martedì 22 novembre 2016

Bravo D’Alimonte

Su due cose stanno battendo il ferro, e da mesi, Renzi e i suoi:
(1) la legge elettorale detta Italicum non centra niente con la riforma costituzionale sulla quale si vota il 4 dicembre (non farebbero affatto «combinato disposto», come sostengono quanti si oppongono alluna, allaltra o a entrambe);
(2) nelle intenzioni di chi si è tanto speso, e tanto si spende, perché vengano approvate entrambe non cè mai stata quella di cambiare la forma di governo (che non cambierebbe affatto, dicono, se entrambe fossero approvate).
Poi arriva DAlimonte, che ha scritto entrambe, e manda tutto in vacca:
(1) «Come sapete, Renzi tiene distinta la riforma costituzionale dalla riforma elettorale. Io invece ritengo che questo sia un errore, perché gli italiani devono capire che siamo di fronte a una scelta che si fonda sulla combinazione tra il nuovo sistema di voto, lItalicum, e i cambiamenti costituzionali. Insieme queste due riforme disegnano un modello di democrazia rappresentativa diverso da quello che ha caratterizzato il nostro sistema politico a partire dal 1948»;
(2) «Il cosiddetto Italicum è una riforma in fondo molto semplice, al di là di certe tecnicalità. Il suo punto di forza è che noi elettori saremo messi in condizione di scegliere “direttamente” il governo del paese. Lo dico senza mezzi termini perché non mi spaventa laccusa di tanti costituzionalisti che con lItalicum si cambia la forma di governo».
Più linguacciuto di Calderoli, capace di assai più stretta sintesi (daltronde si sa come son fatti, i professoroni), però altrettanto onesto, anzi di più, perché, per dire chiaro e tondo che aveva scritto «una porcata», Calderoli impiegò anni, e invece DAlimonte lo dice ora, prima che le sue porcate vengano approvate, bravo DAlimonte.
Avrebbe meritato di avere più voce in questa campagna referendaria per sei quinti centrata sul taglio dei costi della politica, anzi addirittura sul «taglio dei politici»sarebbe stato bello sentirlo dire che «questa questione è abbastanza irrilevante»«non è la parte più importante della riforma», però merita di essere gonfiata perché «serve a mobilitare consenso».
Questo ci sarebbe piaciuto sentire, e invece per mesi ci è toccato patire i pippotti mandati a memoria dagli uommene scic e dalle femmene pittate coi quali Renzi ci ha intasato tutti i canali di comunicazione: la riforma costituzionale non ha niente a che vedere con lItalicum, non cambia la forma di governo, serve a risparmiare denaro pubblico, è l’ultima chance per evitare il default... Meglio, molto meglio, DAlimonte: «La riforma poteva essere fatta meglio». Nel senso che, dovendo far fuori la democrazia parlamentare, il presidenzialismo poteva essere meno implicito, ma, si sa, anche chi è onesto non può sempre essere esplicito come vorrebbe. 



[Tutti i virgolettati sono tratti dalla lezione tenuta dal professor Roberto D’Alimonte al Convegno del Bancoper’s tenutosi lo scorso 29 ottobre e pubblicata su Il Foglio di martedì 22 novembre.]

5 commenti:

  1. Quindici ragioni nel merito per cui votare No (e sono anche poche). Sono riportati anche articoli e commi così da poterle confrontare con il testo.

    https://caveasinus.wordpress.com/2016/11/18/quindici-ragioni-per-cui-votare-no-e-sono-anche-poche/

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  2. Sul due poco da dire. Sull'uno invece 1)c'è la Corte a brevissimo 2)pure in caso di vittoria del sì in caso di sondaggi negativi verrà emendata x evitare il vae victis 3)se anche non succedesse la prossima maggioranza potrà cambiarla.
    Abbiamo cambiato quattro leggi elettorali in vent'anni, preferisco andare a votare sulla Costituzione ignorando l'Italicum.

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  3. La chiarezza e la pulizia che non si possono permettere.

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  4. Ma perché uommene con la u?

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