A
quarantott’ore dal tweet col quale Enrico Mentana ha dato il suo «saluto finale
a tutti», l’account @ementana non è stato ancora disattivato. Vuol conservare
memoria della sua attività su Twitter? Potrebbe fare un copia/incolla e archiviare
tutto in una cartella. Vuol continuare a seguire i suoi 134 following? Può aprire
un altro account usando un nome di comodo per usarlo solo in lettura. No, a mio modesto avviso, il fatto che l’account
sia ancora attivo è segno che la decisione di non twittare più sia stata presa d’impulso
e che inconsciamente, almeno fino ad ora, l’addio
non sia sentito come definitivo. Con quel gesto, tuttavia, Mentana si è reso
difficile il ritorno, perché un molestatore è annichilito solo dalla perfetta
noncuranza, quando è possibile, sennò dagli strumenti che la legge offre a chi
non sappia o non voglia opporre un muro di indifferenza alle sue molestie, mentre
invece perde ogni freno quando la sua vittima gli offra prova della loro efficacia,
che qui è stata data in modo pieno. D’altronde, finché l’account è attivo,
cosa impedisce che Mentana sia fatto oggetto di altre molestie? Erano così
intollerabili da costringerlo a smettere di twittare, ma non ha mai denunciato
nessuno dei molestatori: da oggi in poi lo farebbe? «Non ho mai bannato
nessuno», ha rivelato: comincerebbe a farlo adesso? Saremmo dinanzi a patenti
incongruenze logiche che cadrebbero solo nel caso in cui l’account restasse
attivo ma Mentana avesse deciso di non visitare più la sua homepage: e allora – ancora – perché
tenerlo attivo?
A me
pare evidente che a Enrico Mentana piacesse molto twittare (1.444 tweet in meno
di un anno), ma che non avesse ben chiaro il rischio che ogni attività sul web comporta
o che in ogni caso lo sottovalutasse. «Su Twitter – osserva Massimo Mantellini –
[si] può lucchettare il profilo […] usare le liste […] leggere solo le persone
che piacciano […] bloccare gli imbecilli. Esiste perfino un tasto apposito. […]
Interessa tutto questo [a Mentana]? Ha tempo da dedicare a tutto questo? Non
so, non mi pare. Nella sua testa è probabile che Internet dovrebbe adattarsi a
lui, comprenderne ruolo ed intelligenza, sensibilità e diritti». È pretender
troppo. Come mettersi a declamare in greco le Dionisiache di Nonno di Panopoli
al mercato ittico e lamentarsi se arriva un pesce in faccia. Sia chiaro,
tirare un pesce in faccia a qualcuno è reato, sicché si può denunciare il
fatto e portare il pescivendolo in giudizio. Ma non farlo e lamentarsi quanto il mondo sia insensibile alla bellezza della poesia bizantina, se non da coglioni, è
da sprovveduti.
Nota Per correttezza ho linkato questo post a @ementana. Al momento l’account era ancora attivo, ma i following erano stati eliminati: operazione che non aveva senso in vista di una disattivazione dell’account. Bene, ora l’account è stato disattivato. Mi pare, così, ci sia conferma di quanto ho scritto: «inconsciamente, l’addio non [era] sentito come definitivo».
Nota Per correttezza ho linkato questo post a @ementana. Al momento l’account era ancora attivo, ma i following erano stati eliminati: operazione che non aveva senso in vista di una disattivazione dell’account. Bene, ora l’account è stato disattivato. Mi pare, così, ci sia conferma di quanto ho scritto: «inconsciamente, l’addio non [era] sentito come definitivo».
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