“Con la fecondazione e l’unione dei corredi cromosomici dei nuclei dei gameti maschili e femminili – scrive Francesco Maria Colombo, musicologo – si crea una cellula dotata di un corredo cromosomico completamente nuovo”, e questo è giusto. Poi aggiunge: “Prima non c’era, dalla meiosi in poi c’è”, e questa è una cazzata stratosferica, perché la meiosi non è il processo che porta alla formazione dello zigote, ma a quella dei gameti, cioè di ovocellule e spermatozoi. Non è una svista, perché si insiste: “Con la meiosi avviene un reset del corredo genetico e si genera un’identità nuova, distinta da qualunque altra”. E a fugare ogni dubbio sul fatto che il musicologo abbia le idee confuse sull’argomento, si arriva al punto in cui troviamo “lo zigote nel momento in cui la meiosi l’ha prodotto”. È come se un biologo affermasse che una semibiscroma ha un valore pari a 64 semibrevi.
Siamo sulla prima pagina de Il Foglio, che sull’embrione, dopo aver dato voce ai preti, adesso la dà ai critici musicali, poi probabilmente sarà la volta dei patiti di filatelia, degli arrotini o dei maestri di ikebana. Quello di Francesco Maria Colombo è presentato come un manifesto, ma in realtà è il solito temino scritto col sentimento, zeppo dei luoghi comuni cari ai nemici della legge 194, nel quale lo strafalcione sulla meiosi si incastona a meraviglia.
“Io, tu, tutti siamo stati uno zigote… Tutti noi abbiamo attraversato lo stadio blastemico… Tutti noi siamo stati, a un certo punto della nostra storia, un essere umano che poteva impunemente essere ucciso…”. E se non bastasse il repertorio delle strazianti suggestioni letterarie del narcisismo squisitamente retroproiettivo, che fonda la persona dove non ce ne sono i requisiti, ecco l’immancabile foto dei simpatici freak che “io, tu, tutti” potevamo essere, eugenetica permettendo: “due donne palesemente minorate e malformate”, by Diane Arbus.
Cose così, alla Ferrara. Quando vuole distrarci dai suoi imbarazzi, ci parla di aborto.
Del resto abbiamo Sgarbi, critico d'arte, uso a pontificare (gesticolando e insultando) su praticamente tutto.
RispondiEliminaGentile dottor Castaldi,
RispondiEliminaho scoperto da poco il Suo blog, che trovo ricco di buone idee e delle giuste parole per argomentarle.
Avrei solo una curiosità: alcuni anni fa, quando ancora leggevo la posta del Foglio, non di rado vi trovavo una lettera a firma di "Luigi Castaldi, Napoli", parecchie volte corredata di ammirati commenti dell'elefantino.
Quel Luigi Castaldi era Lei? E se sì, può spiegare che cosa è cambiato nella Sua considerazione di Giuliano Ferrara e del giornale da lui diretto? Sempre che qualcosa sia cambiato, e da parte Sua anziché nel Foglio medesimo.
Con stima,
Narno Pinotti
Io quando leggo ste robe mi domando quale sia il meccanismo per cui delle mezze verita' diventino mistificazione e/o falsita'. Del resto pero' invidio questi figuri che riescono a dissertare su tutto senza aver timore di dire cavolate...
RispondiEliminaSimone
Gentile Pinotti,
RispondiEliminatutto è accaduto tra la fine del 2003 e l'inizio del 2004, quando mi sono sentito tradito da Silvio Berlusconi e ho cominciato a esprimere opinioni non più pubblicabili. Poi c'è stata la virata ciellina del giornale, la campagna referendaria del 2005 e qualche battibecco con Ferrara è degenerato in pesanti insulti reciproci.
Venendo al nocciolo della domanda, direi che dal 2001 al 2003 c'è stato un reciproco fraintendimento: io pensavo che Il Foglio fosse un giornale liberale e Ferrara pensava che io fossi un lettore facile. Può darsi che per un po' di tempo in questo fraintendersi ci si sia venuti incontro, poi non è stato più possibile. Tutto qui, direi. Tuttavia, se sfoglia a ritroso le pagine di questo blog e quelle di http://malvino.ilcannocchiale.it, troverà innumerevoli riscontri di ciò che in questi anni ho avuto da rimproverare a Il Foglio e al suo direttore. Vedrà che ciò che è cambiato nella mia considerazione ha moltissimi argomenti, lascio a lei giudicare quanto coerenti ad una linea di pensiero e in quale misura screziati da qualche risentimento. Che non nego, perché mi ero affezionato al giornale e ritengo che Ferrara l'abbia sacrificato ai suoi bassi interessi personali. Era in fieri un blocco sociale che ora la crisi del paese va sfaldando e il direttore de Il Foglio s'era messo in testa di far da levatrice al mostriciattolo neoclericofascista.
Mi pare di non aver dimenticato niente, la saluto.
considerate le idiozie scientifiche che ha scritto, il signor musicologo farebbe bene da domani in poi a non sconfinare più dal suo campo (ammesso che in quello sappia ciò che dice), e nel contempo, se già non l'ha fatto, a licenziare il consulente che gli ha parlato della meiosi e della fusione dei gameti.
RispondiEliminaVerrebbe poi spontaneo, scusandomi per il francesismo, informarlo che "io, tu, tutti siamo stati per metà in un coglione"... poi qualcuno lo è diventato per intero
Ottimo Raser.
RispondiEliminaSe Castaldi permette, io - da chimico - vorrei tenere qui una rubrica sulla musica dodecafonica e sull'economia mondiale.
Così diventa come il Foglio, ma con più verve e meno trigliceridi.
Francesco Maria Colombo è un direttore d'orchestra (spesso suona con la Verdi di Milano). Non capisce un acca di scienza, no, un sacco invece di donne. Tombeur de femmes. A ciascuno il suo.
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