Non
riesco a trovare sugli ultimi numeri dell’edizione
cartacea de Il
Foglio
l’articolo
datato 22.12.2016 a firma di Giuseppe Bedeschi cui mi rimanda il link
allegato a un tweet col quale @ilfoglio_it
lo segnala alle 9:20 del 26.12.2016, e già questo m’instilla un po’
d’inquietudine:
non l’ho
trovato perché so’
cecato o s’è
consumata l’imperdonabile
scostumatezza di negare l’imprimatur
a un accademico di così preclara fama? Nulla rispetto
all’inquietudine
che monta in me scorrendo l’articolo, e che provo a rintuzzare
ipotizzando che il Giuseppe Bedeschi che l’ha scritto sia un
omonimo, semmai un nipote, del cattedratico che per decenni si è interessato del pensiero
liberale. Questo qui, infatti, scrive che «la
nostra Costituzione non parla di potere giudiziario, bensì di
“ordine giudiziario” (art. 104)»,
ma quando lo stesso articolo prosegue dichiarandolo «autonomo
e indipendente da ogni altro potere»,
quell’«altro»
non
gli conferisce levatura pari a quella del potere legislativo e di
quello esecutivo? Donde nasce, d’altronde, la classica
tripartizione che sta a fondamento dello stato di diritto se non dal
distinguere e separare le tre funzioni della sovranità che invece
ogni forma di dispotismo vuole indivisibili? Ed è credibile che
questa separazione possa dirsi bilanciata, com’è fin dallo scopo
che essa si dà, con l’assegnare potere solo a due delle tre parti
in cui la sovranità va suddividersi?
Il Bedeschi che firma il
pezzo su ilfoglio.it,
omonimo o nipote che sia del Bedeschi che ha consumato tutta la sua
vita nello studio del pensiero liberale, dice che su questo tavolino
a tre gambe, di cui una dev’essere più corta delle altre due,
lo stato di diritto reggerebbe bene lo stesso, anzi addirittura meglio.
D’altra parte, aggiunge, Montesquieu non lo si è mai letto come si
deve, e «molto
erroneamente gli si attribuisce una dottrina della “divisione dei
poteri”»,
perché
ne
De
l’esprit des lois
tratta del potere giudiziario «con
molta circospezione».
Sia, passiamo a considerare in cosa consista, questa «circospezione»,
ma prima sia lecita una domanda: mentre, tutto circospetto,
Montesquieu affronta la questione, smette mai di dire che quello
giudiziario è un potere? Mai. Nel solo Capitolo VI del Libro XI, quello nel quale si affronta di petto la questione della tripartizione, l’espressione
«potere
giudiziario»
ricorre almeno quattro volte, se non so’ cecato e non me n’è
sfuggita una quinta. Ed è vero che Montesquieu lo vorrebbe, «per
così dire, invisibile o nullo»,
come l’articolo
su ilfoglio.it
ci rammenta, ma in un contesto nel quale – qui il Montesquieu lo
cito io – «uno
dei grandi inconvenienti della democrazia»
è che «il
popolo non è per nulla adatto a discutere gli affari pubblici»,
sicché «non
deve entrare nel governo che per scegliere i propri rappresentanti», precisando peraltro che «il
corpo rappresentativo non dev’essere scelto per prendere qualche
risoluzione attiva, cosa che non farebbe bene»,
ma solo «per
emettere le leggi»
e «per
vedere se sono state eseguite a dovere»,
ma sia chiaro che «adattissima
a produrre questo effetto è la parte del corpo legislativo composta
dai nobili»,
e che «il
corpo dei nobili dev’essere ereditario».
Qui sia consentito un inciso. Diciamo che il liberalismo non nasce molto democratico, né lo diventa subito, basti pensare a cosa scriverà Tocqueville cent’anni dopo: «Ho per le istituzioni democratiche un gusto della mente, ma sono aristocratico per istinto, cioè disprezzo e temo la folla. Amo con passione la libertà, la legalità, il rispeto dei diritti, ma non la democrazia» (Mon instinct, mes opinions – 1841). D’altronde, via, anche la democrazia non nasce propriamente democratica, basti pensare all’Atene del V secolo a.C., nella quale la schiavitù era la più evidente contraddizione al principio di eguaglianza di diritti e di doveri. C’è poco da stupirsi, quindi, se quello descritto da Montesquieu non ci pare affatto uno stato propriamente liberaldemocratico, tutt’al più c’è da aspettarsi che questo offra il fianco alla critica di scuola marxista che nel liberalismo vede un subdolo strumento di oppressione della borghesia e bla-bla-bla. E tuttavia si noti bene che, pure in un contesto come quello che abbiamo ritagliato dalle citazioni prese dal De l’esprit des lois, Montesquieu non nega mai la prerogativa di «potere» alla funzione giudiziaria.
Ma torniamo all’articolo. Prende spunto dall’autospensione che, in seguito a un avviso di garanzia, il sindaco di Milano si è autosomministrato per meno di una settimana: è accaduto che Il Foglio si è precipitato a scrivere che questo è «il
termometro di un’incapacità della politica a saper resistere al
potere mostruoso esercitato dalla magistratura», e il Bedeschi si precipita a ribadirlo ricorrendo all’autorità di uno dei «grandi pensatori liberali», il Montesquieu giust’appunto.
Già, ma come si porrebbe, il Montesquieu, dinanzi a un caso come quello di Milano? Semplice a dirsi: «i
grandi sono sempre esposti a invidia, potrebbero trovarsi in pericolo
se giudicati dal popolo»,
e quindi è il caso che «i
nobili non siano chiamati a comparire davanti ai tribunali ordinari
della nazione, ma davanti a quella parte del corpo legislativo che è
composto da nobili». Nemmeno davanti a tutto il corpo legislativo, ma solo davanti alla parte
composta dai suoi pari, e pari per diritto ereditario. E qui ritengo si possa evitare di andar oltre, supponendo si sia data piena giustificazione della
fama di «grande pensatore liberale» che Montesquieu si è guadagnato presso i liberali
di tipo bedeschiano.
Ultima citazione, anche in questo caso tratta dall’opera di un nobile, non barone come Montesquieu, né visconte come Tocqueville, ma addirittura principe. Di Bisanzio, per la precisione.
Non serviva tirare in ballo magistratura o Montesquieu per il caso in esame. Sala ha probabilmente fatto quello che qualunque manager privato fa ogni giorno del calendario, ovvero prendere delle scorciatoie per far sì che X sia fatto entro la data Y nella maniera Z.
RispondiEliminaSe poi abbiamo una legislazione che ha marmorizzato la burocrazia nella PA come fosse il grasso del vagyu, io me la prenderei con un altro dei tre poteri, quello che ha reso impossibile per un amministratore pensare al cosa perchè deve stare attento ogni secondo solo al come.
Però in redazione al Foglio deve circolare roba buonissima.