Viene il sospetto che la trattativa Stato-Mafia sia destinata a rimanere ipotesi. Pare che Antonio Ingroia non riesca proprio a trovare argomenti che possano reggere in dibattimento. Si direbbe che manchi della scorza di Henry John Woodcock, il quale è proprio in dibattimento che ama saggiare la solidità delle sue ipotesi, tanto poi che gliene fotte se si rivelano fragili. Ingroia, no. Ingroia vorrebbe avere prove toste, non ne trova e si lamenta.
Questa è la sensazione che si ricava da un suo lungo intervento ospitato dal blog di Beppe Grillo, nel quale il più estroverso pm della Procura di Palermo denuncia i silenzi che gli impedirebbero di dare corpo al suo teorema. Fa nomi? No, si limita ad allusioni, peraltro assai generiche. In un passaggio, per esempio, denuncia «reticenze, a volte anche istituzionali», ma non aggiunge altro, come trattenuto da una reticenza.
Non si capisce bene cosa voglia, Ingroia, non si capisce bene con chi ce l’abbia. Non fosse il magistrato scrupoloso che tutti ammirano, si direbbe che parli a vanvera come un politico, anzi, come un magistrato che stia meditando di lasciare la magistratura per darsi alla politica. D’altronde non sarebbe il primo.
Raccogliere prove per muovere un’accusa
che in tribunale risulti fondata e degna di condanna, si sa, è compito gravoso che impone enormi sacrifici, in paziente studio e tacito raccoglimento. Da politico, invece, ci si può lasciare andare a insinuazioni oblique, a denunce ardite, a truci invettive, senza avere pressoché alcun onere di dimostrare quello che si afferma, potendolo fare quasi sempre impunemente, anche quando si arriva alla calunnia, che in bocca a un politico suona sempre come libertà di opinione. Una pacchia, insomma.
Ingroia si va preparando a una discesa in campo? Troppo serio per farlo, dicevamo, ma i numeri ci sarebbero tutti.
«L’Italia è un paese di irresponsabili», dice, e chi non lo pensa? Ogni italiano ritiene di essere persona responsabile in mezzo a tanti irresponsabili. Insomma, la base elettorale potrebbe essere assai ampia.
Stasera è annunciato ospite su La7 nel neopogramma di Facci/Lusenti, che ne approfitti per candidarsi?
RispondiEliminaSe si candidasse io lo voterei. Perché no?
RispondiEliminaChi si sceglie un ruolo ad alta valenza morale, come quello di Ingroia, si espone automaticamente all'accusa di trafficare sotto sotto per ambizione o interesse personale. E' una critica facile e volgare che coglie nel segno solo quando posa sui fatti, non certo su impressioni e antipatie.
RispondiEliminaL'esposizione di Ingroia con Grillo (e ancora prima con il PdCI) sarebbe criticabile se le più potenti istituzioni del Paese non stessero cercando di silenziare e insabbiare l'inchiesta; visto che di ciò abbiamo prove, il suo tentativo di trovare attenzione e sponda nella società mi sembra, se non sicuramente efficace, più che comprensibile. -GF
Avevo visto l'anno scorso l'intervista ad Ingroia su una trasmissione di LA/, ma ora non ricordo il nome, era in prima serata, e presentava un libro.
RispondiEliminaTanto fu che immaginai da subito che probabilmente era sulla rettavia della politica, perchè, ogni giudice, magistrato, e quant'altro offre il mondo della magistratura, quando s'offre al pubblico giudizio, chissà perchè cerca sempre consenso, e non si capisce mai bene da subito il confine della sincerità, se limitata al momento catodico, oppure se per fini futuri.
Ingroia, sta dimostrando, indirettamente, che qualsiasi persona, qualunque mestiere faccia, o lo vede come una missione, e vi si immola, o lo vede come un veicolo di notorietà, e se ne approfitta.
Di sicuro ormai, è un mantenuto, visto che il lavoro ormai mi pare di capire lo stà lasciando sempre più....................