martedì 9 agosto 2011

“Una multinazionale sicuramente onesta”.


“All’ammalato sembra amaro ciò che mangia, mentre per chi è sano
è ed appare il contrario. Non bisogna considerare nessuno dei due
più sapiente dell’altro, né si deve affermare che l’ammalato è ignorante
perché ha tale opinione, o che il sano è sapiente perché ne ha una diversa…
Ciò che il medico fa con i farmaci, il sofista fa con i discorsi”

Teeteto, 166E-167A  

Protagora, il sofista, avrebbe trovato assai ficcanti le meditazioni di Ivo Silvestro sull’omeopatia. Almeno a quanto Platone ci illustra nel Teeteto, infatti, sull’omeopatia Protagora sarebbe stato altrettanto indulgente. Prendendo le difese di un Boiron – i sofisti erano filosofi, ma anche un po’ avvocati, quasi sempre difensori di imbroglioni – Protagora avrebbe cominciato col minare il pilastro dell’accusa: “L’omeopatia è un imbroglio?”, avrebbe chiesto, e infatti così chiede Ivo Silvestro, aprendo il post.
Certo, l’omeopatia è un imbroglio – imbroglio è la teoria che tenta di conferirle dignità di terapia, imbroglio è la pratica che della terapia non ha niente – ma un bravo avvocato, filosofo per giunta, sofista nella fattispecie, non potrà e non dovrà capitolare dinanzi all’evidenza: cos’è, in fondo, un imbroglio? Meglio: siamo poi sicuri che – in fondo, in fondo, in fondo – il paziente non voglia proprio essere imbrogliato affidandosi all’omeopatia? Ma un imbroglio voluto da chi poi si fa effettivamente imbrogliare, che imbroglio è?
La regola che Protagora – pardon, Ivo Silvestro – ritiene sia alla base del rapporto omeopata-paziente starebbe proprio in questo voler essere imbrogliato del paziente e in questo imbrogliare dell’omeopata: né il primo deve sospettare sia un imbroglio, né il secondo deve rivelarlo tale, sennò la terapia non funziona. Si tratta di un genere di medicina che è tanto più efficace quanto più somiglia alla truffa che il truffato non riesce a riconoscer tale.
Per dire: pretendere che un flacone di pilloline omeopatiche rechi la scritta “truffa” sarebbe come pretendere la scritta “placebo” su una confezione di placebo. E il costo? Com’è che un preparato omeopatico costa in media 50 volte più di un placebo? Domanda alla quale un sofista vi risponde con un sorriso carico di pena: più è truffa, più funziona, e in fondo non c’è un sacco di gente disposta a credere e a spendere? Vorrete mica spezzare il mirabile equilibrio sul quale è costruito l’impero di Boiron, il benessere di chi sta da Dio a mandar giù costose pillole di niente, e il bell’argomentare del sofista? Sì? E in nome di cosa? Della trasparenza del prodotto alla quale sottoponete un qualsiasi altro farmaco? Ma leggete il Teeteto, stupidini, e senza dubbio capirete, e cambierete idea: ciò che Boiron fa con i suoi preparati omeopatici, Protagora fa coi suoi discorsi, e Ivo Silvestro col suo post. La smetterete di rompere il cazzo a “una multinazionale sicuramente onesta”.

20 commenti:

  1. Letta così, mi odio.
    Risponderò, o meglio chiarirò, spero a breve. Ma tralasciando la Boiron: come medico hai mai prescritto o consigliato qualcosa di inerte per sfruttare l'effetto placebo?

    RispondiElimina
  2. @ Ivo Silvestro
    Mai, Ivo, sono contro l'utilizzo del placebo, che peraltro ha solo effetto momentaneo ed elimina un disturbo sintomatico, mai la patologia che lo supporta. Se mi pare che il disturbo sia di natura neurovegetativa, tale da potersi rappresentare come epifenomeno organico di una noxa "psicologica", indirizzo il paziente allo psicoterapeuta o allo psichiatra. Dopo avergli spiegato perché.

    RispondiElimina
  3. Mi sa che più che un sofista, sono un paternalista...

    RispondiElimina
  4. "Ripeto: andiamo dal medico per star meglio, non per sapere perché stiamo male."
    Magari andiamo dal medico per sapere qual è la causa del nostro stare male e se c'è un rimedio che ci possa guarire o in alternativa stare meglio, cosa che purtroppo non sempre accade; fosse solo per stare bene talvolta sarebbe più utile rivolgersi a un pusher fidato.

    RispondiElimina
  5. mitridate impozzallomartedì, 09 agosto, 2011

    caro castaldi, non lavoro per la boiron, non leggo platone, non sono il cugino di ivo silvestro.
    Allevo pecore. Qualche anno fa il gregge ha preso una influenza che più veterinari hanno provato a curare con gli antibiotici e altri medicamenti senza successo. La pecora con l' influenza non figlia e quindi non fa latte. Per uno che alleva pecore una notevole scocciatura. Infine mi capita un vet che mi ha prescrive un rimedio omeopatico: da somministrare due volte al giorno per via orale, si immagini il divertimento di far ingoiare due volte al giorno 2 cc di brodaglia a 300 pecore. E proviamo anche questa.
    Dopo due settimane le pecore sono guarite.
    L' effetto placebo funziona anche con le pecore?
    Bhé allora funziona anche coi maiali, quando svezzo i maialini la sera dò alla scrofa una boccetta di lac caninum (boiron, sic!) e la mattina dopo nelle mammelle non ha più latte.
    Guardi, magari le pecore sono un po' tonte ma le assicuro che i suini sono astutissimi...

    RispondiElimina
  6. @ mitridate impozzallo
    L'influenza è causata da virus e i virus sono insensibili agli antibiotici, solitamente impiegati solo per prevenire una sovrainfezione batterica. Come accade negli esseri umani, anche negli ovini il sistema immunitario è in grado di debellare un'infezione virale. Lei ha commesso l'errore di non somministrare la brodaglia solo a un terzo del suo gregge (a un altro terzo avrebbe dovuto somministrare acqua distillata e al rimanente terzo non somministrare niente) e adesso questo non le consente di poter essere sicuro che la guarigione dell'intero gregge sia dovuta proprio alla brodaglia. Chi non ha commesso il suo stesso errore ha poi potuto constatare che non vi erano significative differenze fra i tre gruppi. E tuttavia, trattandosi delle sue pecore, peraltro in qualche modo guarite, le è lecito ritenere quello che le pare: a fronte della convinzione di essere stati beneficati da qualcosa che di razionale non ha niente, non c'è spiegazione razionale che tenga.
    In quanto alla scrofa, un qualsiasi stress è in grado di provocare il blocco neuroipofisario dell'increzione di prolattina, anche immobilizzare l'animale per forzargli l'apertura delle fauci e fargli ingurgitare qualcosa, lac caninum o no che sia. La prossima volta provi con l'applicazione di un santino di Padre Pio sotto il palato, e poi mi fa sapere.
    Tante belle cose a lei e alle altre bestie.

    RispondiElimina
  7. Titire, tu patulens sub tegmine fagi
    (mi si consenta l'assenza di accenti)

    RispondiElimina
  8. mitridate, quello di primamercoledì, 10 agosto, 2011

    Egregio dottore, mi duole tormentarla ma la sua cultura veterinaria è molto libresca o forse limitata ai soli elefantini. Sul campo le cose vanno altrimenti:
    - con gli animali padre pio non funziona, ci si rivolge a sant' antonio.
    - il lac caninum si diluisce nell' acqua della beva senza stress per la scrofa e se per asciugare la mammelle bastasse lo stress noi allevatori saremmo tutto l' anno in vacanza a capalbio. Ma se vuole provarci le metto a disposizione la mia scrofa, 150 kili di bestia detta "la sorniona". Non le dispiacerà se invito qualche amico e scommettiamo su chi dei due sarà il primo ad avere un blocco neuroipofisario dell' increzione di prolattina.
    - il test di risultanza che mi propone per il gregge è molto scientifico ma qui non facciamo scienza, facciamo il pecorino per cui pecora guarita=rimedio efficace. Inoltre mi sembrava che il nodo della questione fosse l' effetto placebo e se lei mi si trincera dietro i paroloni io vado in confusione e non so a che santo rivolgermi.
    Proverò con padre pio, fosse la volta buona.
    Con immutato affetto.

    RispondiElimina
  9. vada per gli accenti, ma sarebbe "patulae recubans sub tegmine fagi"

    RispondiElimina
  10. Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi
    (mi si consenta la modalità "maestrina dalla penna rossa")

    RispondiElimina
  11. @ mitridate
    Non mi tormenta affatto, figurarsi, adoro chiacchierare con i pastori. E dunque:
    - gli effetti dell'intercessione presso Padre Pio in favore di greggi affette da patologie di varia natura sono dimostrati (si fa per dire, perché è dimostrazione analoga a quella dell'efficacia dell'omeopatia, e sono sicuro che dunque non la rigetterà): le consiglio la biografia di Sergio Luzzatto,
    - a "la Sorniona" preferirei somministrare una acconcia dose di cabergolina (Dostinex): se ne conosce il meccanismo d'azione, a differenza del lac caninum;
    - in quanto al test che le proponevo, è vero, non aveva il pecorino come fine immediato, ma temo che lei non ne abbia colto appieno il senso: non si intendeva dimostrare la sovrapponibilità degli effetti di un placebo a quelli di un preparato omeopatico, o almeno non solo, quanto piuttosto l'impossibilità a mettere quel "=" tra "pecora guarita" e "rimedio efficace" senza prova verificabile e riproducibile: non è un trincerarsi dietro i paroloni, anzi mi pare che sia lei ad arroccarsi nell'ovile delle sue certezze, dal quale peraltro non voglio venga fuori.
    "Qui non facciamo scienza", dice lei, e mi basta.

    RispondiElimina
  12. mitridate per gli idilli pastoralimercoledì, 10 agosto, 2011

    Son contento che l'abbia presa sportivamente e le dirò che l'unico ovile delle mie certezze è che neanche la medicina che lei frequenta è una scienza esatta perché applicata da esseri umani, imperfetti, umorali, etc.
    Le risparmio la lista degli amici/conoscenti schiattati sotto i ferri o dopo soggiorno ospedaliero...
    E a proposito di sport: la Sorniona ha deciso di accettare la sua sfida, si presenti pure al nostro indirizzo con una dose di cabergolina (Sandoz, vero? Brava gente, quella), al meglio dei tre round e vinca il migliore.

    RispondiElimina
  13. @ mitridate
    Lei salta da un punto all'altro della questione che ha posto col primo commento, quasi fosse fin dall'inizio solo un pretesto per arrivare a quest'ultimo assunto. Mi pare di aver capito che lei si muova tra scetticismo e pragmatismo: il primo la porta a mettere sullo stesso piano la medicina tradizionale, perché - e ha ragione - "non è una scienza esatta", e l'omeopatia, che nemmeno lo è, ma perché non è una scienza, proprio per niente; il pragmatismo, invece, la porta a trascurare la validità dei nessi casuali, sicché anche una formula magica le darebbe prova di causa efficace di una guarigione. Il fatto è - consenta - che lei impiega scorrettamente l'uno e l'altro: allo scetticismo leva funzione scriminante, riducendolo alla sua pars destruens (va oltre Sesto Empirico, e quasi arriva a Gorgia), e al pragmatismo, invece, leva il costrutto razionale che solitamente sostiene ogni pragmatismo. Mi sembra di poter dire che questa sua filosofia sarà buona a fare il pecorino, però niente di più. Buon pascolo.

    RispondiElimina
  14. bel colpo, malvì

    http://4k8ttdi.tumblr.com/post/8734538940

    RispondiElimina
  15. In tutto questo tifo per Castaldi e il suo razionalismo basato sulla scienza (sì, la medicina può anche non essere una scienza propriamente detta, ma l'omeopatia è da libro di celestino, buona per i creduloni) però anche La Sorniona mi è simpatica.
    Potete sfidarvi solo a morra cinese?
    Castaldi, per la conformazione della zampa, La Sorniona farà sempre forbice, lei vince facendo spesso sasso.

    RispondiElimina
  16. Ecco, avete rovinato l'idillio!

    RispondiElimina
  17. A proposito di "strane scritte" sui prodotti, ricordo che da ragazzo i più bulletti sostenevano che fumando (tabacco) evitavano o riducevano gli effetti delle varie influenze, raffreddori ecc... Considerando che le prove a favore non dovrebbero essere peggiori di quelle a favore dei prodotti omeopatici, mi sono sempre chiesto perché le multinazionali del tabacco non abbiano mai portato scritte in proposito (o forse esisteva una legislazione) ? Considerando che per quelle al mentolo sostenevano che "profumassero" non penso che mancasse il coraggio!

    RispondiElimina