lunedì 13 dicembre 2010

Sssss, si sussurri solo


L’altrieri sono state rese pubbliche le Disposizioni relative alla persona del fondatore della Legione di Cristo decise dalla Santa Sede nell’ambito del riordino statutario e organizzativo della congregazione fondata da padre Marcial Maciel Degollado, morto due anni fa, dopo aver scaricato il suo camion di merda in mezzo a Piazza San Pietro. Disposizioni relative alla memoria, insomma, con un fine non da poco: cancellare la figura del fondatore senza traumatizzare troppo il fondo.

“Negli scritti istituzionali, il modo di riferirsi a P. Maciel sarà «fondatore della Legione di Cristo e del Regnum Christi» o semplicemente «P. Maciel». È confermata la disposizione per cui nei centri dei Legionari e del Regnum Christi non possono essere collocate fotografie del fondatore da solo o con il Santo Padre. Le date relative alla sua persona (nascita, battesimo, onomastico e ordinazione sacerdotale) non si festeggiano. L’anniversario della sua morte, 30 gennaio, sarà un giorno dedicato particolarmente alla preghiera. Gli scritti personali del fondatore e le sue conferenze non saranno in vendita nelle case editrici o nei centri e opere della Congregazione. […] A chi lo desideri [è consentito] conservare privatamente foto del fondatore, leggere i suoi scritti o ascoltare le sue conferenze. Allo stesso modo nulla impedisce che il contenuto di tali scritti si possa usare nella predicazione”.

V’è distillata tutta la sapienza dei Padri che non sono stati smascherati come – sssss, si sussurri solo – P. Maciel.

L’intersecarsi dei microvortici, quello è


Pro o contro Berlusconi, alla Camera sono più vibranti che al Senato, non c’è proprio paragone. I pro di Montecitorio ardono di passione, sono quasi commoventi nel ridicolo, sembra quasi che stiano lì a difendere un’idea prima che il culo del loro padrone; i contro hanno tutti un bel piglio alla Matteotti e sembrano anche loro esser pronti a tutto per difendere un’idea, se solo si capisse quale. A Palazzo Madama, stamane, c’era tensione ma non andava oltre l’ovvio, anzi, stava un po’ sotto: i contro erano loffi e trascinavano stanchi il loro moscio piagnisteo, qua e là screziato da qualche sussiegoso brontolio di indignazione; i pro erano meccanici perfino nella strafottenza e, anche quando s’è dovuto fare l’ola al capo, l’onda non aveva plateau. Ho una mezza idea su questa sostanziale differenza di umore – se non di umore, di tono – tra i deputati e i senatori: al Senato non c’è stato bisogno di fare alcuna campagna di acquisti, ma alla Camera sì.
Quest’aria frizzantina di Montecitorio è data dall’intersecarsi dei microvortici psichici solitamente emessi da troioni e verginelle messi all’incanto, a sorpresa: vapori invisibili che si sprigionano dai corpi di chi si vende, con maggiore o minore convinzione, e di chi rinuncia a farlo, mezzo fiero e mezzo pentito; e che generano moti convettivi – come si dice – very high miscibility. Roba intensa, insomma, e altamente instabile. Eccitante, se si vuole. 

  

La differenza


“Gianfranco Fini ha cambiato idea su tutto”, a rimproverarglielo con più durezza, oggi, c’era Marcello Pera  dico: Marcello Pera  del quale sarà utile citare:

“Come alla caduta di altri regimi, occorre una nuova Resistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione. Il processo è già cominciato e per buona parte dell’opinione pubblica già chiuso con una condanna” (La Stampa, 19.7.1992)
“Che Borrelli e Di Pietro siano gli sconfitti mi pare evidente e la sentenza della Corte di appello di Milano mi fa inevitabilmente ripensare al famoso «io quello lo sfascio» di Di Pietro. Cosa avevano nel ’94 per giustificare quei toni?” (Corriere della Sera, 10.5.2000)

“Concordato e laicità sono concettualmente incompatibili, così come è incompatibile concordare la libertà di scienza con il rispetto delle Scritture” (L’identità degli italiani, Laterza 1993)
“Non basta più l’ideologia liberaldemocratica, occorre dare un fondamento morale alla politica. E si deve pescare lì, nella tradizione. E noi quale abbiamo? Quella giudaico-cristiana” (Ansa, 23.8.2005)

“Ma c’è vita psichica nell’embrione? È bene rendersi conto che la scienza non darà mai risposte definitive a questo quesito; darà solo risposte fallibili e rivedibili. Ma questa è una ragione in più per dare spazio alla libertà dell’individuo e al pluralismo dei valori” (Corriere della Sera, 27.2.1987)
“Feto e embrione non sono persone? Forse perché sono piccoli e la vita dei piccoli può essere sacrificata a quella degli adulti? Forse perché un piccolo omicidio non è un omicidio autentico?” (Introduzione a Joseph Ratzinger, L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Cantagalli 2005)

“Almeno per la coscienza moderna, il cristianesimo non parla allo Stato ed è dubbio che parli al cittadino. Il cristianesimo parla all’uomo, alla persona, mentre per il resto lascia a Cesare quel che è di Cesare. Ecco la vera ragione per cui, nelle circostanze date, richiamare le radici cristiane nel preambolo del trattato costituzionale europeo è pressoché impossibile” (Panorama, 6.11.2003)
“Ciò che è in corso in Europa è una apostasia del cristianesimo, una battaglia su tutti i fronti, dalla politica alla scienza, dal diritto ai costumi, in cui la religione tradizionale europea, quella che l’ha tenuta a battesimo e allavata per secoli, assume la veste dell’imputato di colpe che vanno dalla minaccia allo Stato laico all’ostacolo alla coesistenza sociale, all’avversione alla ricerca scientifica. Il risultato complessivo è che in un’Europa senza Dio gli europei convivono senza identità. […] Se davvero vuole unificarsi, l’Europa deve dirsi cristiana” (Perché dobbiamo dirci cristiani, Mondadori 2008)

Si potrebbe continuare a lungo, perché nel volgere di pochi anni Pera ha cambiato idea su tutto, proprio come Fini, però con una sostanziale differenza: ad ogni cambiamento di idea, Pera ci guadagnava e Fini ci perdeva. È ciò che fa la differenza nel cambiare idea.

Quattordici



Quando i tuoi oppositori più agguerriti sono deboli, divisi e soprattutto senza una proposta alternativa che sia forte, unitaria e rappresentata da una faccia sola, vincere non ti è difficile. Sei riuscito a fare della politica un torneo ad eliminazione diretta, chi vince la finalissima prende tutto: basta far presente ai tuoi, soprattutto a quelli meno motivati, che a te non c’è alternativa che non sia il caos; basta comprarti un tot di oppositori fra i meno agguerriti; basta buttare tutto questo in faccia al paese come la neutra realtà dei fatti; e vincere è un giochetto. Puoi anche perdere, ma poi rivinci subito.
Dunque, al dunque, non c’è bisogno di toni aspri, ma fermi: devi presentare la situazione come neutra, così la netterai di netto da tutto ciò che la tua immane testa di cazzo può aver cumulato ai tuoi stessi danni. Devi presentarti come quello che, se perde, fa il vuoto, e vuoto nero. Tutte le ragioni contro di te sembreranno meno ragionevoli e finiranno per sembrare irragionevoli, alla lunga per i più ostinati, subito per i più malleabili al tuo malleo. Tu sarai la ratio e la realtà si piegherà al tuo passaggio.

domenica 12 dicembre 2010

“Siam guelfi, sì, siam guelfi, che figata!”


Zenit.org pubblica il testo integrale dell’intervento che Lorenzo Ornaghi ha tenuto al X Forum del Progetto Culturale (creatura ruiniana ancora in seno alla Cei) sui 150 anni dell’Unità d’Italia (Roma, 2-4 dicembre 2010), del quale conoscevamo solo le conclusioni, riprese dal cardinal Ruini in chiusura del convegno. Al rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sembr[a] essersi aperto il tempo, per il cattolicesimo italiano, di manifestarsi con decisione «guelfo», se non già di originare da subito un nuovo, energico guelfismo”, e il termine non dispiace affatto a Sua Eminenza: “Nella situazione attuale – dice bisogna saper reagire a quella «secolarizzazione interna» che insidia i cattolici e la stessa chiesa” e gli pare che “guelfismo” possa andar bene a cappello. Vi lascio immaginare il tam-tam per tutto il mondo filoclericale, notoriamente avidissimo di anacronismi: “Siam guelfi, sì, siam guelfi, che figata!”. Eccitazione ai massimi livelli, come sempre davanti a ogni reliquia.
Bene, tolto il “guelfismo”, che almeno fa ridere, l’intervento di Ornaghi fa incazzare. Si prova a far credere che l’Unità abbia in sé ab origine una filatura destinata a inevitabile spaccatura, salvo a metterci il solo mastice che veramente tiene: la consapevolezza [del]la «perennità» dell’Italia cattolica e la sua «esemplarità» nei confronti di altre nazioni”. Dopo aver rivendicato il ruolo di “soci fondatori” dell’Unità d’Italia, eccoci al passo successivo: se non è guelfa, l’Italia è caduca, nazione secolarizzata fra le nazioni secolarizzate. È il prezzo da pagare per aver invitato il cardinal Bertone al 140° della Breccia di Porta Pia: se offri un dito, avanzano pretese su tutto il braccio. Davvero ci sarebbe da incazzarsi, pensiamo a ridere.
Guelfismo, dunque. Sì, ma quale? Non quello ottocentesco, dice Ornaghi. E grazie al cazzo, diremmo noi: quello già era neoguelfismo. [Per inciso, ma neanche tanto, sarebbe opportuno ricordare che fu condannato da Pio IX. I libri di Vincenzo Gioberti per esempio furono messi allIndice, e sì che il poveretto proponeva unUnità d’Italia nella specie di una federazione di stati con il Papa a capo: al “metro cubo di merda” (felice definizione data da Giuseppe Garibaldi) pareva cosa troppo laica.] Se non è il guelfismo delle lotte per le investiture e se non il neoguelfismo del Gioberti, allora, di cosa si tratta? “Tornare a essere con decisione «guelfi» comporta affermare l’idea e la realtà di «italianità» quale dato storico (insieme, culturale e popolare), di cui gli essenziali e più duraturi elementi sono religiosi, cattolici. E c’era bisogno di scomodare una categoria così moderna come il guelfismo? Bastava dire che Roma è stata caput mundi fino a quando l’imperator era pure pontifex. Lo sanno pure i centurioni che si offrono in posa ai turisti in visita al Colosseo.


La reticenza dei parafrenieri



L’Osservatore Romano di domenica 12 dicembre dà notizia della vestizione di quattro nuovi confratelli della Confraternita dei Parafrenieri. “Gentiluomini di Corte, addetti a mansioni di fiducia legate all’esercizio del potere papale, i Parafrenieri Pontifici (dal termine «parafreno» ossia cavallo da parata) erano figure simili agli Scudieri della corte imperiale o regia”, così sul loro sito web, dove si fa presente che “allo spirito di un tempo si è sostituita una nuova coscienza che dopo il Vaticano II ha assunto l’identità di una missione comunitaria di laici che vivono nel secolo trattando le cose temporali, ma ordinandole secondo i dettami della Chiesa”, e che insomma si tratta di un comitato d’affari protetto dalla Santa Sede. Non tra i più potenti, senza dubbio, ma con una importante traccia nella storia: la Confraternita commissionò al Caravaggio un quadro che poi rifiutò, ma che rimane la Madonna dei Parafrenieri. I confratelli ci tengono a rammentarlo, ma sul rifiuto dicono di “ragioni non ancora totalmente chiarite”. E qui, spiace dirlo, non ci siamo, non ci siamo proprio.
Passi che questi signori coltivino i loro interessucci travestiti da babà con la glassa, inammissibile che provino a far gli stronzetti con la storia dell’arte, perché le ragioni del rifiuto sono note, tutte nelle splendide pagine di Maurizio Calvesi (Le realtà del Caravaggio, Einaudi 1990 – pagg. 345-352): “L’ordine di rimozione non poté partire che dallo stesso Paolo V. […] Motivo ufficiale del rifiuto fu naturalmente […] la sconvenienza delle figure, ma il rigorismo perbenistico [del papa] e la sua concezione del decoro vanno intesi […] come difesa di una dignità sociale e di classe delle immagini. […] Attraverso la condanna della sconvenienza si condannava l’ideologia pauperistica”. Gesù e Madonna ritratti da pezzenti.

Piazza Fontana




[...]




sabato 11 dicembre 2010

Volpe spelacchiata


Padre Federico Lombardi pensa di potersela cavare in questo modo: “Il contenuto dei documenti diffusi da Wikileaks riflettono le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti e non possono essere considerati espressione della stessa Santa Sede”. La formula ricalca quella già usata nelle dichiarazioni ufficiali che l’amministrazione Obama ha fatto seguire con evidente imbarazzo e sottinteso disappunto alla divulgazione delle informative che gli incaricati d’affari presso le sedi diplomatiche statunitensi avevano inviato al Dipartimento di Stato, da Parigi, Roma, Berlino, ecc. Commenti spesso assai severi, ma sul filo del si dice e comunque, almeno fino ad ora, mai circostanziati riguardo a fatti penalmente rilevanti: Nicolas Sarkozy permalosetto e borioso, Silvio Berlusconi vanitoso e incapace, Angela Merkel opaca e insicura, vox populi distillata in ambasciata e cablata comunque a titolo personale, per quanto variamente titolato.
Qui, con le carte divulgate ieri da Wikileaks via Guardian, le cose sono messe in modo alquanto diverso, e tuttavia la volpe spelacchiata che dirige la Sala Stampa Vaticana pensa di poter glissare come se il diplomatico irlandese accreditato presso la Santa Sede si fosse lasciato andare ad affermazioni attinenti al mero opinabile. Non è così: qui abbiamo accuse precise che hanno valore documentale e che sono prova di quanto peraltro si è sempre saputo: la linea di Roma sugli abusi sessuali a danno di minori da parte di membri del clero cattolico è sempre stata quella dell’insabbiamento dei reati e dell’ostruzionismo alla giustizia civile. Qui è provato per i gravi reati commessi dal clero irlandese, ma perché ritenere che non sia sempre stato così omni urbi e toto orbe?
Con la pretesa di essere al di fuori e al di sopra delle leggi civili, la Santa Sede ha opposto resistenza alle indagini. Ha cercato di ostacolare il decorso delle giustizia tentando di sottrarre i suoi preti al giudizio. Ha commesso quella obstruction of justice della quale il cardinale Ratzinger ha potuto fare a meno di rispondere solo perché venuto a godere della immunità dovuta ai capi di stato estero con la sua elezione al Soglio Pontificio. Ora, però, si pone un problema diverso: menzogne e omertà sono opera dei suoi ministri, che devono risponderne come per personale iniziativa o per condotta soggetta a mandato. E dunque: insabbiavano obbedendo al Papa o contro le sue disposizioni? Cosa è più verosimile per gradi così alti della gerarchia ecclesiastica?
Infine, è da considerare la natura degli addebiti in relazione a chi li formula: non si tratta di  una Elisabeth Dibble che parla dei party selvaggi che si terrebbero ad Arcore secondo quanto vorrebbe una vulgata; qui il diplomatico che lamenta le scorrettezze della Santa Sede è parte in causa come tramite di istanze e procure, quindi le sue opinioni e le sue percezioni non sono caciotte appese in aria, ma pareri informati.  Non ancora la vera verità, ma uno dei suoi lati: la Santa Sede ha cercato di sottrarre alla giustizia i suoi preti pedofili. Autori, mai come in Irlanda, di crimini gravissimi.

Eccheccazzo


“«Ho dato cinquecento milioni brevi manu a Giuliano Ferrara», dice Tanzi. La tensione, nella cella dove avviene l’interrogatorio, è alta. I pm chiedono: in che senso? Sul verbale si legge: «A domanda risponde...». E la risposta del signor Parmalat è questa: i soldi li ho portati io personalmente a Roma al direttore Ferrara, erano contenuti in una borsa. Non ricordo se fossero cinquecento milioni o un miliardo. I pm insistono e chiedono: Ferrara che cosa le disse? Risposta di Tanzi: «Mi disse solo: grazie»”

Libero, 5.3.2004

Il Foglio non ha dedicato neanche un rigo alla condanna di Calisto Tanzi. Né ieri, né oggi, eccheccazzo, chissà lunedì.

venerdì 10 dicembre 2010

Georg


Un fratello come Georg è una gran rottura di cazzo e Joseph deve essergli assai affezionato se finora non l’ha murato vivo in un convento.
Due giorni prima dell’“habemus papam”, in un’intervista concessa ad Abendezeitung, esclude possa essere un tedesco: stesse motivazioni da incaricato d’affari presso un’ambasciata americana a Roma. Tre giorni dopo, quando non si è spenta ancora l’eco del “lunga vita a Benedetto XVI!” gridato in Piazza San Pietro, in un’intervista concessa a Stern si lascia andare a imbarazzanti rivelazioni: “Ha una certa età, la sua salute non è robusta e il suo cuore è precario. Nel 1991 è stato ricoverato per un ictus, ma aveva già avuto altri problemi”. Ma il peggio lo fa il giorno dopo, in un’intervista concessa al Süddeutschen Zeitung, quando rivela: “Joseph l’aveva sempre sognato, fin da quand’era bambino”.
Raggiunto da rampogna o colto da transitoria lucidità, per un poco sta buonino e zitto, poi sbraca di nuovo, anche se stavolta è nel tentativo di lustrare l’augusto fratellino. In un’intervista concessa a il Giornale, dichiara: “Mio fratello non frequentava i raduni nazisti e non si presentava agli appelli. Questo comportò un danno economico per la mia famiglia in quanto non beneficiò più dello sconto sulle tasse scolastiche”. Il fatto è che una decina d’anni prima, ne Il sale della Terra (Ed. San Paolo, 1997), Joseph ha dato un’altra versione: “Con l’introduzione dell’iscrizione obbligatoria alla Gioventù hitleriana, nel 1941, mio fratello dovette iscriversi. Io ero ancora troppo giovane, ma in seguito, quando ero in seminario, non ci andai più. E non era per nulla facile, dal momento che le agevolazioni economiche, di cui avevo bisogno, dipendevano dalla frequenza, accertata, alle manifestazioni della Gioventù hitleriana. Grazie a Dio a scuola c’era un insegnante di matematica molto comprensivo. Era personalmente nazista, ma una persona onesta. Un giorno mi disse: «Vacci almeno una volta, così saremo a posto». Quando però si accorse che io non volevo, mi disse: «Ti capisco, sistemerò io la faccenda»”. Nessun “danno economico”, dunque.
Fin qui, probabilmente, niente di grave e però a quale fratello non girerebbero i coglioni? Poi, qualche mese fa, un altro imbarazzo, forse più serio tenuto conto dell’aria che tira: Georg confessa di aver mollato qualche ceffone ai ragazzini del coro da lui diretto a Ratisbona.
Ma questo è ancora niente rispetto all’editoriale pubblicato ieri da Avvenire a sua firma: “La pietà liturgica ha bisogno di essere completata dalla pietà popolare alla quale alcuni guardano invece con una certa alterigia…. La nostra fede non si limita alla preghiera, all’interiorità e alla razionalità… Lì dove viene praticata solo una «religione razionale», la fede perde forza e, prima o poi, scompare del tutto. La fede non è un fatto solamente razionale… In Baviera, la mia terra, la pietà popolare ha da sempre un ruolo importante. Ai bavaresi l’elemento puramente razionale importa meno…”. Un povero cristo di papa si fa un culo come una casa per costruirsi un personaggino tutto liturgia e ragione, poi arriva il fratello e gli dà del bavarese che ha dirazzato.


giovedì 9 dicembre 2010

Magie


(AGI) - Roma, 9 dic. - Mario Staderini, Segretario di Radicali italiani, smentisce le notizie pubblicate in questi giorni da diversi organi di informazione in merito all’elezione del dott. Marco Belelli, in arte Mago Otelma, a “segretario dei radicali liguri” e segretario dell’associazione “Libertà è partecipazione”. «Il dott. Belelli non rappresenta ad alcun titolo il movimento Radicali italiani, i “Radicali” o il Partito Radicale, né a livello nazionale né a livello territoriale - si legge nella nota -. Parimenti, l’associazione “Libertà è partecipazione” non è un’associazione riconosciuta da Radicali Italiani, non avendo soddisfatto i requisiti statutariamente previsti. Il dottor Belelli è iscritto da anni a Radicali italiani, è un suo diritto farlo e nessuno può né vuole impedirglielo. Radicali italiani è un movimento libertario, non ha probi viri e non prevede alcuna forma di espulsione. Tuttavia, considerato che non è la prima volta che organi di stampa riprendono notizie false relativamente al dott. Belelli e la sua asserita rappresentatività dei “Radicali”, peraltro funzionali ad attività e ad ambizioni personali, si diffidano gli organi di stampa a inseguire, almeno con riferimento al movimento radicale, le capacità “illusionistiche” del dott. Belelli e a rettificare quanto erroneamente scritto in questi giorni».

Occorre precisare che le “notizie false” prendono origine da un comunicato dello stesso dott. Belelli pubblicato sulle pagine di radicali.it, organo ufficiale di Radicali italiani: non sarebbe stato meglio rimuovere quel comunicato o farlo seguire dalle precisazioni riportate nella suddetta smentita?

Aggiornamento
“Caro Staderini! Se quello che leggo è vero -e non una bufala o uno scherzo- allora significa che tu, probabilmente su ispirazione di qualcuno (facile capire chi), sei disinformato o in malafede. Per ora propendo per la prima ipotesi. Io sono il Segretario della Associazione Radicale LEP esattamente come tu sei -non so quanto utilmente per il movimento radicale alla luce dei disastri elettorali recenti- il suo Segretario Nazionale. Ti diffido formalmente dall'affermare il contrario e mi riservo ogni azione legale qualora riscontrassi altre tue assurde ed inveritiere dichiarazioni. Certo, la LEP non è la serva sciocca di tizio o caio...e magari questo crea qualche problema a certuni cosiddetti radicali in carriera, solo ansiosi di prebende e poltroncine. Mi aspetto la tue ampie scuse.

Sceneggiatore ubriaco


Nella puntata di The District andata in onda su La7 giovedì 9 dicembre, il comandante Jack Mannion arresta un monsignore che ha fatto lo sporcaccione con un ragazzino. L’arresto avviene in chiesa, mentre il prelato sta battezzando un frugolo, e il fetente viene tradotto in centrale ammanettato, con cotta e stola addosso. Sarà accaduto solo ai tempi della Guerra civile spagnola.


Eritemi


“I cristiani sono vittime di discriminazione e intolleranza anche in Europa” (Avvenire, 9.12.2010). Passi per la Turchia, che qui è considerato paese europeo anche se la logica stringente del cardinal Ratzinger dimostrò non esserlo (Avvenire, 13.8.2004), salvo cambiare idea un minuto dopo essere diventato papa; passi pure per Francia, Germania, Regno Unito e Svezia, dove la discriminazione e l’intolleranza ai danni dei cristiani probabilmente sta già nel non trattarli da cittadini di razza speciale (se non gode di un tot di privilegi, il cristiano si sente perseguitato); ma poi fatevi una risata: i cristiani sarebbero fatti oggetto di discriminazione e intolleranza anche l’Italia. Indicatori presi in considerazione: rimozione dei simboli cristiani; rappresentazione travisata, stereotipata e negativa dei cristiani nei media; disagi sociali come l’essere ridicolizzati o svantaggiati nei luoghi di lavoro. Tutto questo, in Italia. Viene un dubbio: ma sarà vero che in Asia e in Africa sono bruciati vivi o si tratta solo di eritemi?
 
 

Giorgio



Se il governo cade, per Giorgio Napolitano saranno giorni difficilissimi. Sciogliere le Camere? Affidare un mandato esplorativo per verificare i numeri? E a chi? Un solo tentativo e poi alle urne o insistere? Il peso della responsabilità in una situazione tanto fluida, contraddittoria e incerta – un po’ l’età, un po’ l’ipersensibile sua complessione – potrebbe ucciderlo, non è da escludere. E qui verrebbe il bello – si fa per dire – sovrapponendo crisi istituzionale a crisi istituzionale: Schifani reggente, governo in gestione ordinaria, un incredibile bordello generale, a Montezemolo viene una paresi e a Vendola le mestruazioni. A questo punto gli Unni avrebbero gioco facile a varcare le Alpi, a sciamare in Padania, scendere fino a Roma, a saccheggiarla e a raderla al suolo (il Papa in fuga a Brindisi si salva). Facile prevedere il seguito: apertura del Primo Sigillo, eruzione del Vesuvio, l’Etna appresso per non essere da meno, tsunami di merda che travolge tutto, a galla rimangono i soliti stronzi, subitamente fulminati dall’ira di Dio.
Probabilmente mi sono fatto prendere la mano dall’ansia. In ogni caso, Giorgio, tieni duro.

mercoledì 8 dicembre 2010

Il mostro all'osso


Sull’Immacolata Concezione potrei tenervi qui per ore e ore, sul donde tragga la natura di dogma, sul come questo sia venuto a rivelarsi e a enunciarsi, sull’enorme quantità di teologia che solleva, ecc. E infatti questa era l’intenzione, già avevo aperto i miei vecchi taccuini con gli appunti di quando passavo intere giornate a studiare l’osteologia del mostro. Ho trovato una paginetta che mi ha dissuaso e che mi limito a ricopiare qui.

Le fonti della tradizione che impliciterebbero l’assenza del peccato originale in Maria sono assai più labili e ambigue di quelle relative all’Annunciazione (Luca e l’apocrifo di Giacomo, indirettamente Matteo), dove è chiaro che Maria accetta ciò che l’angelo le prospetta: “Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 37). Questa scelta è libera, ma ispirata dalla grazia di cui Maria è piena. E tuttavia essere piena di grazia non è ancora essere priva del peccato originario, qualità che Maria avrebbe fin dal concepimento [dal momento in cui fu concepita], quindi prima di accettare ciò che l’angelo le prospetta. Poteva non accettare? Se non poteva, dovremmo negare in lei il libero arbitrio: negarlo e dichiararla immune dal peccato originario è contraddizione in termini. [giugno 1978]

Mai trovato nessuno che fosse in grado di spiegarmi come un dogma possa contraddirne un altro. Tutto il resto è la ciccia del mostro.


Comme il faut




“Se Marco non avesse fatto quello che ha fatto in questi giorni, come ci arrivava all’incontro con Bersani?”
Rita Bernardini,
Direzione nazionale di Radicali italiani,
4.12.2010


“Bersani quando ha dato attenzione ai radicali? Nell’istante in cui ha percepito che l’apertura di Pannella al dialogo potesse dare vita a qualcosa per il 14. Poi appena ha in qualche modo saputo che noi votavano la sfiducia ha allungato il brodo per due settimane e anche di più […] L’iniziativa [dell’incontro con La Russa] è nata da un mio pourparler con lui, ma è lui che ha proposto l’incontro […] La prima questione posta è stata l’amnistia. Figuriamoci, a La Russa! […] In qualche misura il Pdl ha l’interesse a dire che l’accordo è in vista per spaventare quelli del Fli, che infatti si sono spaventati perché qualcuno di loro ha anche telefonato a me per sapere come andavano le cose […] Adesso è chiaro che torni un interesse di Bersani a conversare […] Certo, questo è un gioco rischiosissimo perché per l’opinione pubblica ancora ci rimprovera il ’94, quindi figurarsi un ritorno di fiamma di questo tipo. Ci porteremmo dietro il marchio di quelli che hanno provato a vendersi. Però purtroppo noi siamo costretti a queste cose”

Marco Beltrandi, ibidem


“Che non avessimo nessuna forza contrattuale ci è stato detto da Bersani, che quando gli è stato chiesto un appuntamento l’ha rimandato […] Adesso vediamo cosa farà di fronte a un Pannella che almeno io gli riconosco questo: che è un gran figlio di puttana. Nel senso che in queste contrattazioni ha sempre una carta nella manica. Poi magari sbaglia, ma io gli do fiducia, perché dietro a Marco c’è la sua storia e la sua storia è quella sulla quale abbiamo costruito le nostre storie […] Qui c’è il problema delle elezioni e c’è una carta da giocare”

Angiolo Bandinelli, ibidem


“Ci siamo detti di voler continuare un confronto per vedere, nella reciprocità di posizioni non sempre collimanti, come migliorare lo stato dei rapporti sia politici che parlamentari”

Pierluigi Bersani, Apcom, 7.12.2010


“L’incontro fra Marco Panella e Pierluigi Bersani ha sollevato tutti”

Mattia Feltri, La Stampa, 8.12.2010

martedì 7 dicembre 2010

"Di pari, come buoi che vanno al giogo" (Purg. XII, 1)


Le ragioni di Matteo Renzi erano ineccepibili, poi Daniele Capezzone si è precipitato a difenderle.


Lennon è vivo e sogna insieme a noi?



Se non fosse stato ucciso l’8 dicembre 1980, John Lennon avrebbe 70 anni. Strizzando l’occhio a quei pazzi fottuti che Elvis è ancora vivo, Marilyn pure, Hitler è ultracentenario e l’hanno visto in Argentina (McCartney invece è morto più di trent’anni fa e al suo posto gira un sosia), il Corriere della Sera chiede: “E se fosse ancora vivo?”. C’è perfino un identikit che lo ritrae con le fattezze che dovrebbe avere oggi, nel caso dovesse essersi infrattato dalle vostre parti. E tuttavia è un pezzo serio, del genere la sua musica è ancora viva, lui vive in essa, quindi non è mai morto, Lennon è vivo e sogna insieme a noi.
Inutile dire che al morto non è dato alcun diritto di essere diverso da ciò che era 30 anni fa: se Lennon fosse vivo, gli toccherebbe essere idealista, pacifista, libertario, magro come allora, con gli stessi occhiali, inchiodato a Imagine. Ma quanti ne abbiamo visti metter pancia, smettere di sognare e rifarsi le cornee? Dopo 30 anni accanto a Yoko Ono, infine, i tratti del suo volto non sarebbero assai più giapponesi? 
 
 

lunedì 6 dicembre 2010