venerdì 10 maggio 2013

@nonnodipanopoli


A quarantott’ore dal tweet col quale Enrico Mentana ha dato il suo «saluto finale a tutti», l’account @ementana non è stato ancora disattivato. Vuol conservare memoria della sua attività su Twitter? Potrebbe fare un copia/incolla e archiviare tutto in una cartella. Vuol continuare a seguire i suoi 134 following? Può aprire un altro account usando un nome di comodo per usarlo solo in lettura.  No, a mio modesto avviso, il fatto che l’account sia ancora attivo è segno che la decisione di non twittare più sia stata presa d’impulso e che inconsciamente, almeno fino ad ora, l’addio non sia sentito come definitivo. Con quel gesto, tuttavia, Mentana si è reso difficile il ritorno, perché un molestatore è annichilito solo dalla perfetta noncuranza, quando è possibile, sennò dagli strumenti che la legge offre a chi non sappia o non voglia opporre un muro di indifferenza alle sue molestie, mentre invece perde ogni freno quando la sua vittima gli offra prova della loro efficacia, che qui è stata data in modo pieno. D’altronde, finché l’account è attivo, cosa impedisce che Mentana sia fatto oggetto di altre molestie? Erano così intollerabili da costringerlo a smettere di twittare, ma non ha mai denunciato nessuno dei molestatori: da oggi in poi lo farebbe? «Non ho mai bannato nessuno», ha rivelato: comincerebbe a farlo adesso? Saremmo dinanzi a patenti incongruenze logiche che cadrebbero solo nel caso in cui l’account restasse attivo ma Mentana avesse deciso di non visitare più la sua homepage: e allora – ancora – perché tenerlo attivo?

A me pare evidente che a Enrico Mentana piacesse molto twittare (1.444 tweet in meno di un anno), ma che non avesse ben chiaro il rischio che ogni attività sul web comporta o che in ogni caso lo sottovalutasse. «Su Twitter – osserva Massimo Mantellini – [si] può lucchettare il profilo […] usare le liste […] leggere solo le persone che piacciano […] bloccare gli imbecilli. Esiste perfino un tasto apposito. […] Interessa tutto questo [a Mentana]? Ha tempo da dedicare a tutto questo? Non so, non mi pare. Nella sua testa è probabile che Internet dovrebbe adattarsi a lui, comprenderne ruolo ed intelligenza, sensibilità e diritti». È pretender troppo. Come mettersi a declamare in greco le Dionisiache di Nonno di Panopoli al mercato ittico e lamentarsi se arriva un pesce in faccia. Sia chiaro, tirare un pesce in faccia a qualcuno è reato, sicché si può denunciare il fatto e portare il pescivendolo in giudizio. Ma non farlo e lamentarsi quanto il mondo sia insensibile alla bellezza della poesia bizantina, se non da coglioni, è da sprovveduti.


Nota Per correttezza ho linkato questo post a @ementana. Al momento l’account era ancora attivo, ma i following erano stati eliminati: operazione che non aveva senso in vista di una disattivazione dell’account. Bene, ora l’account è stato disattivato. Mi pare, così, ci sia conferma di quanto ho scritto: «inconsciamente, l’addio non [era] sentito come definitivo».   

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