Ho scritto che Wikipedia “è tra i «siti informatici» che hanno attivamente protestato, arrivando addirittura ad oscurare le sue pagine, ma non si capisce perché abbia sospeso la protesta, «tesa esclusivamente alla salvaguardia di un sapere libero e neutrale», visto che «le modifiche al ddl [che peraltro] verranno discusse solo a partire dal prossimo mercoledì 12 ottobre» risparmierebbero solo i blog”.
Giovanni Luca Ciampaglia mi dà la seguente spiegazione, alla quale penso sia opportuno dare rilievo:
Forse posso dare un po’ di contesto. Il motivo della sospensione della protesta è che le modalità con cui s'è arrivati a quella decisione sono state fortemente criticate all’interno della comunità. Oltre ad essere stata messa in atto da un gruppo relativamente ristretto di amministratori rispetto all’intera comunità di itwiki, per molti il vero problema è che la semplice idea di protestare sia in violazione del principio di neutralità che è alla base della filosofia del progetto. Il passatempo preferito dei wikipediani è di spaccare il capello in quattro, tuttavia la maggioranza della comunità (su fino al fondatore Jimmy Wales) ha preferito la linea pragmatica ed ha supportato la scelta della Wikipedia Italiana, che in ogni caso è una comunità totalmente autonoma rispetto a quella Inglese. Sempre per lo stesso motivo di rimanere sul programatico, una volta ottenuta la visibilità mediatica, e visto che un oscuramento prolungato avrebbe creato più confusione che altro (si sa, le notizie girano, ma girano distorte: moltissima gente per esempio pensava che a chiudere itwiki fosse stato il governo!), s’è deciso di sospendere l’oscuramento. Dietro Wikipedia c’è molta più politica di quanto possa sembrare a prima vista. Ma la cosa bella è che tutte le discussioni sono lì, disponibili per chiunque.
C'è molto di vero (sono uno degli amministratori della versione di it.wikipedia e uno di quelli che ha appoggiato l'idea della protesta), ma ho due precisazioni da fare:
RispondiElimina1) l'iniziativa non è stata messa in atto "da un gruppo relativamente ristretto di amministratori rispetto all’intera comunità di itwiki", ma proposta da alcuni amministratori e condivisa da parecchi altri utenti (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Bar/Discussioni/Comma_29_e_Wikipedia);
2) dietro Wikipedia non c'è per niente politica: c'è la volontà di centinaia di volontari (studenti, lavoratori, disoccupati e pensionati; uomini e donne; eterosessuali e omosessuali; credenti e atei; eccetera) di non farsi portare in tribunale da gente che non sa nemmeno accendere il computer e che solo ieri ha scoperto l'internets (chiedo scusa a tutti, Malvino in primis, se mi autocito con questo mio articolo, dove spiego meglio i problemi del comma 29 per quanto ci riguarda: http://www.libertiamo.it/2011/10/07/a-rischio-forse-sventato-ecco-i-motivi-della-protesta-di-wikipedia/)
Sul resto nessun appunto. Soprattutto sul fatto che la gggente non abbia capito fino in fondo cosa sia successo, purtroppo, confermo. Noi lo sforzo di far capire in modo chiaro e netto che non è questione di Governi, ma di commi e di leggi fatte a cazzo, abbiamo provato a farlo.
@ Sannita
RispondiEliminaLa rigrazio per il contributo, tuttavia continua a restarmi oscuro ciò che ha motivato la proposta. Se posso essere più esplicito, il sospetto è che la decisione di oscurare it.wikipedia sia stata presa solo per guadagnare simpatie. Guadagnare simpatie è politica.
più che (comunità) inglese, sarebbe più preciso dire (scrivere) anglofona.
RispondiEliminalo stesso wales è statunitense.
@Sannita:
RispondiEliminahai ragione, mi sono espresso male. Quando ho scritto che «Dietro Wikipedia c’è molta più politica di quanto possa sembrare a prima vista» non volevo riferirmi alla politica nazionale, ma al metodo di discussione che si usa all'interno della comunità per decidere tutto: dalla cancellazione della pagine alla creazione di nuove policy. Nel lessico comune ormai «politica» ha una connotazione negativa, ma io volevo solo fare riferimento all'arte del discutere che, a mio modo di vedere, i Wikipediani sanno usare alla perfezione. Certo, poi è ovvio che la politica del mondo reale si rifletterà in una qualche misura nella politica del mondo wiki, ma quello è un altro discorso.
Riguardo al tuo primo punto, quello che dici è vero. Io stesso mi sono trovato d'accordo con la scelta fatta. Però quel tipo di critiche c'è stato, e mi sono limitato a riportarle.
Giovanni
Non capisco questa disquisizione filosofica sul fatto che il "wikistrike" sia stato politico o meno. Si voleva porre l'accento sul fatto che una legge del genere metteva a repentaglio il lavoro (volontario) degli utenti (e nel caso specifico degli amministratori e di coloro che fanno "patrolling", cioè controllano gli inserimenti sull'enciclopedia), e si è deciso di perseguire la strada dello "sciopero". Il progetto Wikipedia è di tutti e di nessuno, per cui dato che lo sciopero aveva sollevato attenzioni e contatti (giornalistici e pare addirittura politici), si è deciso di non perseguire ad oltranza, ma riportare il tutto alla normalità pur rimanendo vigili sull'iter della legge (e infatti il banner di spiegazione è ancora lì).
RispondiElimina"Dietro Wikipedia c’è molta più politica di quanto possa sembrare a prima vista. Ma la cosa bella è che tutte le discussioni sono lì, disponibili per chiunque"
RispondiEliminaQuesti wikipediani somigliano un po' troppo ai radicali. Certo però a differenza loro sono molto più utili.
(due parole in risposta ai rischi paventati per wikipedia dal comma 29: quella legge andava a modificare la legge sulla stampa, internet non è la stampa, quella norma sarebbe stata tranquillamente disapplicata o non applicata al semplice 'sito informatico' tout court, al quale Wikipedia, secondo Sannita, sarebbe stato equiparato se il comma 29 fosse rimasto cosi'. Spero di essermi spiegato)
@Malvino: Per me è difficile non fare politica, perché penso che molte cose rientrino nella sfera della "politica". Se qualcuno difende i propri interessi contro una legge che reputa sbagliata, fa politica, se vogliamo. E non nego che si possa, se vogliamo seguire questo schema, considerare una posizione politica. Ma, al di là delle etichette, noi intendevamo e intendiamo porre un problema di difesa dei nostri interessi.
RispondiElimina@Junkie: Nessuna necessità di scusarsi, anzi hai fatto un'analisi davvero al di sopra della media delle robe che leggo su di noi, nonostante quelle due lievi imprecisioni. :)
@Alessandro D'Amato: Grazie per il paragone, ma i radicali sono i radicali e noi siamo noi: loro portano avanti le loro opinioni in quanto movimento politico, noi portiamo avanti il nostro scopo di creare una enciclopedia senza opinioni. Quanto ai rischi paventati, ricordiamo sempre che l'interpretazione di una legge spetta al giudice. Ora, da silenzioso lettore di lungo corso di questo blog, so bene del precedente di Ovidio Marras. Ma esiste pure quella categoria di persone (a cui appartengo io) che non vuole impiccarsi alle lungaggini dei processi civili, ché mettere piede in un'aula di tribunale per dimostrare la sua innocenza sempre una rottura di cazzo è.