martedì 23 marzo 2010

“Nel nome della libertà”


Qualche giorno fa, in piazza San Giovanni, i tredici che il centrodestra candida a governatori, leggendo da un foglio, hanno giurato in coro: “Nel nome della libertà, prendo il solenne impegno a realizzare nella mia regione, in sintonia con il governo nazionale, tutti i punti del Patto per l’Italia, presentato oggi dal presidente Silvio Berlusconi”.

Vabbe’ che ormai le parole sono vento, ma io vorrei sapere con quale faccia si potrà negare un significato politico all’esito di queste elezioni amministrative, comunque vadano. Voglio vedere Daniele Capezzone, per esempio, minimizzare una eventuale batosta del centrodestra argomentando che non si trattava di un referendum sul governo, tanto meno su Silvio Berlusconi, che erano elezioni amministrative e basta, voglio vedere con quale faccia.

Vabbe’ che ormai le facce sono coperchi di anime sfondate, ma io vorrei sapere pure che fine ha fatto il federalismo. Le elezioni amministrative dovrebbero essere il midollo del federalismo, qui tanto smidollato che il presidente di una regione è ridotto a rappresentante del governo centrale, del quale si impegna a seguire le direttive. Vale solo per il centrodestra, perché i candidati del centrosinistra non hanno fatto analogo giuramento, ma la quintessenza del federalismo – la Lega – non ha due dei suoi fra quei tredici? “Nel nome della libertà”, questi due poveracci hanno giurato da vassalli. Partiti per il federalismo, eccoli al feudalesimo.

4 commenti:

  1. Il bello (il brutto) è che nemmeno se ne accorgono

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  2. In realtà erano 12, non c'era Zaia. Un numero che lega con la frase pronunciata dall'Unto: "Vi nomino missionari della verità e della libertà per andare a convincere chi ancora non è convinto"
    Rabbrividiamo.

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  3. Se non hai abbastanza forza da tenere da te il tuo contado, ti fai feudatario di chi ce l'ha.

    Per quanto indebolito, il berluscaset potrebbe spazzar via la Lega in qualche mese. Certo sarebbe après moi le déluge, ma, chissà, forse il Capo del Capo ha lasciato intendere che potrebbe arrivare a tanto.

    Finché Lega e destra non si decideranno al gran passo di smantellare il quasi-monopolio mediatico di Berlusconi, rimarranno sempre infeudati al Napoleone di Arcore ... e ai suoi successori.

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  4. Zaia non c'era, appunto, era impegnato per il funerale di un cuggino, ma l'altro, Cota, sì.

    La Lega, comunque, è un partito di quelli che D'Alema si può solo sognare e rimpiangere, parla di federalismo, di che quelli che la secessione - il vero obiettivo - val bene un giurameno farlocco.

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