I dati sulla massa monetaria usciti oggi non confermano. Più che probabile, direi possibile, ma deve prima avvenire uno shock come quello petrolifero degli anni Settanta (e al momento pare improbabile).
Non conoscevo i dati sulla massa monetaria, ma faccio presente che, come non possiamo stampare altra moneta, non possiamo nemmeno toglierla dalla circolazione. Sull'eventualità di uno shock, non c'è bisogno di un evento di grosse dimensioni come la crisi petrolifera degli anni Settanta: basta molto meno.
In realtà, sì. Non possiamo eliminare il circolante, ma quello è praticamente irrilevante; quello che conta sono gli aggregati comprendenti anche i depositi - e quelli sì che possono ridursi velocemente. "Stampare moneta" è un'espressione semplificativa, ma fuorviante: quello che accade veramente, è la creazione di nuovi depositi bancari da parte dell'istituto di emissione, che sia sotto forma di credito alle banche commerciali, di acquisto di titoli pubblici, ecc. L'aggregato monetario può ridursi, ad esempio, perché nel tempo può mutare, spontaneamente o per effetto delle decisioni delle autorità, la propensione delle banche a concedere credito (come pure quella delle imprese a chiederne).
la stagflazione la prevengono tagliando salari e pensioni, in tal modo però alimentando la recessione: l'inflazione resta contenuta ma decresce progressivamente il potere d'acquisto e, come non bastasse, aumenta la disoccupazione
una genialata che consente di trasferire ricchezza (quindi mettendo freno alla caduta dei profitti) da chi la produce a chi la tesaurizza, dal lavoro alla speculazione, con sempre meno oneri sociali a carico
il ragionier Monti queste cose le conosce a menadito, anzi, a menarrosto
pertanto, Luigi, hai ragione tu, solo che la stagflazione viene mascherata
dimenticavo: lo shock petrolifero viene DOPO, come effetto della fine del gold standard (1971). gli sceicchi non erano fessi: se tu compri oil in dollari ma questi cessano di essere covertibili in oro, indi se ne stampi a manetta, il loro valore cala. e l'opec aumenta il prezzo degli idrocarburi. e così per l'oro, equivalente universale, che da mille lire in poco tempo schizza a 8-9.000 lire.
l'oro, che è una merce, anzi la merce per antonomasia con la quale si rapportano tutte le altre, è il vero termometro dell'inflazione. e vediamo a quali vette sta l'oro oggi
Quest'affermazione fa tanto prova ontologica dell'esistenza di Dio.
Parlando di cose serie, la questione oro, quel che dici è innegabile, ma è nuovamente correlato con lo svilimento del biglietto verde e alla corsa ad una nuova valuta di riserva. La stagflazione è principalmente un problema americano, dove ormai i dollari li usano per imbottire i materassi.
Ma, per quanto riguarda la politica monetaria, l'intera Europa è praticamente sotto il dominio della Germania, se si considera che la BCE ha ereditato lo statuto della Bundesbank.
E in Germania, negli anni Settanta, proprio grazie alla Bundesbank, i tassi reali non furono quasi mai negativi, a differenza dei nostri, che lo furono quasi sempre in quel decennio, a causa di politiche krug-maniache. Il risultato fu che l'inflazione tedesca rimase attorno al 5%, altina, certo, ma ben poca cosa rispetto al 25% dell'Italia, che poi uscì dagli anni Settanta con debiti che ci trasciniamo ancora oggi.
(E chissà come mai in Germania i salari che ti - e mi - stanno tanto a cuore si sono ripresi prima di quelli italiani, semmai questi si sono ripresi).
Considerando (spero) che il massimo che la Germania potrà concedere sarà (scusate il gioco) un alleggerimento del restringimento della politica monetaria (ma non un QE: la M3 non segnala iperinflazione, ma neppure disinflazione o deflazione, sia chiaro), ribadisco che il pericolo stagflazione è possibile, ma non è lo scenario più probabile.
I dati sull'inflazione che ho dato sono un po' troppo spannometrici, desidero precisare: in Germania, negli anni Settanta, essa oscillò fra il 2 e l'8% [considerando che fece picco due volte all'8%, il 5% come valore centrale mi pare buona approssimazione].
In Italia l'inflazione oscillò fra il 10 (o il 5% del 1971, se vogliamo considerarlo) e il 25%, e a volere rimanere bassi come valore centrale prenderei il 15%.
quando affermo che si tratta di una stagflazione mascherata (e morivo il fatto) non mi riferisco a una fatto di dottrina
se leggi bene quanto ho scritto scoprirai che parlo di "inflazione contenuta". Lo sanno tutti quali sono i numeri dell'inflazione (Malvino pubblica il grafico) e l'inflazione a due cifre degli anni settanta. la differenza, come rilevavo, tra ieri e oggi, consiste nel fatto che in presenza di un'inflazione galloppante i salari erano agganciati grazie al recupero della contingenza.
perciò, in termini relativi e fattuali, possiamo parlare di stagflazione, anche se questa (appunto perché mascherata) non emerge evidente dai numeri
del resto di quanto è diminuito il potere d'acquisto nostro negli ultimi 20 anni? e in questi ultimi dieci anni almeno c'è stata crescita? e allora il fenomeno lo possiamo chiamare come vogliamo ma gli EFFETTI sono quelli
>perciò, in termini relativi e fattuali, possiamo parlare di stagflazione, anche se questa (appunto perché mascherata) non emerge evidente dai numeri
Senza dati empirici dovrei crederti sulla parola, e non è mio costume. Io continuo a non vederla questa stagflazione.
Per spiegare l'impoverimento reale, prima che ai prezzi guarderei alla crescita nulla, appunto, o alla produttività, morta, cremata e sparsa nel Sahara. Se non facciamo salire pure questi valori, il salario si potrà pure gonfiare, ma non aumenterà mai di sostanza. E questo stagflazione o meno, con o senza scala mobile (è quello che abbiamo sperimentato negli anni Settanta, appunto).
Altro campo di intervento dovrebbe essere la politica fiscale: siamo d'accordo (sia pure per motivi principali diversi) sulla necessità di politiche che redistribuiscano il reddito e prevedano un diverso carico fiscale per alleggerire quello sul lavoro, dal canto mio perché la tesaurizzazione della ricchezza crea inefficienze (oltre che ingiustizie).
Altra cosa che probabilmente ti piacerà di meno: ieri, oggi e domani troppa gente è uscita, esce e uscirà dal lavoro troppo presto, diventando un carico per chi lavora e per chi vorrebbe lavorare (i giovani). E siamo ancora all'inizio del pensionamento dei baby-boomers: va eliminato l'odiosissimo dualismo di sistemi prevedendo lo stesso calcolo per tutti e adeguata l'età pensionabile all'aspettativa di vita, perché oggi si pagano contributi per 10-15 anni e si resta in pensione per 20, 30 e oltre. Il gap chi lo paga? I lavoratori, i giovani soprattutto. Anche questo contribuisce a spiegare questo impoverimento senza tirare in ballo i prezzi.
Se c'è stato impoverimento per i lavoratori (e c'è stato) non è insomma colpa dell'inflazione, ma di un sistema economico reso cadavere dal blocco della politica e di caste e corporazioni (pure sindacali) e di un sistema fiscale pesantemente imperniato sul lavoro sia direttamente che indirettamente (le pensioni appunto, ma non solo). E di tutto questo almeno qualche indizio lo troviamo, no?
...o potremmo anche metterla così, castaldi: un liberale starnazza fortissimo, fino a esigere riti funebri religiosi... un comunista sale su un aereo (o apre una finestra) e via...
(mi scuso con la memoria di welby - non è con lui che ce l'ho, naturalmente)
I dati sulla massa monetaria usciti oggi non confermano. Più che probabile, direi possibile, ma deve prima avvenire uno shock come quello petrolifero degli anni Settanta (e al momento pare improbabile).
RispondiEliminaNon conoscevo i dati sulla massa monetaria, ma faccio presente che, come non possiamo stampare altra moneta, non possiamo nemmeno toglierla dalla circolazione. Sull'eventualità di uno shock, non c'è bisogno di un evento di grosse dimensioni come la crisi petrolifera degli anni Settanta: basta molto meno.
RispondiEliminaIn realtà, sì. Non possiamo eliminare il circolante, ma quello è praticamente irrilevante; quello che conta sono gli aggregati comprendenti anche i depositi - e quelli sì che possono ridursi velocemente.
RispondiElimina"Stampare moneta" è un'espressione semplificativa, ma fuorviante: quello che accade veramente, è la creazione di nuovi depositi bancari da parte dell'istituto di emissione, che sia sotto forma di credito alle banche commerciali, di acquisto di titoli pubblici, ecc.
L'aggregato monetario può ridursi, ad esempio, perché nel tempo può mutare, spontaneamente o per effetto delle decisioni delle autorità, la propensione delle banche a concedere credito (come pure quella delle imprese a chiederne).
Francesco Martucci
siamo talmente messi male che non ce ne accorgiamo nemmeno
RispondiEliminala stagflazione la prevengono tagliando salari e pensioni, in tal modo però alimentando la recessione: l'inflazione resta contenuta ma decresce progressivamente il potere d'acquisto e, come non bastasse, aumenta la disoccupazione
RispondiEliminauna genialata che consente di trasferire ricchezza (quindi mettendo freno alla caduta dei profitti) da chi la produce a chi la tesaurizza, dal lavoro alla speculazione, con sempre meno oneri sociali a carico
il ragionier Monti queste cose le conosce a menadito, anzi, a menarrosto
pertanto, Luigi, hai ragione tu, solo che la stagflazione viene mascherata
dimenticavo:
RispondiEliminalo shock petrolifero viene DOPO, come effetto della fine del gold standard (1971). gli sceicchi non erano fessi: se tu compri oil in dollari ma questi cessano di essere covertibili in oro, indi se ne stampi a manetta, il loro valore cala. e l'opec aumenta il prezzo degli idrocarburi. e così per l'oro, equivalente universale, che da mille lire in poco tempo schizza a 8-9.000 lire.
l'oro, che è una merce, anzi la merce per antonomasia con la quale si rapportano tutte le altre, è il vero termometro dell'inflazione. e vediamo a quali vette sta l'oro oggi
scusa la propedeutica, non è diretta a te
>la stagflazione [esiste ma] viene mascherata
RispondiEliminaQuest'affermazione fa tanto prova ontologica dell'esistenza di Dio.
Parlando di cose serie, la questione oro, quel che dici è innegabile, ma è nuovamente correlato con lo svilimento del biglietto verde e alla corsa ad una nuova valuta di riserva. La stagflazione è principalmente un problema americano, dove ormai i dollari li usano per imbottire i materassi.
Ma, per quanto riguarda la politica monetaria, l'intera Europa è praticamente sotto il dominio della Germania, se si considera che la BCE ha ereditato lo statuto della Bundesbank.
E in Germania, negli anni Settanta, proprio grazie alla Bundesbank, i tassi reali non furono quasi mai negativi, a differenza dei nostri, che lo furono quasi sempre in quel decennio, a causa di politiche krug-maniache. Il risultato fu che l'inflazione tedesca rimase attorno al 5%, altina, certo, ma ben poca cosa rispetto al 25% dell'Italia, che poi uscì dagli anni Settanta con debiti che ci trasciniamo ancora oggi.
(E chissà come mai in Germania i salari che ti - e mi - stanno tanto a cuore si sono ripresi prima di quelli italiani, semmai questi si sono ripresi).
Considerando (spero) che il massimo che la Germania potrà concedere sarà (scusate il gioco) un alleggerimento del restringimento della politica monetaria (ma non un QE: la M3 non segnala iperinflazione, ma neppure disinflazione o deflazione, sia chiaro), ribadisco che il pericolo stagflazione è possibile, ma non è lo scenario più probabile.
I dati sull'inflazione che ho dato sono un po' troppo spannometrici, desidero precisare: in Germania, negli anni Settanta, essa oscillò fra il 2 e l'8% [considerando che fece picco due volte all'8%, il 5% come valore centrale mi pare buona approssimazione].
RispondiEliminaIn Italia l'inflazione oscillò fra il 10 (o il 5% del 1971, se vogliamo considerarlo) e il 25%, e a volere rimanere bassi come valore centrale prenderei il 15%.
quando affermo che si tratta di una stagflazione mascherata (e morivo il fatto) non mi riferisco a una fatto di dottrina
RispondiEliminase leggi bene quanto ho scritto scoprirai che parlo di "inflazione contenuta". Lo sanno tutti quali sono i numeri dell'inflazione (Malvino pubblica il grafico) e l'inflazione a due cifre degli anni settanta. la differenza, come rilevavo, tra ieri e oggi, consiste nel fatto che in presenza di un'inflazione galloppante i salari erano agganciati grazie al recupero della contingenza.
perciò, in termini relativi e fattuali, possiamo parlare di stagflazione, anche se questa (appunto perché mascherata) non emerge evidente dai numeri
del resto di quanto è diminuito il potere d'acquisto nostro negli ultimi 20 anni? e in questi ultimi dieci anni almeno c'è stata crescita? e allora il fenomeno lo possiamo chiamare come vogliamo ma gli EFFETTI sono quelli
>perciò, in termini relativi e fattuali, possiamo parlare di stagflazione, anche se questa (appunto perché mascherata) non emerge evidente dai numeri
RispondiEliminaSenza dati empirici dovrei crederti sulla parola, e non è mio costume. Io continuo a non vederla questa stagflazione.
Per spiegare l'impoverimento reale, prima che ai prezzi guarderei alla crescita nulla, appunto, o alla produttività, morta, cremata e sparsa nel Sahara. Se non facciamo salire pure questi valori, il salario si potrà pure gonfiare, ma non aumenterà mai di sostanza. E questo stagflazione o meno, con o senza scala mobile (è quello che abbiamo sperimentato negli anni Settanta, appunto).
Altro campo di intervento dovrebbe essere la politica fiscale: siamo d'accordo (sia pure per motivi principali diversi) sulla necessità di politiche che redistribuiscano il reddito e prevedano un diverso carico fiscale per alleggerire quello sul lavoro, dal canto mio perché la tesaurizzazione della ricchezza crea inefficienze (oltre che ingiustizie).
Altra cosa che probabilmente ti piacerà di meno: ieri, oggi e domani troppa gente è uscita, esce e uscirà dal lavoro troppo presto, diventando un carico per chi lavora e per chi vorrebbe lavorare (i giovani). E siamo ancora all'inizio del pensionamento dei baby-boomers: va eliminato l'odiosissimo dualismo di sistemi prevedendo lo stesso calcolo per tutti e adeguata l'età pensionabile all'aspettativa di vita, perché oggi si pagano contributi per 10-15 anni e si resta in pensione per 20, 30 e oltre. Il gap chi lo paga? I lavoratori, i giovani soprattutto. Anche questo contribuisce a spiegare questo impoverimento senza tirare in ballo i prezzi.
Se c'è stato impoverimento per i lavoratori (e c'è stato) non è insomma colpa dell'inflazione, ma di un sistema economico reso cadavere dal blocco della politica e di caste e corporazioni (pure sindacali) e di un sistema fiscale pesantemente imperniato sul lavoro sia direttamente che indirettamente (le pensioni appunto, ma non solo). E di tutto questo almeno qualche indizio lo troviamo, no?
...o potremmo anche metterla così, castaldi: un liberale starnazza fortissimo, fino a esigere riti funebri religiosi... un comunista sale su un aereo (o apre una finestra) e via...
RispondiElimina(mi scuso con la memoria di welby - non è con lui che ce l'ho, naturalmente)
il fu orsopio
sorry... il commento precedente (se sopravvivesse all'approvazione) sarebbe stato destinato al post su magri/welby, naturalmente...
RispondiEliminail f.o.