Un fratello come Georg è una gran rottura di cazzo e Joseph deve essergli assai affezionato se finora non l’ha murato vivo in un convento.
Due giorni prima dell’“habemus papam”, in un’intervista concessa ad Abendezeitung, esclude possa essere un tedesco: stesse motivazioni da incaricato d’affari presso un’ambasciata americana a Roma. Tre giorni dopo, quando non si è spenta ancora l’eco del “lunga vita a Benedetto XVI!” gridato in Piazza San Pietro, in un’intervista concessa a Stern si lascia andare a imbarazzanti rivelazioni: “Ha una certa età, la sua salute non è robusta e il suo cuore è precario. Nel 1991 è stato ricoverato per un ictus, ma aveva già avuto altri problemi”. Ma il peggio lo fa il giorno dopo, in un’intervista concessa al Süddeutschen Zeitung, quando rivela: “Joseph l’aveva sempre sognato, fin da quand’era bambino”.
Raggiunto da rampogna o colto da transitoria lucidità, per un poco sta buonino e zitto, poi sbraca di nuovo, anche se stavolta è nel tentativo di lustrare l’augusto fratellino. In un’intervista concessa a il Giornale, dichiara: “Mio fratello non frequentava i raduni nazisti e non si presentava agli appelli. Questo comportò un danno economico per la mia famiglia in quanto non beneficiò più dello sconto sulle tasse scolastiche”. Il fatto è che una decina d’anni prima, ne Il sale della Terra (Ed. San Paolo, 1997), Joseph ha dato un’altra versione: “Con l’introduzione dell’iscrizione obbligatoria alla Gioventù hitleriana, nel 1941, mio fratello dovette iscriversi. Io ero ancora troppo giovane, ma in seguito, quando ero in seminario, non ci andai più. E non era per nulla facile, dal momento che le agevolazioni economiche, di cui avevo bisogno, dipendevano dalla frequenza, accertata, alle manifestazioni della Gioventù hitleriana. Grazie a Dio a scuola c’era un insegnante di matematica molto comprensivo. Era personalmente nazista, ma una persona onesta. Un giorno mi disse: «Vacci almeno una volta, così saremo a posto». Quando però si accorse che io non volevo, mi disse: «Ti capisco, sistemerò io la faccenda»”. Nessun “danno economico”, dunque.
Fin qui, probabilmente, niente di grave e però a quale fratello non girerebbero i coglioni? Poi, qualche mese fa, un altro imbarazzo, forse più serio tenuto conto dell’aria che tira: Georg confessa di aver mollato qualche ceffone ai ragazzini del coro da lui diretto a Ratisbona.
Ma questo è ancora niente rispetto all’editoriale pubblicato ieri da Avvenire a sua firma: “La pietà liturgica ha bisogno di essere completata dalla pietà popolare alla quale alcuni guardano invece con una certa alterigia…. La nostra fede non si limita alla preghiera, all’interiorità e alla razionalità… Lì dove viene praticata solo una «religione razionale», la fede perde forza e, prima o poi, scompare del tutto. La fede non è un fatto solamente razionale… In Baviera, la mia terra, la pietà popolare ha da sempre un ruolo importante. Ai bavaresi l’elemento puramente razionale importa meno…”. Un povero cristo di papa si fa un culo come una casa per costruirsi un personaggino tutto liturgia e ragione, poi arriva il fratello e gli dà del bavarese che ha dirazzato.
Un po' come la Bonino con Pannella
RispondiEliminaMa non è terribile che un bambino sogni di diventare papa?
RispondiEliminaDeve aver vissuto una infanzia e gioventù (hitleriana) terribili!
Io sognavo di fare la ballerina o il pompiere, l'astronauta o la pediatra, ma mai il papa e ho avuto una infanzia che manco te la racconto. Immagino la sua!