lunedì 5 dicembre 2016

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Sono note le ragioni che da qualche tempo rendono sempre meno attendibili i sondaggi relativi alle intenzioni di voto, fino a materializzare sempre più spesso il proverbiale granchio quando le opzioni si riducono a due. Cè innanzitutto il fatto che la cosiddetta morte delle ideologie e la conseguente crisi dei partiti a forte impronta identitaria hanno reso i corpi elettorali estremamente fluidi. Per ottenere risultati più affidabili, quindi, sarebbe necessario sondare campioni assai più ampi, ma questo comporterebbe tempi troppo lunghi e costi spesso insostenibili: politica e comunicazione corrono assai più in fretta di quanto abbiano mai fatto, e non hanno più le risorse di cui godevano in passato.
Ma accanto a questi fattori ve ne è un altro che non sembra affatto irrilevante, visto che sempre più spesso viene chiamato in causa per dar ragione di errori di previsione che talvolta arrivano ad essere tragicomicamente vistosi: sono sempre più numerosi, fra quanti sono contattati dagli istituti di rilevamento, coloro che rifiutano di esprimere la propria intenzione di voto o addirittura ne dichiarano una che non corrisponde a quella reale.
Su perché questo accada non cè unanimità di parere, ma sembra che sia preminente il timore di esprimere unintenzione di voto che si ritiene possa incorrere in un maggioritario giudizio di deprecazione: «Cè chi mente per vergogna», ha sintetizzato Oscar Mazzoleni, che insegna Scienze politiche allUniversità di Losanna, per spiegare perché negli Usa tutti i sondaggi dessero la vittoria a Hillary Clinton.

Pare pretendere qualche sostegno, allindomani del voto del 4 dicembre sulla riforma costituzionale, la tesi che «stavolta i sondaggi ci hanno azzeccato», minimizzando il fatto che, fino a quando ne è stata possibile la diffusione, ma anche dopo, quando pateticamente camuffati ne trapelavano comunque gli aggiornamenti, non abbiano mai assegnato al No un vantaggio maggiore di 7-8 punti, mentre il risultato gliene dà 20.
È uno scarto che ci consegna unItalia in cui almeno 2 o 3 milioni di persone avevano una qualche forma di imbarazzo nel dichiararsi a favore del No, e hanno mentito, dicendo che avrebbero votato Sì o schermendosi si dicevano ancora indecise. E io credo che a tanto possa quantizzarsi lItalia che ha creduto nella solidità culturale, primancora che politica, di una possibile età renziana, e che naturalmente ora non ci crede più.
Non è per sminuire l’importanza di un risultato che ha numerose altre implicazioni – ci tornerò sopra – ma la prima considerazione che ritengo utile è relativa proprio a questo dato: prima che la guida del governo, Renzi ha perso lo smalto dell’uomo che inaugura un’epoca.
Molto peggio che aver preso finalmente atto che c’è chi ti odia più di quanto tu credessi, è scoprire che un di più ti odiava, ma aveva qualche riserva nel fartelo sapere, e ora non più. 

9 commenti:

  1. In realtà i sondaggi statunitensi non hanno sbagliato su Hillary Clinton. Secondo la media dei sondaggi nazionali, la Clinton aveva un vantaggio del 3%.
    Il conteggio ufficiale del voto popolare non è ancora finito; ad oggi la Clinton ha ottenuto 65.316.724 voti, Trump 62.719.568; Trump ha il 46,2%, Clinton il 48,2%, 2 (due) punti percentuali di vantaggio (circa 2.600.000 voti in più di Trump).
    Quindi i sondaggi nazionali avevano, giustamente, previsto la vittoria della Clinton nel voto popolare. Ma il presidente americano è eletto con il sistema del collegio elettorale, e Trump ha ottenuto sì meno voti popolari, ma ne ha totalizzati un po’ di più della Clinton negli stati “giusti”.
    Secondo i sondaggi nei singoli stati, alla vigilia elettorale la Clinton era in vantaggio in molti degli stati "battleground". Si trattava, però, di un vantaggio spesso all' interno del margine di errore, in stati che fino a qualche settimana prima dell' elezione erano sicuri per la Clinton. In sintesi, i sondaggi statali davano Hillary Clinton in vantaggio, ma con un margine via via sempre più risicato, tanto da non erano affatto rassicuranti.
    Trump ha vinto nel collegio elettorale grazie alle vittorie in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, con un totale di circa 70.000 voti, se si sommano I margini dei suoi vantaggi in questi tre stati.
    Il noto, ora ingiustamente vituperato, Nate Silver aveva avvertito che il vantaggio della Clinton nelle medie dei sondaggi non garantiva la vittoria nel collegio elettorale. Ma, come è avvenuto per la Brexit – dove la media dava le due opzioni alla pari – si è preferito leggere nei sondaggi una vittoria della parte considerata più ragionevole.

    P.S. Obama, nel 2012, ha vinto con poco più di 65.900.000 di voti popolari. La Clinton, a conteggio ultimato, si avvicinerà a quella cifra. C'è ancora qualcuno che "perché non facciamo come gli ammmericani?".

    Manuela

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    1. La possibilità che un presidente sia eletto con un numero totale di voti inferiore è pacificamente accettata negli Stati Uniti. Tutto questo interesse sul totale generale c'è solo in Europa, perché noi facciamo fatica a comprendere l'essenza di un sistema federale.

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    2. Direi che in questo caso chi ha fatto i sondaggi senza tenere conto del sistema elettorale USA avrebbe commesso un errore metodologico imperdonabile. Faccio fatica a credere che gli istituti non abbiano pensato a fare i pronostici stato per stato.

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    3. Erasmo

      Non corrisponde al vero che la questione interessi solo gli europei e negli SU il divario voto popolare/collegio elettorale sia pacificamente accettato. Negli SU, il dibattito sull'opportunità di superare il sistema del collegio elettorale è annoso e, dopo l'ultima elezione presidenziale, ha ripreso vigore (è stata presentata anche una proposta legislativa per abolirlo). Solo in due altre occasioni il voto popolare ha avuto un esito diverso rispetto al collegio elettorale: nel 1876 lo scarto fu di 250 mila voti; nel 2000 Gore superò Bush di poche centinaia di voti. Questa è la prima volta che il candidato sconfitto nel collegio elettorale ottiene oltre 2.600.000 voti in più. In ogni caso, un simile scarto è politicamente rilevante se si vuole rivendicare un mandate, che nel caso di Trump non c'è.

      Manuela

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    4. Il nano

      I sondaggi nazionali possono misure il vantaggio nel voto popolare, per questo motivo, separatamente, vengono fatti i sondaggi, e le relative medie, nei singoli stati. I sondaggi statali davano vincente la Clinton nel collegio elettorale, ma nelle ultime settimane i margini di vantaggio si sono progressivamente contratti, rientrando nel margine di errore, e quindi la vittoria non poteva essere considerata "sicura" (per chi quei sondaggi li leggeva correttamente e non li utilizzava, come i media, per far cassa). Ovviamente, se lo scarto fra i candidati è basso - come nei singoli stati che hanno decretato la vittoria nel collegio elettorale - il sondaggio incontra maggiori difficoltà nel misurare le intenzioni di voto.
      Mai dimenticare che i sondaggi effettuano una misurazione, non una previsione del futuro.

      Manuela

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  2. Al di là di ogni altra considerazione e analisi (se ne possono fare tante) una cosa bisogna dirla, e ripeterla, e anche gridarla: abbiamo salvato a Costituzione.
    L'abbiamo salvata da uno scempio infinito da cui sarebbe stato quasi impossibile risanarla, anche volendo, in tempi successivi.
    E' un risultato enorme: e l'abbiamo ottenuto noi, noi cittadini, noi a milioni, noi diversi, ma insieme anche se diversi: noi, per una volta, siamo stati popolo, e abbiamo difeso la nostra Carta fondamentale, i nostri diritti e la nostra libertà.
    E' questa la mia grande felicità, più di ogni cosa.
    A questo punto tirannello sì, tirannello no,m'importa molto meno. M'importa di più che abbiamo salvato qualcosa di prezioso.

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    1. @annamaria:
      ma soprattutto è salva Lei, annamaria.
      Questo è ciò che conta davvero.
      "... noi a milioni, noi diversi, ma insieme anche se diversi..."
      Perdere frasi come questa sarebbe stato gravissimo.
      Stia bene.
      Ghino La Ganga

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  3. Malvino dixit: " ci tornerò sopra..."
    Mah, spesso viaggio in treno e la tentazione di guardare dentro le finestre delle case per rubare un attimo, un frangente di vita altrui è tanta....; comunque la velocita del treno mi impedisce di essere troppo impiccione.
    Ecco, il suo blog è un po' come quelle finestre aperte: rivelano piu' di quanto lei creda le sue idiosincrasie intellettuali, il suo profilo psicologico, una sua certà intimità.
    Prometto, dentro quella finestra non guarderò, non tornerò a breve a leggere la/le sua/sue analisi sul post voto 4 dic., nonostante il suo sapiente (dal punto di vista della creazione di aspettativa)" ci tornerò sopra..."

    distinti saluti
    Alessandro Riccio
    Roma

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    1. E a me che me n'importa
      https://www.youtube.com/watch?v=nS1rZz03RiM

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