Il “gentismo” continua a produrre “miracoli”, dunque. Prendiamo l’ultimo, la vittoria a queste elezioni regionali, e cerchiamo guardarlo senza la meraviglia che lo rende tale agli occhi di chi disperava potesse accadere e agli occhi di chi sperava non potesse accadere. Cominciamo col considerare la meraviglia, che abbiamo scartato come artefatto dell’improbabilità di un possibile: la meraviglia si rivela come la sorpresa di un conto fatto male.
È un conto fatto male sulla base di calcoli che ora si rivelano errati, ma, guardando bene, l’errore era comune a chi disperava potesse accadere (desiderandolo), come a chi sperava non potesse accadere (temendolo): è da qui – credo – che si comincia a non farsi più concavi di quel convesso, a non rincorrere l’avversario nel suo campo, a non pensare che l’alternativa stia un “gentismo” alternativo al suo. L’alternativa all’avversario è posta negli strumenti che sappiano rivelare l’ineluttabilità del fallimento che è in ogni populismo: saremo immunizzati dal berlusconismo da anche dai populismi di certa becera sinistra.
Se dunque si dovrà ancora, in futuro, far cenno ancora al fascismo come metafora del berlusconismo, per esempio, avvenga solo per indicare il fallimento storico del fascismo e dei costi che tale fallimento ha preteso (non esclusi quelli pagati per ciò che del fascismo restava dopo la chiusura della sua esperienza): mai più paragoni tra Berlusconi e il Mussolini di Piazza Venezia, anche laddove il paragone sia artatamente posto per essere evocato; mai più paragoni tra Berlusconi e il Mussolini di Piazzale Loreto, anche laddove l’evocazione sia artatamente posta per sollevare un paragone, e usarlo come leva del vittimismo aggressivo che è connotato di ogni populismo autoritario.
Se il paradigma del populismo dovrà essere ancora sollevato, sia fatto nei modi che rendano prioritaria una urgenza di pietas che quanto resta di una “nazione” sente per la sua “gente”.
Non sto proponendo in altra forma l’abusato esercizio dell’odioso (“antipatico”, direbbe Ricolfi) primato morale della sinistra, tutt’altro, e a scanso di equivoci tratteggio un prospetto.
Tu voti il centrodestra perché risponde a certe tue esigenze (non già “perché tu credi erroneamente che risponda, ecc.”): bene, vediamo quali sono, vediamo in quale misura siano poste da ciò che sei o da ciò che si inscrive nella dinamica del fallimento di una “nazione”, come bisogno indotto.
Io voto il centrosinistra perché forse erroneamente credo che possa rispondere a certe mie esigenze che tu adesso proverai a dimostrarmi indotte. Vediamo da cosa muovono, secondo te, questi bisogni; vediamo se possiamo liberarli da quella esaltata celebrazione del senso comune che ci appiattisce tra concavo e convesso (in altri termini: cominciamo col liberare il populismo dal “gentismo”); poi, vediamo quanto c’è di conformismo e di buonsenso in questo senso comune che ci dovrebbe essere giocoforza così poco comune; ancora, vediamo quanto autocompiacimento c’è nella presunta ineluttabilità del fallimento che dovrebbe valere la difesa di un presunto carattere identitario (di appartenenza a una fazione, la tua, la mia).
Nel fare questo – strada lunga, occorre muoversi da subito, perché tre anni sono un soffio – avremo fatto insieme – ripeto: insieme – e a ritroso – la via a ritroso dal “gentismo” all’autocoscienza di “nazione”.
Il berlusconismo sarà ancora lì, naturalmente, ma avremo individuato quanto ce n’è in chi pure si dichiara nemico giurato di Berlusconi, e gli è indispensabile e inconsapevole complice. Il suo genio (che a questo punto – se sono riuscito a spiegarmi un poco – sarà superfluo definire criminale) si rivelerà chimera proiettata su una platea di clientes, e a tanti che finora l’hanno assunta a bisogno apparirà finalmente per ciò che è. Avremo delineato le aree refrattarie e quelle entro le quali c’è ancora spazio per un confronto (sia pure in termini di contrapposione politica).
Non è escluso che qualcuno a quel punto, invece di una miniatura del Duomo di Milano, gli scagli finalmente addosso un “dentro sei il povero che mi fa paura di essere, dentro sei il cafone che talvolta ho il sospetto di essere”: l’odio avrà lisi in pietas e l’invidia che c’è nei suoi confronti (ma, contrariamente a ciò che gli piace ripetere, innanzitutto da parte di chi se lo pone a modello) non potrà più tradursi in consenso. O almeno non si tratterà più di un consenso che sia domanda drammaticamente emotiva ad una offerta drammaticamente emotiva.
[continua]
Stai facendo un po' di autopsicanalisi... ma non mi convinci più di tanto. Non è questione di essere pessimisti ma di essere realisti. Il problema in Italia sono gli italiani. Punto. Inutile cercar di costruire una casa con mattoni fatti di merda.
RispondiEliminaquesto post è straordinario, attendo approfondimento nella quarta parte
RispondiEliminaPremetto,
RispondiEliminaa) il mio commento non è il frutto di un ragionamento (con sforzo!), ma semplicemente di una impressione sgorgata dalla bile. Sicuramente superficiale.
b) Il mio orientamento è liberario/liberale.
c) Non ho votato. Non ne ho avuto il coraggio. (Lombardia)
ecco quanto:
Che ci sia qualche ammiratore/ammiratrice di BS "imbarazzante" non mi sembra la dimostrazione del 'gentismo' generalizzato.
Fans 'imbarazzanti' io li ho visti in tutti gli schieramenti. (una mia zia, se avesse incontrato togliatti si sarebbe comportato come una delle peggiori manifestanti che cercava di baciare BS … mentre un'altra zia aspettava che qualcuno si preoccupasse di dare notizie del fratelli in Russia…)
Inoltre, come dici tu al scelta era diventata politica.
Il PDL ha vinto, semplicemente perché il PD ha vistosamente perso. Punto.
Anzi, il gentismo pro Berlusconi mi sembra pure diminuito. ( in Lombardia i votanti PDL sono minori di FI+AN delle precedenti elezioni)
Dipingere gli elettori del PDL come sudditi, pirla, et NON fa cambiare nulla (a meno di far chiudere a riccio, e turarsi il naso, chi proprio, non vuole votare ex PCI)
Insomma, prendo il caso della Lombardia:
1) Candidare uno che ha già provato come presidente delle provincia e bocciato poi al primo mandato, mi sembra da autolesionisti.
Se la Lombardia avesse promosso Penati dopo averlo bocciato per la provincia, i lombardi sarebbero tutti fessi. (tutti, di tutti i colori! )
2) Presentare in lista Rifondazione, verdi, et. allontana chi vuole vedere nel PD un Partito Democratico. L'idea di Veltroni risulta, agli occhi di oggi, ancora più coraggiosa.
3) Accogliere UDC e tutti ( insomma una lisita in più del guazzabuglio ultimo Prodi. Spettacolo che non vorremmo più vedere)
4) Di Pietro è imbarazzante.
5) Il segretario, di quello che vuole essere un partito democratico di governo, non ha mai detto :
a) Okkey, BS è un delinquente, ma la giustizia in italia fa cagare!
b) Il motto 'tasse, pagare tutti, pagare meno' è un mantra puerile.
c) Laicismo anche quando la CEI critica BS
Al governo c'è il peggior BS di questi ultimi 15 anni (ipotizzando che ci sia stato un BS migliore … , magari quello amico di De Martino, urbani, Radicali, et )
L'opposizione fa (e segue) una campagna elettorale così:
- ancora intercettazioni
- inchieste ad orologeria (non dico vere o false, ma ad orologeria. è evidente, chiaro a chiunque)
- obbedienza cieca pronta assoluta ai giustizialisti
- proposte zero. (se non contraddittorie)
- D'Alema che si nasconde dietro Bersani, e non mette la faccia (o magari va in pensione)
- Santoro paladino di quelli belli/giusti/bravi
Chi non è di fede SX, come fa a trovare il coraggio di votare PD.
Meglio il certo (il peggior BS di sempre), che l'incerto … PD allo sbaraglio.
Quindi non credo sia GENTISMO, reale, concreta, pragmatica fifa di votare chi non ha ancora, dal 1989, capito cosa vuole fare.
Prima vinceva la DC perché ci si turava il naso. Ecco, adesso si vota PDL/lega con il naso tappato per lo stesso motivo.
La dimostrazione di quello che penso verrà dallo spettacolo al quale assisteremo: il PD che si lacera internamente con vendette e coltelli alla schiena.
Scusa se non ho rispettato il tuo suggerimento 'sforzo di ragione' e mi sono lasciato prendere la mano.
La ragione è esausta
RispondiEliminagli scagli finalmente addosso un “dentro sei il povero che mi fa paura di essere, dentro sei il cafone che talvolta ho il sospetto di essere”
RispondiEliminabello, ma scusa la provocazione: guardi mai la TV?
se scrivi queste cose, peraltro interessantissime come solito, la botta dev'essere stata forte. consolati col mal comune 1/2 gaudio: ho ancora la cena in digestione e il pranzo in frigo. se poi penso ke ho votato tal bortolussi, dovrei stare a paneacqua x 40 dì.
ciao
Bellissima serie di post, ma mi chiedo: dopo tutto ciò che hai detto, i cordoni sanitari, che hai tirato per poi aprire il lazzaretto non soltanto a me, ma agli altri - dopo tutto questo cosa c'è a separarti dal rientro nei Radicali, qualunque forma essi assumano: Pannella?
RispondiEliminaTre anni sono un soffio: magari anche per preparare la successione a quel vecchio trombone. E a me sa tanto che, senza di te, questi non vanno da nessuna parte che non sia la dissoluzione del 2 percento.