sfuggita quella che reputava una preda facile, ti piomba in casa un sabato sera, dopo cena, per "informare" i tuoi ingenui genitori baciapile che, a loro insaputa, tu non frequenti più la parrocchia.

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  7. perché non possono gridare e chiedere aiuto.

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