A un
biblista non sarebbe passato neppure per l’anticamera del cervello di dire che «nel
Libro del Deuteronomio leggiamo che Dio ci conduce per mano come un papà fa con
il figlio» (La Stampa, 15.12.2013), ma Bergoglio non è un biblista, e chi lo intervistava, ammesso che abbia letto il Libro del Deuteronomio,
non poteva certo dirgli: «Scusi, Santità, parliamo del Libro in cui il “papà” ordina
al “figlio” di sterminare tutta la gente di Sicon (Dt 2, 26-37) e di Basan (Dt
3, 1-11), compresi vecchi, donne e bambini, per impossessarsi della loro terra,
delle loro case e dei loro greggi? O forse fa riferimento alla visione
pedagogica in virtù della quale, “se un uomo avrà un figlio testardo e ribelle
che non obbedisce alla voce né di suo padre né di sua madre e, benché l’abbiano
castigato, non dà loro retta, suo padre e sua madre lo prenderanno e lo
condurranno dagli anziani della città, alla porta del luogo dove abita, e […] allora
tutti gli uomini della sua città lo lapideranno” (Dt 21, 18-21)?». Ce lo
vedete, il Tornielli? Si caga addosso dall’emozione quando intervista un cardinale, figuriamoci col papa...
Non è
biblista, Bergoglio, ma neanche teologo, sicché di fronte a lui Ratzinger pare davvero
il gigante che s’è sempre detto, e che non è mai stato, visto che comparandolo
a Bonhoeffer, Teilhard de Chardin, Barth, Bultmann, De Lubac, Maritain, Rahner,
Guardini, tanto per citare i primi che mi vengono in mente, resta una
mezzasega. Non è teologo, Bergoglio, dunque è comprensibile che alla domanda «perché
soffrono i bambini?» risponda «non c’è spiegazione», mica si può pretendere che
citi l’Agostino del De natura boni. Il fatto è che cita Dostoevskij, dice che
risposta l’ha trovata in Dostoevskij, e verosimilmente fa riferimento al dialogo sulla
questione tra Ivan e Alëša, ne I fratelli Karamazov, nel quale a dire che «non c’è
spiegazione» alla sofferenza dei bambini è Ivan, l’ateo, mentre il pio Alëša una
spiegazione ce l’ha, e ribatte che Dio lascia che accada come ha voluto
accadesse a suo figlio, che «ha dato il suo sangue innocente per tutti e per
tutto», che è proprio
l’Agostino del De natura boni, sputato, e sarà pure una spiegazione a cazzo di cane, ma teologicamente regge. Ok, ma se leggi Dostoevskij, e manco lo capisci, ti conviene metter mano alla Patristica?
Né
biblista, né teologo, Bergoglio, ma neppure ’sto gran campione di ecclesiologia,
perché, alla domanda «avremo donne cardinali?», risponde che «le donne nella
Chiesa devono essere valorizzate, non “clericalizzate”», che nella migliore
delle ipotesi è da considerare la deviazione di un tiro moscio in calcio d’angolo. Perché, delle due, una: o il valore che intende dare alla donne nella
Chiesa non potrà comunque mai essere pari a quello che implica il ministero del sacerdozio, e
allora c’è chiara elusione di ciò che era posto nella domanda relativamente al
ruolo subalterno della donna nella Chiesa, o c’è patente svalutazione di ciò che implica nel
ministero del sacerdozio l’elevazione alla carica cardinalizia, e allora saremmo alla
blasfemia...
Vabbe’ –
uno dice – almeno sarà un grande catechista, ’sto Bergoglio. Manco per niente, perché
pure in questa intervista sottolinea e risottolinea l’importanza delle opere di
misericordia corporale – qui con un bel «date da mangiare a chi ha fame» – ma
quelle di misericordia spirituale? Consigliare i dubbiosi, insegnare agli
ignoranti e ammonire i peccatori, per esempio, come si attagliano a quel «chi
sono io per giudicare un gay?». E che cazzo di risposta è quella che dà alla domanda
se si sia offeso per l’accusa di essere un marxista che gli è stata mossa da
ambienti cattolici statunitensi per la sua Evangelii gaudium? «L’ideologia
marxista è sbagliata – dice – ma nella mia vita ha conosciuto tanti marxisti
buoni come persone, e per questo non mi sento offeso». Ok, ma in questione era
il contenuto dell’Evangelii gaudium, non la malvagità personale dei marxisti. Che
potranno anche essere tutti quanti buoni come persone, ma questo cosa cambia di
ciò che la Dottrina Sociale della Chiesa dice del marxismo? Puoi rigettare l’accusa?
E allora spiega perché quella Esortazione non è marxista…
Pretendo troppo, so bene. In realtà,
Bergoglio non è altro che un esperto in pubbliche relazioni, che poi era quello di cui la
Chiesa di Roma aveva bisogno per cercare di non affogare nel mare di merda che ormai
le arrivava al collo. E il suo lavoro, bisogna essere onesti, lo sta facendo con
indubbia perizia, anche grazie al contributo dei tanti poveri fessi, credenti e
no, che non sono mai mancati a illudersi che il primo Pio IX fosse un
riformista, per rimanerne delusi quando licenziò il Sillabo, che Leone XIII
fosse una specie di socialista, per poi beccarsi un Pio X sulle gengive, che
Pio XI fosse una specie di partigiano antifascista, per poi pigliarsi in culo
un Pio XII che si spendeva per un’intesa tra democristiani e missini, che
Giovanni XXIII fosse un riformatore, per poi sorbirsi la controriforma di Paolo
VI, che il «Dio mamma» di papa Luciani aprisse a chissà cosa, per poi
scandalizzarsi dinanzi alla scoperta che per finanziare Solidarność lo Ior di
Marcinkus riciclava soldi della mafia… La Chiesa è sempre se stessa, cambia solo faccia all’occorrenza.