La sacrosanta protesta degli indignados, il bacio collettivo dei chicos, i cartelli di denuncia delle vittime degli abusi sessuali commessi da preti cattolici ai danni di minori nelle diocesi di Valencia e di Segovia-Castellón, le presenze anche stavolta assai inferiori a quelle registrate dalle GMG ai tempi Giovanni Paolo II – tutta roba che si può far finta di non vedere. Poi arriva un bambino su una sedia a rotelle, malato di cancro, e in apparenza sembra voglia solo vedere Benedetto XVI da vicino, toccarlo, farsi fare una carezza. E invece gli mette in mano un bigliettino sul quale ha scritto: “Santo Padre, se Dio è buono e onnipotente, perché permette che malattie come la mia colpiscano persone innocenti? Se non mi risponde, mi darà una grande delusione perché sono anni che mi pongo questa domanda”. Ed ecco che ci sarebbe davvero da sprofondare sotto terra, improvvisamente nudo della grande menzogna di cui si è sommo sacerdote. Anche qui, però, si può far finta di non vedere, di non sentire, si può eludere la questione riponendola nel mistero, l’estremo rifugio di una faccia di culo vecchia di due millenni.
Sappiamo già cosa risponderà Zia Pina, dirà più o meno ciò che disse alla bambina giapponese che in aprile gli chiese del perché Dio avesse permesso la morte di tanti bambini come lei sotto un’onda alta dieci metri: “Anche a me vengono le stesse domande… E non abbiamo le risposte… E rimane la tristezza… E un giorno capiremo…”. E per dare una risposta del genere, che poi, al netto degli orpelli teologici, è proprio quella cristiana e cattolica al perché del male – per rispondere “non so, però un bel dì ci sembrerà tutto bello, buono e giusto” – c’è bisogno di essere visitati dallo Spirito Santo? Sulle sofferenze degli innocenti costruire la mostruosità di un Dio che se ne nutre? Ma tienitelo per te un Dio così, non puoi essere meno mostruoso di lui. Se pure esistesse – ma non esiste – varrebbe la pena di sputargli in faccia e andarsene contenti all’inferno. D’intanto porgi la guancia e prendi questo sputo per lui.