martedì 6 dicembre 2016

Ma non subito


Era training autogeno già alla vigilia, quando la paura di perdere cominciava a incrinare la convinzione, maturata poi chissà come, che il Sì avesse recuperato e fosse prossimo al sorpasso: si diceva che in caso di sconfitta, che comunque poteva essere solo di stretta misura, Matteo Renzi avrebbe avuto buon diritto di intestarsi quel 49, quel 48, quel 47 per cento, come espressione di una fiducia che gli era rinnovata da mezza Italia, o quasi, mentre l’altra metà gliela negava, certo, ma solo in forza dell’essere accozzaglia di tutto il resto, roba buona a fare opposizione, ma incapace di esprimere una credibile alternativa di governo.
Avesse vinto il Sì, nessun problema: era chiaro, con ciò, che Matteo Renzi avesse il consenso di più della metà del paese, che evidentemente aveva voluto confermargli la fiducia che gli era stata espressa col voto delle Europee del 2014. In entrambi i casi, le Politiche erano da considerarsi mera formalità. Diventava irrilevante stabilire quando indirle, altrettanto irrilevante stabilire con quale legge elettorale tenerle, si poteva lasciar decidere a lui delluna e dellaltra cosa, secondo come gli girava l’agenda.
Erano i suoi a dargli voce, li avrete sentiti. Sgusciando la fava dal baccello: «Di chi è la riforma costituzionale? Sua, no? Giocoforza, allora, il Sì alla riforma sarà un Sì anche a lui: la personalizzazione del referendum, dunque, è più che legittima. Anzi no, come non detto, personalizzarlo è un errore, non vi permettete di personalizzarlo. Mettendo da parte l’antipatia nei suoi confronti, infatti, considerando il merito della riforma, anche un elettore di Forza Italia o, perché no, del M5S, se intellettualmente onesto, può trovarla buona, e votare Sì. È chiaro, naturalmente, che poi andrà conteggiato come elettore che vuole resti a Palazzo Chigi. Diciamo che la personalizzazione continua ad essere legittima, ma solo per quanto può tornargliene di comodo».
È training autogeno anche adesso che la sconfitta si è rivelata assai più pesante e, tutto sommato, poteva esserlo anche se il No avesse vinto col 62, col 63, col 64 per cento, perché un uomo cui va il consenso del 38, del 37, ma anche soltanto del 36 per cento di un elettorato che ormai è tripolarizzato, può dirsi pienamente legittimato a proporsi come più la credibile offerta di leadership presente sul mercato. Solo lItalicum potrebbe mettersi di traverso, ma ci penserà la Consulta a rottamarlo, e sì che era un gioiellino, tutta lEuropa ce lavrebbe invidiato. Presto, allora, si voti.
Poi c’è che il Sì ha raccolto il 40 per cento e 40 è un numero portafortuna, perché è col 40 per cento che Matteo Renzi perse le Primarie contro Pierluigi Bersani nel 2012 ed è col 40 per cento che vinse le Europee del 2014: la fede cieca ci vede la fatale sinusoide, dopo un 40 per cento con cui si perde c’è un 40 per cento con cui si vince, e se ieri è col 40 per cento che si è perso, si vada subito al voto perché sarà di certo col 40 per cento che il Pd vincerà le Politiche.
È impossibile capire quanto ci sia di qabbalàh in questo modo di trarre indicazioni dal risultato del 4 dicembre, di certo trova un senso pienamente intellegibile solo nella malata logica che assegna a Matteo Renzi il ruolo di uomo indispensabile al paese, mentre in realtà lo è solo ai suoi cortigiani, che continuano a reggergli lo strascico anche adesso che dalla piazza s’è levata voce che il re è nudo. Sono loro ad aver drogato per anni la sua autostima fino a trasformarla in narcisismo paranoide, sono loro ad averlo portato alle vette di un delirio, a tratti lucido, ma sempre meno, dal quale ormai gli è consentito solo precipitare. Ma non subito. Mancano ancora le convulsioni, che di solito prendono tempo. 

12 commenti:

  1. Vabbè ,molti vorrebbero buttare Matteo nella spazzatura, chissà che la Raggi non lo trovi in un cassonetto di Roma e multi i malcapitati per aver sbagliato il cassonetto?
    Indubbiamente tra i "pacchetti per turisti gay" di Torino e le visite notturne ai cassonetti di Roma , sta nascendo un nuovo modo di far politica.

    caino

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  2. Caro Malvino, temo che il suo antii-Renzismo sfiori la monomania. Sia sincero con se stesso: Lei vede, nel panorama politico italiano, un possibile, accettabile sostituito di Renzi? Grillo? Berluska? Salvini? Personalmente non condivido lesagerata stima di se che Renzi ha dimostrato, ma penso che purtroppo non abbiamo di meglio. Perchè non si mette lei in politica, visto che è così bravo?

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    1. E' Renzi ad aver occupato ogni spazio possibile, non io ad essere monomaniaco. Però ammetto che scrivo soprattutto di quello che non mi piace e Renzi riassume nella sua persona quasi tutto ciò che detesto. Sul fatto che si debba considerarlo utile, necessario o addirittura indispensabile, per mancanza di una alternativa credibile, ho già espresso nel post cosa io pensi di chi lo sostiene, e qui non lo ripeterò, per risparmiarle quella che le sembrerebbe senza dubbio una scortesia. Perché non mi metto io in politica? Perché non mi va, ho deciso di fare altro nella vita. Ma questo, secondo lei, dovrebbe bastare ad impedirmi di dare un giudizio su chi amministra la cosa pubblica? Non me ne voglia, ma come cazzo ragiona?

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  3. Comunque, Renzi è stato di parola: le dimissioni le ha rassegnate sul serio, caso raro in Italia.

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    1. Lo fece anche D'Alema dopo le regionali 2000.
      E Renzi si era impegnato (anche in un discorso al Senato) non a dimettersi da presidente del consiglio ma a ritirarsi dalla politica — spiegando, poi, che riciclarsi dopo una sconfitta "chiave" vuol dire contribuire al "pantano", mentre gli "anglosassoni" seguono ben altra prassi (fosse vero).

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  4. Cortigiani, vil razza dannata!

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  5. Caro Malvino, mai detto o pensato quello che lei insinua. Lei ha ovviamente tutto il diritto di esprimere le sue opinioni in qualsiasi caso, ci mancherebbe altro. Ma l'instabilita' che ci aspetta nel dopo Renzi e' un regalo che i deplorevoli grillini e legaioli hanno fatto al paese non certo per ragioni costituzionali. Renzi ha sicuramente sbagliato a personalizzare il referendum e ha chiaramente peccato di ubris. Speriamo che dalla melee del dopo Renzi salti fuori un leader politico decente. Noto una certa stizza piccata nella sua risposta. Io non considero Renzi necessario o indispensabile, ma lo preferisco a Grillo Salvni e Berlusconi come persona, sia pur con i suoi evidenti difetti.

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    1. A me non sembra affatto diverso dai tre, cambia solo la confezione. E mi consentirà ch'io dedichi maggiormente a lui le mie attenzioni perché a differenza dei tre è al momento il più pericoloso proprio perché riesce a sembrare il menopeggio a brave persone come lei.

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    2. "Noto una certa stizza piccata nella sua risposta."
      Detto da chi scrive "Perchè non si mette lei in politica, visto che è così bravo? " fa molto ridere

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  6. Se per lei Renzi e' il male assoluto che dira' di Trump?

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    1. Mai detto una cosa del genere, gli assoluti non esistono.

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  7. Si parla già di un Renzi bis, già il monologo di ieri alla Direzione PD ha decisamente cancellato quanto dichiarato a caldo, intendo la parte in cui voleva farsi passare per la mosca bianca che quando perde se ne va. Perché per il resto non c'è mai stata l'ombra di un ripensamento, l'unico errore è stato non aver spiegato bene la riforma agli elettori. Niente anno sabbatico, ma soprattutto non uno straccio di analisi da parte del resto del partito, chiunque dissenta dal capo viene dato in pasto ad una claque inviperita fuori dal Nazareno e nei social network. Il PD farà la stessa fine del PSI. Alberto Garbato.

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