giovedì 25 agosto 2011

Vorreste che la Chiesa paghi l’Ici per Casa Betania?

Vorreste che la Chiesa paghi l’Ici per Casa Betania? Ma siete pazzi? Casa Betania è uno degli immobili che la Diocesi di Grosseto destina all’attività ricettiva con modalità che potremmo definire “non esclusivamente commerciale”. Ha entrate, questo sì, ma per la pia opera di accoglienza di persone bisognose. Per meglio dire, ha una convenzione col Comune.
Come l’abbia ottenuta, non è il caso di star troppo a strologare, perché in fondo, da sempre, la Chiesa è samaritana, e dunque è naturale che si abbia un occhio di riguardo per lei. Peraltro, il costo della convenzione deve essere stato pure conveniente per il Comune, perché un ente che gode di agevolazioni fiscali è sempre assai competitivo rispetto ai concorrenti.
Tutto in ordine, dunque, per Casa Betania, per il Comune di Grosseto e per le sei famiglie di immigrati che vi erano ospitate fino a due mesi fa. Poi, si sa come sia subdolo il Maligno, capita che le difficoltà economiche del Comune rendano biblici i ritardi nel pagamento della convenzione. Samaritana, sì, ma fino a un certo punto, allora la Diocesi sfratta le sei famiglie. D’altra parte, Casa Betania era nata come “casa per ferie” e a quell’uso può tornare. Ferie pie, naturalmente, in ossequio al fine non esclusivamente commerciale di far cassa.
Tutto bene, potremmo dire. D’altra parte, tutti i giorni la Chiesa sfratta gli insolventi da immobili di sua proprietà, anzi, ci riesce pure meglio di quanto riesca ai proprietari di immobili profani: non manca mai chi ne abbia più bisogno degli sfrattati, e in più possa anche pagare. Sarebbe stato naturale, dunque, che lo sfratto delle sei famiglie rimanesse cosa poco degna d’interesse. Se non fosse che, sfrattata e costretta a dormire in auto per qualche settimana, una gravida abbia avuto un distacco di placenta e il feto di otto mesi sia morto. Cose che succedono, e poi vai a dimostrarlo, il nesso, tra sfratto e feto morto. Tuttavia si sa come sia subdolo il Maligno e come siano stronzi i laicisti, sicché scoppia il caso.

Sia chiaro che tutto ciò che ho fin qui riportato è tratto tutto da stampa laicista, cioè tendenzialmente anticristiana e anticattolica, e allora è necessario mettere il giusto contrappeso sull’altro piatto della bilancia. Niente di meglio della lettera aperta che monsignor Franco Agostinelli, vescovo di Grosseto, ha inviato a un giornale locale a illustrare le ragioni della proprietà. È la voce del padrone, insomma, ed è giusto darle ascolto.
“Davanti ad una vita che si spegne – scrive Sua Eccellenza – nulla può lasciar tranquilla la nostra coscienza, né i 50.000 pasti distribuiti ogni anno grazie alla dedizione dei volontari della Caritas, né la distribuzione di vestiario e pacchi di generi alimentari, né i contributi di un Fondo di Solidarietà per le famiglie che, intervenuto a fronte di una prima serie di istanze, ora va completando una seconda fase di contributi a famiglie in difficoltà, né gli appartamenti tenuti a disposizione dell’emergenza abitativa, né il progetto per i lavori, in attesa del permesso comunale, prossimi alla fase operativa per la realizzazione di appartamenti da destinare all’emergenza in via Emilia. Neppure la volontà dell’acquisto di un terreno in zona villa Pizzetti destinato alla costruzione di un centro di accoglienza, né l’ospitalità offerta ai migranti; niente di tutto questo può in nessun caso assolverci per aver assistito, senza trovare soluzione adeguata, alla situazione della famiglia egiziana sfrattata da una nostra struttura e che oggi ci chiede conto di quel figlio che non nascerà”.
“Nulla può lasciare tranquilla la nostra coscienza”, scrive, ma si sa che, da un certo grado in su, i preti usano il plurale maiestatis: Sua Eccellenza sta parlando della sua coscienza, e cerca di tranquillizzarla, pubblicamente, con l’elenco delle tante altre buone azioni che finora non hanno fatto il morto, sicché il morto risulta effetto collaterale di una carità indefessa.
Sua Eccellenza è dispiaciuto, insomma, però diagonalmente chiede: “Ehi, ma che cazzo volete? Con tutta la beneficenza che faccio, starete mica a fare tante storie per un morticino, per giunta egiziano?”. Infatti, come avete visto, la nazionalità del feto morto è ben messa in vista: io avevo dimenticato di dire che la famiglia sfrattata fosse egiziana, lo ritenevo superfluo, meno male che Sua Eccellenza è precisissimo.

“Prima di ogni altro cittadino, ogni singolo operatore della Caritas, della Diocesi, delle parrocchie, impegnato in un lavoro giornaliero, dove l’assenza di risorse e la sempre maggiore richiesta di aiuto rende ogni giorno più forte la sensazione di impotenza, si sente oggi lacerato da quel Vangelo che non ci ha reso esenti dal peccato e dall’errore. Ogni spiegazione razionale diventa quasi ridicola”.
Questa sembrerebbe un’ammissione di colpevolezza, fatta apposta per accreditare le accuse che appunto sono piovute addosso a Sua Eccellenza, perfino da qualche parroco di Grosseto, anche se solo sussurrate. E dunque ogni spiegazione razionale di quanto è accaduto sarebbe ridicola, ma Sua Eccellenza non ci rinuncia: “Possiamo dire che non si trattava di sfratto; possiamo ricordare che alla suddetta famiglia erano state offerte, nel passato recente, soluzioni abitative, puntualmente rifiutate; spiegare che come Diocesi non abbiamo il controllo diretto della gestione della struttura; sostenere che quello che potevamo fare, non poteva essere adeguato a dare una soluzione accettabile al problema; tutto può apparire come un tentativo di attribuire le responsabilità agli altri, in uno stile che purtroppo nell’epoca in cui siamo chiamati ad operare ci è fin troppo familiare. Ma che non vuole e non può essere il nostro modo di servire le necessità della nostra città e della nostra gente. E non solo per questa ultima tragedia , ma per tutte quelle tragedie che non siamo capaci di evitare e ogni volta ci lasciano a fare i conti con il nostro senso di impotenza a sovvenire alle umane necessità”.
“Umane necessità” della famiglia di profughi egiziani, certo, ma anche della Chiesa a far cassa, ed ecco cristianamente uniti nella stessa sofferente famiglia umana chi ha sfrattato e chi è stato sfrattato.

Questo ha di bello il cristianesimo, soprattutto nella versione romana: accomuna gli innocenti e i pezzi di merda. Perché in fondo siam tutti peccatori, feti compresi, e tutti in fondo degni della misericordia di Dio. Soprattutto Sua Eccellenza, che peraltro dichiara la “consapevolezza delle proprie responsabilità”, ma fa presente  che tutti i giorni ha da “fare i conti con i propri limiti e con il dolore di non poter intuire tutte le emergenze”.
E qui ecco il colpo di genio: “Credo che sia doveroso che il Comune e la Chiesa pensino a queste persone. Non possiamo sopportare che di fronte ad emergenze si ricorra sempre alla Chiesa e magari così tacitare la propria coscienza di borghesi benpensanti (al di là dello schieramento politico!), pronti subito a scaricare ogni responsabilità su di essa ed esporla al pubblico ludibrio, quando siamo di fronte a questi fallimenti. Non posso inoltre accettare lezioni da parte di chi non gli è mai fregato di niente né del Vangelo, né della Chiesa e che oggi pone la retorica domanda (per lui, non per me): dov’è finita la carità?”. Il Comune è chiamato in correità dinanzi a Dio e l’opinione pubblica si faccia i cazzi propri, perché non ha diritto di sollevare alcun problema, tanto meno quello, tutto retorico, della fedeltà al Vangelo da parte della Chiesa.
“Lunedì ci sarà il primo consiglio comunale del nuovo mandato – conclude monsignor Agostinelli – e mi aspetto l’assunzione di un impegno concreto su questa emergenza, il reperimento di nuove risorse e una rinnovata volontà di lavorare insieme…”. Insomma, trovate il denaro per pagare Casa Betania.

[un grazie a Lector per la segnalazione]

 

12 commenti:

  1. Sono lieto d'aver fornito del buon marmo a Michelangelo.

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  2. Gentile dottor Castaldi,
    ne deduco che, se la diocesi di Grosseto saldasse l'Ici dovuta, acquisirebbe pieno diritto di comportartsi come qualsiasi altro contribuente locatore e sfrattare legittimamente donne all'ottavo mese di gravidanza?
    Cordialmente
    Narno Pinotti

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  3. @ Narno
    Qui non si voleva discutere della legittimità o meno di sfrattare gravide all'ottavo mese, ma della lettera di monsignor Agostinelli. In quanto alla sua deduzione, le consiglio di informarsi sulle normatiche che regolano la concessione delle convenzioni del tipo in questione: capirà perché Sua Eccellenza scrive che tecnicamente non si è trattato di uno "sfratto". Se poi si informa pure sulle normative che pongono deroga all'ingiunzione di sfratto, capirà che la sua osservazione è oziosa e fuori luogo.

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  4. @ Narno

    Non conosco nei dettagli le normative cui fa riferimento Castaldi, ma a me sembra comunque la sua domanda retorica mal posta. Il problema da porsi, in caso, sarebbe quello della riflessione sul fatto che la diocesi si accingeva ad essere esente dall'Ici anche a sfratto avvenuto, nel momento del ritorno ad una normale attività alberghiera. In questo quadro, la diocesi non aveva nessuna convenienza nell'ospitare le famiglie bisognose, tanto che non appena i soldi della convenzione hanno cominciato a tardare allora essa ha optato per un cambio immediato di destinazione. Situazione diversa sarebbe stata, forse, se il privilegio fiscale fosse cessato nel momento del ritiro dell'offerta socialmente utile. Visto quindi che le diocesi, come tutte le opere umane, non danno garanzia assoluta di comportamento socialmente meritorio, allora meglio che sia la legge stessa a favorire le condizioni nel caso di opere virtuose rispetto a quelle meramente commerciali, così non ci si sbaglia di certo e si tenta di evitare che altre diocesi facciano lo stesso.

    Fatte queste riflessioni, ne sorgono altre: la Chiesa si fa vanto di usare l'otto per mille per opere degne, ma come si vede in questi casi alcune di queste opere di pubblica utilità vengono fornite dietro commisurata contropartita economica (la convenzione), in aggiunta al compenso previsto dal Concordato. Ciò è tanto vero che, appunto, tarda il pagamento, scatta lo sfratto. Si potrebbe anche convenire che in questi casi l'esenzione da Ici sia ben motivata: ma solo entro questo contesto e non anche quando nella stessa struttura si faccia normale foresteria.

    Rimangono stupiti in molti, comunque, per la celerità con cui le diocesi sono in grado di rendere esecutivi gli sfratti, anche in situazioni obiettivamente difficili come queste, quando il privato cittadino sa che può impiegare un lasso di tempo molto esteso, anche in condizioni meno disagiate per gli inquilini, ad ottenere l'esecutività dello sfratto.

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  5. Gentile dottor Castaldi,
    le deroghe all'ingiunzione di sfratto per morosità mi sono note: fra i primi atti di ogni governo che s'insedi c'è, o c'era fino a pochi anni fa, un decreto di proroga degli sfratti.

    Non sono sicuro che sia un bene, da un punto di vista strettamente liberale, dacché così s'impedisce per anni a un certo numero di proprietari di rientrare in possesso del loro bene. E non è con provvedimenti tampone che si risolve un bisogno sociale.

    La mia osservazione non voleva essere sciocca né provocatoria com'è sembrata: me ne scuso. Mi permetta allora di chiarire l'obiezione.

    Poniamo (se sia la mia opinione, non importa) che la chiesa cattolica debba essere povera, per fedeltà al vangelo e per molti altri motivi e scopi coerenti con ciò che proclama essere la sua natura. E che lo stato italiano faccia la sua parte: denuncia del concordato; abrogazione unilaterale dell'8 per mille; nessun contributo pubblico; e via, pure la confisca dei beni ecclesiastici.

    Ecco: siamo pronti a una chiesa cattolica davvero povera? Perché poi l'asilo, il ricovero, l'oratorio, la caritas, il cre, la bocciofila parrocchiale, i boy scout e tutti i servizi direttamente e indirettamente forniti dalla diocesi scomparirebbero o sarebbero offerti a prezzi e logiche di mercato.

    Era solo per portare fino in fondo un ragionamento corretto. Non sempre lo vedo fare, e non sto parlando di Lei.

    Cordialmente

    Narno Pinotti

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  6. @ Narno Pinotti
    Personalmente sono pronto. In quanto ai servizi offerti dalla diocesi, ma in regime di favore e scapito di ogni possibile concorrenza, che dunque non ha ragione di esserci a condizioni bloccate dal privilegio, mi pare che di poco liberale ci sia propria questa cosiddetta sussidiarietà che in pratica è monopolio. In quanto alla deroga di sfratto in caso di affittuaria gravida, non credo venga leso alcun diritto del proprietario, non almeno entro i limiti di un contratto tra le parti la cui stipula è sotto tutela della legge. Se poi questa legge che pone deroga allo sfratto in caso di affittuaria gravida sia giusta o no, io penso che lo sia. Infine, gradirei che ogni sua perplessità o obiezione su quanto da me scritto sia in relazione a quanto ho scritto e non a quanto lei ritiene.

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  7. Che soggetti *senza scopo di lucro*, nell'esercitare attività *senza scopo di lucro* (quali ad esempio offrire servizi a persone bisognose gratis o per un corrispettivo realmente simbolico), debbano avere condizioni (fiscali e non) agevolate rispetto a soggetti che, come fine del proprio operato e/o della propria stessa esistenza hanno il lucro, mi sembra il minimo.

    Che la chiesa cattolica, e con essa i suoi vari tentacoli, debbano sempre e comunque rientrare in questa definizione, in spregio alle mille e mille dimostrazioni contrarie, è un oltraggio.

    Che, infine, per soggetti senza scopo di lucro che operano senza scopo di lucro debba intendersi esclusivamente la chiesa cattolica è un crimine.


    La solidarietà non è affatto monopolio cattolico: solo gli incassi lo sono.

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  8. @Narno: non solo sono pronto, ma è da un bel po' che lo auspico

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  9. @Narno
    Come già scritto da Malvino anche io sono pronto. Distinguano (soprattutto diano modo oggettivo di distinguere) le attività caritatevoli e sociali da quelle commerciali (fosse anche in percentuale) e ne dubbio scelgano cosa fare assumendosene i rischi come chiunue altro.
    Se sono opere sociali lo dimostrino ex post e non a priori. D'altrone le varie manifestazioni economiche dell'agire della Chiesa garantiscono abbondanti possibilità di anticipo dei capitali che perfino un anticlericale come me sarebbe disposto a riconoscere qualora sia possibile dimostrare l'effettiva natura caritatevole dell'iniziativa e permetta di escludere, ragionevolmente, lo scopo di lucro.

    Resta poi una considerazione: sono disposto a riconoscere la natura prettamnte sociale di alcune manifeswtazioni della Chiesa in Italia (CEI? cioè da profano, dobbiamo considerarle coincidenti?). Però se la Chiesa apre una struttura che al X% dlla sua attività deve essere considerata "a fine di lucro" questa deve rientrare nelle logiche di mercato che molto spesso la Chiesa è ben disposta ad accettare (*). E quindi porsi alle stesse condizioni dei "competitors" e pagare l'ICI, per lo meno al X%. Oppure si accetti che se anch il signor Panco Pillo (o l'Associazione per la Difesa del Ranuncolo Alpino o il Club Simpatizzanti di Italo Balbo) apre un albergo il cui X% delle risorse è elargito sotto forma di assistenza sociale (anche per X->0, come per molte strutture della Chiesa) sia esentato dall'ICI.

    (*) Viene il sospetto che il mercato alla Chiesa piaccia solo quando lo maneggia dalla parte del manico.

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  10. Faccio parte da ben 5 anni dell'Opera S.Vincenzo: io proporrei uno sciopero della Chiesa cattolica, in ogni suo ambito (asilo, scuola, doposcuola a prezzi stracciati, mense, armadi della carità etc.), poi, voglio vedere se il sig.Castaldi si sentirà tranquillo ad uscire di casa. Se non conoscete la realtà del "volontariato/assistenza" cattolico, meglio astenersi da giudizi e commenti. E giusto per la cronaca,la mia parrocchia, per pura carità da concesso un alloggio, oltre 7 anni fa, ad una famiglia extracomunitaria. Impossibile sfrattarli..io ho portato pacchi di vivere a persone, che nell'angolino dell'appartamento concesso dal comune, avevano un p.c. e navigavano in internet! Bisogna viverle in prima persona, certe cose, prima di parlare a vanvera: Venite davanti alla ns. mensa, la sera..il minimo che ci capita, sono sequele di bestemmie ai ns. danni..vogliono, pretendono,imbrogliano, rubano in chiesa, ci minacciano. E inoltre desidero ricordare a tutti voi, che le utenze vanno pagate, che i lavori all'interno delle parrocchie, vanno eseguiti..la legge non ammette ignoranza e quando ci sono bagni e cucine vecchie,il comune te le fa subito mettere a norma..se abbiamo pochi euro per pochi pasti e ci si presentano il doppio delle persone..chi ce li mette i soldi, lei sig. Castaldi? sempre noi..io lavoro part-time, ma se c'è da tirare fuori 5 euro..lo faccio.Ecco quale è la realtà!e chissenefrega se non si sa come trovare i soldi, tanto il vaticano è ricchissimo, vero, piccoli sepolcri imbiancati? Che Dio abbia pietà di tutti noi.moira

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  11. Signor Anonimo, lei ripete la stanca litania di chi vuol farci credere che il volontariato debba essere direttamente o indirettamente finanziato dallo Stato. Lei si sente buono? Vuol fare qualcosa per chi si trova nel bisogno? Lo faccia, ma aspettandosi solo un grazie e un gran benessere per la sua anima, sennò vuol dire che lei si è inventato un lavoro che non le competeva, lo esercita in modo abusivo e pretende pure di essere pagato con la scusa che vicaria lo Stato dov'è carente. Lei, signor Anonimo, non è più utile di un parcheggiatore abusivo in una città la cui amministrazione comunale è tanto carente da non riuscire a tracciare due strisce blu sull'asfalto e piantarci accanto due parchimetri. Non solo, perché lei un parcheggiatore abusivo che esercita un taglieggio di basso profilo, minacciando di rigare le auto di chi mugugna perché ritiene ingiusto pagare un prezzo sul quale lei e l'amministratore comunale inefficiente avete pattuito. Vada a fare in culo, signor Anonimo, e si tolga quel berretto da curatore della viabilità urbana: potrà sembrare paradossale, lo so, ma lei è un vero parassita.

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