lunedì 27 maggio 2013

La lectio magistralis della perpetua


La signora Liliana Zaccarelli meriterebbe il titolo di Dottore della Chiesa, perché con poche parole è stata in grado di illustrare la dottrina dei carismi assai meglio di Isidoro di Siviglia, che nel commentare 1 Cor 12, 7 («A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune») scriveva: «Questo avviene affinché venga favorita l’umiltà e ogni membro del corpo svolga il suo compito ammirando i doni dell’altro. In tal modo tutti i doni diventano comuni e le membra sono l’uno necessario per l’altro» (Sententiarum libri tres, II), che – mi auguro converrete – è un modo assai legnoso per dire che nella Chiesa ciascuno è chiamato a una funzione, secondando la propria indole e le proprie capacità, e tutte sono necessarie, e tutte vengono premiate, tutte sfruttate a pieno anche quando in apparenza sembrano sacrificate.
Tutti i cretini che hanno contestato il cardinal Bagnasco – non meno cretini di quanti hanno tirato fuori dai loro cassetti i coccodrilli più critici – si son mai chiesti perché don Gallo non abbia mai subìto una sanzione ecclesiastica per le sue sparate? Era necessario. Era necessario proprio a quella Chiesa che non piaceva affatto a quanti don Gallo piaceva tanto. E lo sapeva, per questo esagerava.
Sapeva  che il suo cappellaccio da anarchico bilanciava il camauro foderato in zibellino. Che i suoi drogati e le sue puttane, il suo sigaro e il suo Bella ciao, i Moni Ovadia, gli Shel Shapiro, i Vladimir Luxuria e i Gino Paoli – tutto il cast chiamato a recitare nel film della sua vita, vip e comparse altro non era che il controcanto dei pedofili coperti per decenni e decenni dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, dei mafiosi che fino a ieri usavano lo Ior per riciclare i proventi del loro narcotraffico, dei finanzieri e degli immobiliaristi che non hanno mai smesso di fare affari con la Propaganda Fide, della nobiltà nera romana che ogni domenica mattina assiste alla messa in latino. Tutti, simpatizzanti ed antipatizzanti quando era in vita, non hanno mai capito un cazzo di don Gallo: recitava la sua parte, era la spalla del cardinal Siri, che a sua volta gli faceva da spalla. E a loro, non a caso subito zittiti, la signora  Liliana Zaccarelli ha impartito una lectio magistralis da rimeditare. 

7 commenti:

  1. A breve il processo di beatificazione direi.

    6iorgio

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  2. Per valutare se qualcuno sia funzionale o meno al sistema, basta vedere se è spesso ospite da Fazio. E' un metodo infallibile.

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    1. francesco spadarolunedì, 27 maggio, 2013

      Minchia è vero! Fazio rappresenta perfettamente la cianfrusaglia borghese che pretende di essere la guida morale del paese.

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  3. Ogni prete è utile al potere ecclesiastico, questo credo vada da sé; la domanda interessante, semmai, è se Don Gallo sia stato utile al resto del mondo. Credo che alcuni (pochi) preti lo siano, malgrado l'abito.

    P.S. "Fino a ieri"? Vuol dire che hanno smesso?

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    1. Ma anche i chierici della Fraternità Sacerdotale San Pio X sono utili a un fetta di mondo, e quelli dell'Opus Dei a un'altra, e quelli di CL a un'altra ancora. Potranno non piacerti queste fette, come non piacciono a me, ma non si può negare siano parte del tutto.

      P.S. "Fino a ieri" perché con la riforma dello Ior avviata da Gotti Tedeschi, per quanto abortita, il riciclaggio è diventato assai più difficile.

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  4. Direi che il "gioco delle parti" non è una prerogativa della Chiesa Cattolica ma è comune a tutte le classi di persone che in qualche modo gestiscono il potere o beneficiano di privilegi, a tutti i livelli - si tratta in fondo del buon vecchio "divide et impera".
    La questione è se l'impera viene usato per cercare di migliorare (o perlomeno non peggiorare) il sistema o se l'impera viene abusato per perseguire interessi personali a scapito della comunità.

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  5. Nel paese della Controriforma, le continue celebrazioni barocche degli eroi e dei santi, veri o recitati, fanno le veci del coltivare - e praticare - le virtù civiche. E’ un culto che unisce sfruttatori e sfruttati, perché fa da alibi alla violenza criminale dei primi, alla vigliaccheria dei secondi e alla disonestà di entrambi.

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