Solo
un farabutto può rimanere insensibile all’amarezza che gronda
dall’intervista che Giorgio Napolitano ha concesso a Mario Ajello
per Il Messaggero di giovedì 22 dicembre, ma per trarne
godimento, laddove dell’emerito
non si sia mai tollerato l’indebito
esorbitare dalle sue prerogative istituzionali, si dev’essere
proprio un mascalzone, e una vera carogna, poi, per goderne al punto
da lasciarsi scappare, per grata riconoscenza all’annuncio
del suo ritirarsi a vita privata, quel solenne «vafammoccammàmmete!» che
nella suburra sta a sigillo d’ogni estremo congedo. Niente di tutto questo da noi che siamo
d’animo nobile e d’indole gentile, mancherebbe altro. Letteralmente: mancherebbe altro.
i mie contatti con Napoli sono stati occasionali e sporadici, non certo per mia volontà. dell'idioma partenopeo m'è rimasto impresso praticamente un solo termine, del quale peraltro, a distanza di tempo, non rammento il significato e spero d'indovinare la grafia esatta: sfaccimm.
RispondiEliminaCoraggio, l'età gioca a nostro favore......ammmuccate a'guallera, guagliò.
RispondiEliminaNo, non sono quel farabutto, perché - oggettivamente - giacché rimango tutt'altro che "insensibile all’amarezza che gronda" da quell'intervista. Tutt'altro. Piuttosto, son prprio io quel "mascalzone", anzi, son proprio io quella "carogna". E sticazzi a tutte le teste di cazzo che pensano che uno dovrebbe vergognarsene, nel ricordo di tutte le arroganti porcate che ci ha propinato e di tutti i rospi che interi ci ha fatto mandare giù il boia di Nagy.
RispondiEliminaGigi Raniero.
Di costui si ricorderanno di certo gli "indicibili accordi".
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