“C’è chi in mezzo a questa fetida opacità si sente come a casa sua. […] La [sua] straordinaria diffusione ha un fine ultimo: diffondere l’idea che tutto è sporco e tutti sono sporchi. […] In un paese dove chi ha qualcosa da nascondere si sente più protetto quanto più si allarga il numero dei sospettabili. In termini tecnici, è un depistaggio di massa. In termini etici, è la perfetta mimesi dei disonesti”
Michele Serra, la Repubblica, 8.10.2010
“Il giornalismo è un mestieraccio sporco che partecipa dei conflitti tra poteri […] e che risente di tutte le belle e brutte opacità della lotta politica. Lo pratichiamo anche noi, questo sport, e non facciamo la morale a nessuno. Ma il senso del limite comincia seriamente a diventare un problema. […] Tutto si può fare in regime di libertà di stampa, ma «non costi quel che costi»”
Giuliano Ferrara, Il Foglio, 8.10.2010
Tutto si può fare in regime di libertà di stampa, anche il mestieriaccio sporco che partecipa dei conflitti tra poteri. Qualche dubbio sul fatto che almeno ad una delle forze in campo o anche a tutte, talvolta o sempre, torni utile diffondere l’idea che tutto è sporco e tutti sono sporchi? È un lavoro sporco per sua stessa natura: dovrebbe essere quel giornalismo che copre le spalle ai disonesti dimostrando che la disonestà è di tutti, peccato originale della carne pubblica e privata. Serra dice che questa è “fetida opacità”, Ferrara no, cioè, sarà pure fetida e opaca, ma anche il peggior fetente ha diritto di avere un avvocato, un cane che gli sia fedele e, se ha soldi per poterseli permettere, dei guardaspalle, dei pennivendoli depistatori, perfino dei poeti da brindisi che squittiscono smancerosi: “Com’è bello, il mio padrone! E come è giusto e/o come è umano!”. E tuttavia anche per Ferrara c’è un limite. Oltrepassarlo non sarà immorale, ma costituisce problema serio.
Ecco qui: di fronte a Vittorio Feltri – i due parlano di lui – avremmo solo da decidere se costui è una merda umana senza scrupoli morali (Serra) o è uno che ha solo esagerato con lo sporco, e però troppo (Ferrara). A mio parere, non è così. Anche nella palese difformità di criterio deontologico, i due fanno lo stesso errore: vedono il peccato. Il comedovrebbessere in Serra e il cosivailmondo in Ferrara attingono allo stesso universo mentale cristiano: nell’uno prevale il Dio della Giustizia che premia i buoni e maledice i cattivi, nell’altro il Dio della Misericordia che chiude sempre un occhio, però non devi approfittarne troppo. Inutile dire che sono entrambi segnati dall’essere stati del Pci oltre i trent’anni: anche virando verso l’azionismo, l’uno, e verso il malapartismo, l’altro, l’inculturazione di quel comunismo italiano (bleah!) nell’universo mentale cristiano che da Peppone arriva a Berlinguer o ad Amendola, mentre da Don Camillo arriva a Martini o a Ruini, c’è un nervetto in comune.
Maledetto compromesso storico: ha bruciato una generazione, rendendola refrattaria al metodo liberale. (Lo stesso liberalismo italiano, peraltro, te lo raccomando: tolto Salvemini, tutti con uno zio prete.) Severo in Serra, accomodante in Ferrara, il giudice è lo stesso e non sa giudicare Feltri col metro della norma dello stato di diritto, ma solo con quello della bicipite legge del cosivailmondo e del comedovrebbessere. Si propenda per l’uno o per l’altro, a Feltri si nega il diritto di essere giudicato da un tribunale laico.