lunedì 13 maggio 2013

The next day

Sono tra quanti hanno accolto con gioia l’uscita di un album di David Bowie dopo dieci anni di assenza e non sono rimasto deluso dall’ascolto dei 14 brani in esso contenuti, anzi, penso che tre o quattro siano decisamente belli: Dirty boys, I’d rather be high, Heat e, più di tutti, Where are we now?, un piccolo capolavoro che un clip diretto da Tony Oursler rende ancora più incisivo.
Ciò che invece mi ha fatto cadere le braccia è stato quello diretto da Floria Sigismondi per The next day, il brano che dà il titolo all’album. La regista c’entra fino a un certo punto perché David Bowie ha tenuto a render noto di aver scritto lui la sceneggiatura, segno che dev’esserne particolarmente fiero. Bene, penso si tratti di una delle cose più brutte viste negli ultimi anni. Mi risparmio di descriverlo, eccolo:


Un inqualificabile polpettone che può trovare ragione solo nell’intento di provocare la reazione di qualche associazione cattolica, come d’altronde è immancabilmente accaduto, per lucrarne un poco di pubblicità. Il problema non sta nella sensibilità che è stata ferita – allarte è consentito stressare ogni permalosità – ma nella sgangherata struttura concettuale del prodotto e nella deprimente soluzione formale che gli è stata data: siamo davanti a un plot che non ha alcuna consistenza, che scorre sciatto, senza alcuna logica a sostenerlo, tanto meno quella che muove il testo della canzone. Una vera cagata.  


Nota Necessario rifarsi gli occhi, dopo un Bowie così infelice: «Space Oddity, uno dei successi di David Bowie, cantata nello spazio dall’astronauta canadese Chris Hadfield nel suo ultimo giorno al comando della ISS, a poche ore dal suo ritorno sulla Terra… Un videoclip del genere, “lontano sopra il mondo”, il Duca Bianco se lo sogna» (repubblica.it).
 

1 commento:

  1. Sempre utile passar di qua: ad esempio, non sapevo che anche Lei apprezzasse il Duca Bianco.
    Stia bene.
    Ghino La Ganga

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