lunedì 28 novembre 2011

Potere e società nella Napoli del XXI secolo



Vincere la corsa per Palazzo San Giacomo come l’ha vinta Luigi De Magistris – 27% al primo turno e 65% al ballottaggio – avrebbe fatto venire voglia di Palazzo Chigi a chiunque. Solo le malelingue, dunque, potevano aver da ridire – e ne hanno avuto – sul fatto che “Giggino” non avesse nemmeno fatto in tempo a indossare la fascia tricolore per dar già qualche segno di inequivocabile smania, promettendo miracoli in quattro giorni come se fosse ancora in campagna elettorale, annunciando di voler dar vita a un partito tutto suo e mettendosi in posa da statista in nuce, baciando l’ampollina del sangue di San Gennaro ma chiarendo che si trattava di un bacio molto laico.
Cose così, senza un calcolo troppo calcolato, tra furbizia ingenua e furba ingenuità, a ulteriore prova, per chi ne avesse avuto ancora bisogno, che il nostro amato sindaco è più guaglione che chiattillo, di cuore semplice e testa pure, tendenzialmente buono ma non fesso, un poco in sovrappeso forse, ma solo il necessario per non impensierire mamma. Non più giudice, insomma, ma passabilmente giudizioso. E infatti si è subito dato una calmata.
Ha capito che per usare Napoli come un trampolino non deve esagerare, perché il trampolino è delicato e, se si scassa, non salta ma precipita. Sicché continua la raccolta dei punti per il concorso a premier del vasto arco politico che in lui potrebbe trovare il massimo comun divisore del tutto e del niente che sta tra centro e sinistra, e un po’ fa il centrista sistemando suo fratello al Comune, un po’ fa l’uomo di sinistra istituendo il registro delle coppie di fatto. Non potremo non ricordarcelo, ci ha comprato con uno specchietto e una manciata di perline colorate. 

Pronta la risposta del cardinale Crescenzio Sepe, un altro che sta a Napoli come su un trampolino, pronto a fare il grande salto verso Roma, perché dopo Wojtyla e Ratzinger – eccheccazzo – il posto spetterebbe a un italiano.
A dispetto del suo faccione da salumiere enfisematoso, Sua Eminenza è sempre stato un uomo sveglio e intraprendente, di tempra taurina e agilità felina, con un senso della pastorale bello grosso, e poi è un profondo conoscitore della logica che muove i mezzi di comunicazione, più per istinto che per studio, il che è fottutamente meglio. Estroso, brillante, duttile, moderatamente moderato, è uno splendido animale politico e sa muoversi da dio nella ragnatela del parastato, avendo dalla sua un’agenda da far invidia a quella di Luigi Bisignani. Ambizioso, ma senza darlo troppo da vedere, è dotato di un fiuto eccezionale per riuscire a cavare il massimo risultato mediatico dal minimo rischio espositivo, e infatti di pericoli ne ha corsi tanti, ma senza troppo danno.
Pronta la sua risposta – dicevo – alla delibera del Comune che avvia l’iter per il registro delle unioni civili: spalanca le porte della cappella dell’episcopio e, insieme, le sue paterne braccia ai separati e ai divorziati che hanno dato vita a nuove unioni. Niente di particolare, in realtà. Non somministra loro l’eucaristia, si limita a dare forma plastica a quella solerte cura pastorale che la Chiesa non nega a chi s’è messo sotto i piedi un sacramento. Tanto meno è gesto che dia riconoscimento pieno a quelle nuove unioni, men che meno sul piano del diritto ecclesiastico.
E tuttavia l’iniziativa si offre come alternativa a quella di De Magistris, consentendogli di sfondare una porta splancata nell’affermare che un registro delle coppie di fatto non è scelta da ritenersi prioritaria con tante famiglie numerose che non arrivano a fine a mese. Una faina, no? 



N. B. Il titolo del post è volutamente pretenzioso e fa il verso alla storiografia che va da Croce ad Allum. Secondo quanto butta il secolo, tanto passa il convento. 

2 commenti:

  1. Apprezzo sempre molto i suoi post 'embedded' dal territorio. Da lontano non si comprende un groviglio tra i più interessanti d'Italia.

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  2. uno dei più belli, forse anche tra i più acuti in tema e chiatillo (me l'ha tradotto in traspadano cirino pomicino) e tutto il resto valgono un saggio

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