martedì 27 dicembre 2011

L’idea malsana

The Wall Street Journal pubblica un inedito di Christopher Hitchens (The True Spirit of Christmas), dal quale cavo questa perla: «One of my many reasons for not being a Christian is my objection to compulsory love. How much less appealing is the notion of obligatory generosity». Il segno del suo genio era in questa straordinaria capacità di andare al cuore dei problemi in modo semplice e diretto, servendosi di strumenti retorici ineccepibili sul piano logico: qui, esemplarmente, bastano «compulsory love» e «obligatory generosity» per cogliere, con una autofagia, il nucleo psicopatologico del cristianesimo e così rigettarne il messaggio. Non c’è alcun bisogno di argomenti filosofici o teologici: si rigetta l’idea malsana che l’amore possa essere oggetto di comandamento. Meglio dell’opera omnia di Friedrich Nietzsche, e in meno di due righe.

26 commenti:

  1. Che poi "amore" è una parola grossa, o meglio piccola e circoscritta ad ambiti e modalità ben precise. Io nel Natale non vedo amore, ma tanto spreco, affanno, e ingordigia a cui farne le spese sono milioni di esseri viventi ammazzati per finire sulle nostre tavole, ma tanto gli animali sono stati fatti per questo, e la maggior parte dei credenti lo trova perfettamente sensato.

    "Non pronunciare il nome di Dio invano, scegli il momento in cui serve.”

    Ambrose Bierce

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  2. Non sono molto d'accordo con l'ultima frase, anche perché - forse - lo stesso Hitchens non sarebbe d'accordo (salvo le necessarie sforbiciate alla "follia" nietzschiana).
    Una domanda: ma la "generosità" non è essa stessa una forma di "amore"?

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  3. @ Luca Massaro
    Il riferimento era all'accusa che Nietzsche muove al cristianesimo, quella di aver corrotto la natura umana, di averla infiacchita e svilita, di averla "avvelenata". Per argomentare deve produrre una cospicua mole di prove che sono "psicologiche": in un certo qual modo, Nietzsche decostruisce le ragioni di Pascal. Hitchens, invece, almeno nel passaggio che ho riportato, attacca lo spirito stesso che respira in quelle ragioni e dunque non ha bisogno di contestarle una per una: in discussione è posta la natura compulsiva, cogente, dell'amore come comandamento; smette così di essere amore e rileva la sua reale essenza. In quanto alla "generosità", sì, è essa stessa una forma di "amore": come il "dover amare" leva all'amore la sua ragion d'essere, l'obbligo di essere generosi leva gratuità a un moto gratuito. Di entrambi - amore e generosità - resta niente.

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  4. Confesso che dopo aver subito anni di catechismo non me lo ricordo come me lo hanno insegnato l'amore per Dio, ma non credo sia compulsory o forzato
    L'amore nella religione, ha un obiettivo che e' Dio
    Tutto cio ' che facciamo e' per Lui, almeno per noi Musulmani, il che e' diverso dal semplice amare
    Sembra assurdo dal di fuori, ma senza una disciplina del se' spirituale e fisico, nulla ha senso
    Senza voler mancare di rispetto a Hitchens e ai suoi estimatori, e' facile distruggere in modo semplice e diretto
    Per costruire ci vuole qualcosa in piu'

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  5. Il mio obiettivo è essere felice. Mi sento felice quando attorno a me vedo altre persone felici. Tutto ciò che faccio, lo faccio con lo scopo di rendere felice me, e quindi gli altri che sono attorno a me. Per fare questo serve una forte disciplina e forza di volontà, senza la quale nulla ha senso. Senza mancare di rispetto a questi e a quelli, è facile accontentarsi di obbedire ai libri sacri, mentre per costruire ci vuole qualcosa in più.

    ... eccetera eccetera, all'infinito...

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  6. @Anon

    "accontentarsi di obbedire ai libri sacri "

    non e' cosi' facile e non e' quello il punto
    Allora mi sarebbe bastato lasciare il cattolicesimo
    I libri sacri vanno studiati, approfonditi e vissuti
    E' una lotta continua e spesso la si perde, ma vale la pena
    Questo guardarci dall'alto in basso, semplicemente perche' non ci arrivate, mi spiace ma non lo accetto
    Forse dobbiamo definire i concetti di amore e felicita'
    poi ci si puo' confrontare

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  7. Conoscendo e amando Hitchens per le ragioni per le quali lui rigetta il Cristianesimo direi che c'è qualcosa di più. Non è soltanto il rifiuto della possibilità dell'amore come comandamento, come ben noti tu, ma è anche – e forse soprattutto – l'idea che questa cosa sia sana. Che sia benigna.

    Non lo è, invero. In questo senso la generosità obbligatoria non è soltanto impossibile – nel caso, non sarebbe una grande obiezione, la risposta sarebbe: beh, cosa importa? Cerchiamo di avvicinarcisi il più possibile –, no, è una cosa non auspicabile. Come si potrebbe dire forse anche del marxismo: non è una bella utopia, è una brutta utopia.

    Citando, se mi si concede le pessime maniere, un passaggio di una cosa che ho scritto qui:
    http://www.distantisaluti.com/contro-la-famiglia/

    «La famiglia si fonda su un concetto santificato, quello dell’amore a qualunque costo, su cui nessuno ragiona mai. La teoria è che si vuole bene alla mamma e al papà qualunque cosa facciano, qualunque persona siano, qualunque orrore abbiano commesso.
    [...] Ci sono affetti, invece, che ti valorizzano e ti spronano a essere migliore. Che ci sono perché sei proprio tu, perché sei quella persona lì, e non solo lì per caso [...] il voler bene non deve essere assoluto, e ciascun individuo deve fare con chi gli sta accanto la cosa più altruista al mondo, evitando di autoposizionarsi su di un piano morale superiore: comportarsi con gli altri con lo stesso metro con cui ci si comporterebbe con sé stessi, dare a ciascuno le proprie responsabilità».

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  8. @ Balquis De Cesare
    Scusi, ma lei arriva a convincersi che siamo il risultato del caso e che dopo la morte non c'è nulla? Guardi che il difficile è questo: chiudersi nelle sue consolazioni è fin troppo facile, perciò può capitarle di essere considerata una poveretta. Lei si aggrappa a una superstizione che nasce dall'allucinazione di un beduino che ebbe un colpo di sole, beve certezze da un libro zeppo di contraddizioni e assurdità, e pretende di potersi atteggiare a vittima di un pregiudizio?

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  9. @ Giovanni Fontana
    Grazie del contributo, Giovanni, ma pensavo che aver messo al post il titolo "L'idea malsana" sottolineasse proprio, come fai notare tu, che l'idea, oltre ad essere impossibile, non sia - appunto - una cosa sana. In tutto condivisibile, peraltro, il brano che riproduci. Aggiungerei che quanto di malsano c'è nelle forme di vita associata che riproducono questo modello relazionale è proprio il prodotto di questo dover amare di là da ogni ragione che non sia il doverlo fare, con ciò facendo dell'amore una dannazione.

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  10. In altre parole, e ditemi se sbaglio, in un qualunque confronto con un credente basta affermare di non voler essere salvato per scoraggiare il suo malsano amore compulsivo e soffocante.

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  11. @ Jack Musso
    Magari. Solitamente vogliono salvarti anche se non vuoi. Per il tuo bene sono capaci di ucciderti. Più spesso si accontentano di molestarti: davanti al loro Dio fa merito aver insistito e insistito e insistito.

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  12. @ castaldi

    No, non mi atteggio, lo sono :)
    perche' chiamarla consolazione ?
    lei crede che basti dire le mie 5 preghierine quotidiane e digiunare al Ramadan, per guadagnarmi il paradiso come consolazione di tutti i guai terreni ?
    Spesso e volentieri ci illudiamo che sia cosi', e forse lo e', ma non ne siamo sicuri
    Io amo discutere con gli atei perche' almeno non mi vogliono convertire e hanno un approccio rigoroso verso la religione, ma non capisco perche' devo essere considerata una poverina
    Io credo che le nostre vite non possano essere il risultato di un caso, credo in un Dio che ci ha creati per amarlo e per donarci amore, e lotto per mantenere questo legame e per garantirmi una felicita' eterna di cui ho speranza
    Se c'e' uno scopo nella vita, quello e' il mio
    Non credo che nel Corano ci siano contraddizioni, per lo meno, ce ne sono molto meno che negli altri testi delle religioni monoteiste
    Per il resto, le storie sul profeta che soffriva di attacchi epilettici o che abbia scopiazzato il libro dei Cristiani, siamo nell'ambito delle supposizioni
    Io semplicemente non riesco a capire che cosa e' che mi manca per essere considerata normale, se paragonata a uno che non crede
    E nella nostra religione non ci sono nemmeno dogmi che ne costituiscono la base, ne' crediamo in un dio che si trasforma o che ci sia padre

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  13. Tra un credente militante e un ateo militante io vedo solo la stupidità dell'essere militante.

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  14. "I libri sacri vanno studiati, approfonditi e vissuti"

    Poi andrebbero anche capiti, e a quel punto considerati per quello che sono: fiabe.

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  15. mah che dire, mi hanno insegnato che il cristianesimo è LIBERTA', proprio perchè l'amore imposto non è autentico e quindi non gradito a Dio, come anche succede nella famiglia, si può imporre obbedienza, rispetto ma è impossibile imporre l'amore.
    E l'esempio di questo amore libero e non coercitivo è la crocifissione, un Dio che si lascia uccidere perchè rifiutato. Da allora chiunque in qualsiasi momento può uccidere Dio nel proprio cuore semplicimente rifiutandolo.
    Tutti i comandamenti compreso quello dell'amore son come l'insegnamento di Gandhi "Se vuoi che il mondo cambi, comincia a cambiare te stesso" diventano Legge per chi vuole accettare un rapporto con Dio.

    Poi i preti da sempre cercano con la paura dell'inferno di far proseliti più che altro per garantire un potere alla propria chiesa e proteggere i propri interessi, ma è tutta un'altra storia.
    ori

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  16. Alla luce di ciò che avete scritto nei commenti, mi sembra di capire (come del resto ha fatto notare Malvino) che il problema sia il proselitismo e la reazione a esso (e ancor più il loro accanimento): "ti devo convincere"; "non mi interessa, ma a questo punto devo convincerti anch'io del perché. Il fatto è che gran parte delle religioni ha questo come principio fondativo. Non gli atei, che però molto spesso si comportano alla stessa maniera. Ora, butto lì un'utopia che sembra più grande dell'Anarchia: è possibile sradicare dalla spiritualità quel "dover convincere a tutti i costi"? Se sì, come?

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  17. Marcello. È precisamente, ma proprio precisamente, l'opposto. Non c'è nulla di male nel cercare di diffondere le proprie idee, ce n'è nell'avere idee malsane. Se uno diffonde cattive idee il problema non è nella diffusione ma nelle cattive idee.

    È una questione di altruismo e di razionalismo: se io penso che qualcosa sia positivo, non vedo perché non dovrei cercare di diffonderlo anche a te, a meno che non ti consideri inferiore o "diverso", come fanno tutti gli identitarismi. Non so se tu abbia un amico che cura i figli con l'omeopatia, ma se ce l'hai e non gli dici niente, sei uno stronzo anche tuche non cerchi di fare proselitismo.

    Ah, naturalmente non provare a contraddirmi: vorrai mica convincermi della tua idea?

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  18. @marcello

    se stiamo qui a discutere, e' perche' io voglio convincere te e tu vuoi convincere me :)
    Non e' vero che tutti le religioni si fondano sul proselitismo
    Diciamo che noi fedeli ci facciamo prendere dalla foga a volte
    Pero' poi dipende dal credo
    Per esempio discutendo con un cristiano, non mi ricordo di che confessione, e obiettandogli che in terre arabe la legge dice che non si puo' convertire, almeno in pubblico, e loro spesso e volentieri la infrangono, lui mi ha candidamente risposto che la loro regola e' diffondere il vangelo e quindi fa quello
    In Islam non arriviamo a tanto
    Dovremmo limitarci a chiarire i dubbi o le false credenze e ad invitare nella maniera migliore senza forzare proprio niente
    Alla fine l'amore per Dio e il prossimo non si possono forzare
    Se l'appartenere a una religione assume un significato sociale o politico come nel caso del cattolicesimo in italia, allora diventa un'altra storia
    B16 che durante gli sbarchi a lampedusa se ne esce con un "speriamo che questi flussi non cambino le tradizione religiose dell'Italia", io lo capisco ma mi ha fatto anche pena

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  19. Scusami Giovanni, è evidente che ho comunicato il mio pensiero in modo errato.
    Ci riprovo:

    "Se uno diffonde cattive idee il problema non è nella diffusione ma nelle cattive idee." Certo, le cattive idee sono la causa e il proselitismo l'effetto, ed è sulla causa che si deve agire; ma ciò è il titolo del post, e proseguivo proprio da questo assunto, puntando il dito anche su quel "dover convincere a tutti i costi": un invito a fare autocritica attiva, smettendo - a causa dell'ipocrisia, della paura o che so io - di scegliere comunque di diffondere un principio, un'idea, che si è già riconosciuta intimamente come criticata in modo umanamente ragionevole. Un'utopia, appunto.

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  20. Ciao Balquis, non ti voglio convincere; non conosco la tua religione e sarei un pazzo se lo facessi.
    "Non e' vero che tutti le religioni si fondano sul proselitismo". Attenzione: non ho scritto tutte. Però fai tu: l'Islam ingloba il 21% della popolazione mondiale e a occhio e croce ai tempi di Maometto non era così. Ora chiamalo come vuoi, ma i fatti ti smentiscono. Credo non abbia molto senso scindere, soprattutto dalle grandi religioni monoteiste, l'elemento del proselitismo.

    "Per esempio discutendo con un cristiano, non mi ricordo di che confessione, e obiettandogli che in terre arabe la legge dice che non si puo' convertire, almeno in pubblico, e loro spesso e volentieri la infrangono, lui mi ha candidamente risposto che la loro regola e' diffondere il vangelo e quindi fa quello". Tento di risponderti: se lui cercassi di fare proselitismo con te in quel modo, tu l'accoglieresti? Come? Rispondendogli che nella tua religione si deve seguire la legge "almeno in pubblico"? I proseliti non può farli chiunque, qui dovrebbe esserci autocritica.

    "In Islam non arriviamo a tanto". La generalizzazione è un espediente fallace.

    "Dovremmo limitarci a chiarire i dubbi o le false credenze e ad invitare nella maniera migliore senza forzare proprio niente..." D'accordo. Mi sembrava di aver ribadito proprio questo.

    "Se l'appartenere a una religione assume un significato sociale o politico come nel caso del cattolicesimo in italia". Esiste al mondo una grande religione che non abbia (e abbia avuto) risvolti anche politici?

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  21. @alqis De Cesare "In Islam non arriviamo a tanto" almeno fino a che qualcuno non pronuncia la parola Jihad!!!
    ori

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  22. *scusami: volevo dire Balqis :-)

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  23. @anon
    a meno che uno non la pronunci per il verso sbagliato, che e' una minoranza che purtroppo pesa
    Come dicevano giustamente Breivik e il suo maestro Spencer, basta uno con una bomba per ucciderne 3000
    La jihad vera e' la lotta interiore, di cui parlavo prima
    Quella militare presuppone un'aggressione e l'esistenza di due stati legittimamente riconosciuti
    @marcello
    di solito dicono che siamo la religione che cresce piu' rapidamente perche' facciamo figli come conigli :P
    Non so perche' suoni cosi' strano il fatto che uno creda in un Dio che e' uno, non ha generato figli e non impone peccati alla nascita per poi dimostrare il suo amore
    A me pare meno favola delle altre
    Beh forse i Buddhisti sono a-politici, escludendo la diatriba Tibetana
    Quando un Paese e' governato da leggi che derivano dalla religione stessa, il legame ci puo' stare
    Pero' in nazioni dove stato e religione sono separati, pur essendoci forti tradizioni storiche, l'ingerenza non va bene
    In Russia il governo si serve degli ortodossi, ma detta le regole
    Qui mi sembra il contrario

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  24. «compulsory love» e «obligatory generosity»

    Oltre alla poca consistenza logica, provate a considerare i loro volti mentre sono a ciò intenti — intendo proprio le versioni compulsory e obligatory, ché quelle spontanee non hanno certo bisogno di essere dettate da una religione. Non si richiedono dieci decimi di empatia per percepire quanto c'è di malsano e artefatto.

    Se avete la ventura di non incrociare mai siffatti personaggi, potete constatarlo anche grazie a quelli che da qualche anno a questa parte la TV abbondantemente propina.

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