lunedì 29 marzo 2010

Fino a quando mentiranno, io continuerò a segnalarlo


Ho cercato di dimostrare (qui) che dentro il Codice di diritto canonico ci sono le prove della complicità omertosa che la Chiesa cattolica offre ai suoi preti: ho cercato di dimostrare che, se “nulla nel diritto canonico proibisce o impedisce di riferire i reati [commessi da preti] alla polizia” (come afferma monsignor Vincent Nichols), un bel mucchio di canoni – di fatto – lo dichiara sconsigliabile, perché tra il superfluo e l’inopportuno.
Solo ora leggo un’obiezione a questo mio argomento, che però è cronologicamente antecedente (un editoriale di Giuseppe Della Torre sul numero di Avvenire che era già in edicola mentre scrivevo). E qui mi si obietta: “È almeno dal XIX secolo che gli Stati hanno rivendicato a sé la competenza a giudicare dei reati commessi da chierici. Non c’è più da tempo quello che una volta si chiamava il «privilegio del foro»: oggi è il giudice statale competente a giudicare penalmente, a norma della legge penale statale, e a condannare se c’è il reato, chiunque commetta il crimine di abusi sessuali nei confronti dei minori, anche se sacerdote o religioso. La Chiesa riconosce serenamente questa competenza”.

Si tratta di un’obiezione capziosa. Il «privilegio del foro» persiste nell’imposizione del segreto pontificio su ciò che è stato accertato riguardo ai crimini commessi da un prete: nell’imposizione del segreto pontificio su ogni elemento accertato nel foro ecclesiastico, e quindi pure nelle indagini che sono prerogativa dell’ordinario della diocesi in fase istruttoria, c’è l’effettivo (effettuale) persistere del «privilegio del foro», che di fatto consiste nella sottrazione di elementi di prova della colpevolezza del reo all’autorità civile, sia pure in forma dilatoria o attenuativa.
Ciò che aggiunge Giuseppe Della Torre, dunque, si presta all’autofagia: “Se c’è un aspetto che lascia perplessi delle recenti polemiche, sul quale non si è rivolta l’attenzione, è che a fronte dei casi proposti e riproposti, molti dei quali risalenti a decenni addietro, pochissimi sono quelli giunti al giudizio dell’autorità giudiziaria civile. È da domandarsi se del contestato «silenzio» si debba fare carico solo alla istituzione ecclesiastica”. Il fatto che i casi giunti al giudizio dell’autorità giudiziaria civile siano (stati fino a qualche tempo fa) “pochissimi”, infatti, è la prova dell’efficacia di ciò che nel Codice di diritto canonico è posto a protezione del reo: (fino a qualche tempo fa) l’imposizione del segreto ha maturato effetto. Ora non più: i casi che erano “pochissimi” ora sono calcolabili in percentuali da far drizzare i capelli in testa ai laici e i peli in culo ai chierici.
Che è successo? È soltanto venuto meno – in più di un punto – il primato dell’obbedienza al papa rispetto all’obbedienza alla propria coscienza. Come dire, la Chiesa si è secolarizzata.

A segnalarmi l’editoriale di Giuseppe Della Torre è stato un lettore che gli metteva a margine: “Anche lui, come il tuo Nichols, dice che nel Codice di diritto canonico «non c’è alcun divieto di denuncia all’autorità civile». Dice che bisogna «comprendere che le pene canoniche hanno eminentemente una finalità medicinale». Che gli rispondiamo?”.
Gli rispondiamo che senza dubbio sarà medicinale per il criminale, non per la sua vittima. Anzi, la medicina che giova al criminale nuoce sempre, e ulteriormente, alla sua vittima. Il Codice di diritto canonico – gli diciamo – è una vergogna, è un vero schifo.

3 commenti:

  1. "La Chiesa riconosce serenamente questa competenza"

    serenamente un cazzo e solo dove e perché vi è costretta.

    cioè, direbbe antonio de' curtis, a prescindere!

    RispondiElimina
  2. La Chiesa cattolica austriaca ha deciso di nominare un «rappresentante indipendente» delle vittime per indagare sui casi di abusi sessuali. Lo ha detto, alla tv di Stato, l'arcivescovo di Vienna, Christoph Schoenborn, annunciando che il ruolo sarà affidato ad una donna, Waltraud Klasnic, ex governatrice regionale. «Vogliamo far uscire le indagini dalla Chiesa ed affidarle ad un rappresentante indipendente», ha detto il vescovo.
    * * *
    Vediamo quanto “indipendente”. La signora Waltraud Klasnic è stata presidente regionale dell'ÖVP (National Party People's Party Stiria), un partito conservatore di ispirazione cattolica, al potere in Stiria prima di perdere le elezioni per uno scandalo economico-finanziario.
    Proviamo ad immaginare che esponenti dei testimoni di Geova, oppure di qualunque altra confessione religiosa, risultino coinvolti in massicci episodi di abuso e stupro come nei fatti avviene per la Chiesa cattolica. Supponiamo quindi che la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova austriaci nomini per l’inchiesta indipendente una signora, e che costei risulti essere aderente alla stessa confessione religiosa. Domanda, di quale cazzo di indipendenza si tratta? Del cazzo, appunto.

    RispondiElimina
  3. "La Chiesa riconosce serenamente questa competenza"

    appena un paio d'anni fa non era stato approvato un qualche decreto legge in cui si obbligavano le autorita statali a segnalare preventivamente ai superiori dei chierici le eventuali indagini in corso? a rileggerlo ora non sembrerebbe ispirato da serenita nei confronti delle competenze secolari.

    RispondiElimina