mercoledì 24 agosto 2011

Soldi e potere nel nome del “fatto cristiano”

Se Dio c’è, se si è incarnato in Cristo, se la Chiesa è il Cristo vivente, se i preti ne sono i ministri e il laicato cattolico è il popolo di Dio, tutti i traffici della Compagnia delle Opere sono in regime di apostolato e la sua rete, già da tempo multinazionale, qualcosa in più di una lobby e poco meno di una mafia, non è altro che una falange della mano di Dio nel campo della politica e degli affari.
Voglio dire che non c’è alcuna rottura tra la predicazione di don Luigi Giussani e l’impero economico dai mille tentacoli al quale i suoi ragazzi hanno dato vita: la piovra potrà avere un brutto aspetto, ma è proprio quella pensata dal pretino di Desio ne All’origine della pretesa cristiana. Lì non si entrava nel dettaglio, ma c’era già tutto, anche l’incoraggiamento a non temere più di tanto la magistratura inquirente. Con un giro di affari di oltre 80 miliardi di euro, a Dio gli fai un baffo.
Affermare, dunque, che don Giussani si rivolterebbe nella tomba a sapere dei traffici di Comunione e liberazione è l’ennesima cazzata di Marco Pannella, che continua ad esser vittima, come lo è sempre stato, dell’idea che la sete di denaro e la fame di potere siano solo degenerazioni dell’attivismo sociale cristiano, che a occhi aperti non smette di sognare di poter conquistare alla sua eresia. Non è così, non lo è mai stato, e figurarsi un don Giussani candido e un Formigoni o un Vittadini lerci è un errore teologico prima che politico.
Assai più acuto lo sguardo di Marco Politi nel suo articolo su Il Fatto Quotidiano di martedì 23 agosto (Soldi e potere nel nome del “fatto cristiano”): a questo robusto esoscheletro finanziario e mediatico, a questa macchina che è metà holding e metà setta, “don Giussani dall’aldilà non può che guardare con orgoglio”.


3 commenti:

  1. Pannella cade come un pirla nella solita "trappola di Francesco", dal nome del c.d. "Poverello d'Assisi" che, nel mito costruito ad arte per incantare gli ingenuotti, rappresenterebbe l'autentica Chiesa, contrapposta alla corruzione della corte romana, in attesa d'un perenne riscatto che non giunge mai.
    Si tratta solo d'un colossale equivoco.
    Nessuna reale volontà di cambiamento: solo fumo, gettato abilmente negli occhi delle masse per poter continuare a fare indisturbati i propri sporchi affari.

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  2. Sono 2000 anni che l'azienda va avanti grazie a questo equivoco e alle sempre fresche foglie di fico intese a rammentare quanto "amore" e "carità" esista nella chiesa nonostante le ricchezze e le malefatte di certe gerarchie. Se una volta c'era Francesco, ora ci sono i missionari e i vari preti di borgata. Anche in questi giorni di "anticlericalismo part-time" quasi tutti i discorsi poi terminano con "eh certo che però ci sono tanti preti che fanno del bene...per fortuna ci sono i religiosi che sopperiscono alle carenze delle istituzioni pubbliche...ecc.ecc. "
    Evvai che intanto l'azienda continua a prosperare.
    Jane K

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  3. Don Giussani è morto nel 2005, dunque lui a Formigoni sono stati contemporaneamente in Comunione e Liberazione per almeno una trentina d'anni.

    Però è esistito ed esiste un attivismo sociale molto diverso, rappresentato da persone come Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, Andrea Gallo, Giovanni Franzoni, Franco Barbero, da molti valdesi ecc...

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