Quando un prete è accusato di aver abusato di un ragazzino, bisogna tener conto che quasi sempre non è vero: si tratta di una calunnia per diffamare il clero cattolico e attaccare la Chiesa, in odio al cristianesimo. Quando è vero, è ugualmente falso, perché chi abusa di un ragazzino è persona così abietta da non essere degno di essere prete, quindi in pratica non lo è. Anzi, da poco – meglio tardi che mai – a un prete che abbia abusato di un ragazzino, ma non sia stato capace di infrattarsi nella misericordiosa omertà dei suoi superiori, la Chiesa grida ufficialmente: “Tana!” e lo riduce allo stato laicale.
D’altro canto, per ridurre allo stato laicale un prete accusato di un abuso su minore bisogna provare l’abuso, e bisogna provarlo, com’è giusto, contro ogni tentazione colpevolista che si affidi interamente alle affermazioni del minore, che per definizione è immaturo e quindi sempre un po’ psicolabile, quando non è manovrato da un avvocato avido e un giornalista ateo. Poi ci sono i casi in cui il minore non merita alcun credito perché proprio quanto afferma esclude esservi stato abuso. Sarà stato un abusino, forse, ma vogliamo ingigantirlo al fine, neanche troppo nascosto, di delegittimare il prete come educatore e la Chiesa come educatrice? Per una dozzina di nerbate sul culetto – il giovane si ostinava a steccare Bach – vogliamo mettere in galera il direttore del coro? Vogliamo mettere in galera il parroco colpevole d’aver dato al chierichetto un bacio appena un po’ più appiccicoso di quello che gli avrebbe dato la zia? Ma vogliamo scherzare?
Poi ci sono i casi in cui l’accusa del minore è tanto inverosimile che neanche vale la pena di accertare se corrisponde al vero, perché c’è il rischio che l’indagine stressi il prete fino al suicidio, e questo non è bello. Infine, ci sono casi molto particolari, atipici, e solo impropriamente rientrano nella categoria degli abusi su minori da parte di un prete.
In quello che ci sta sotto gli occhi oggi, per esempio, l’accusato è prete, ma non lo era quando avrebbe commesso l’abuso. Di più, a quei tempi era minore pure lui, come la presunta vittima. Tutto sarebbe accaduto nella St. Paul’s Church di Jersey City, dove Keith Brennan sarebbe stato ripetutamente abusato da Keith Pecklers, quando avevano rispettivamente 14 e 17 anni. A far del caso una questione che riguarda comunque la Chiesa, tuttavia, non è solo il fatto che tutto sarebbe accaduto – se è accaduto – sotto gli occhi irresponsabilmente distratti di un prete che avrebbe dovuto accorgersene ed impedirlo, come spetta di dovere a qualsiasi adulto al quale siano stati affidati dei minori: qui, il prete che avrebbe dovuto farlo, tal Thomas Stanford, quando è stato informato dal Brennan, l’ha stuprato a sua volta e ha coperto il Pecklers.
Così coperto, il Pecklers si incamminò speditamente in carriera, prendendo la tonaca da gesuita e diventando in breve un apprezzato docente di Liturgia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e il Pontificio Istituto Liturgico «Sant’Anselmo». Autore di una decina di volumi, padre Pecklers è considerato un’autorità nel suo campo e c’è chi lo mette fra i frondisti che hanno storto il muso al Summorum Pontificum, il motu proprio che ridà lustro al messale di Pio V, dandogli patente di “progressista”.
Padre Pecklers non nega l’addebito di Brennan, ma si limita a farci notare che era troppo giovane per poter commettere gli abusi che gli sono addebitati. Rientriamo nell’ordine dell’assunto posto in incipit (quando un prete è accusato di aver abusato di un ragazzino, quasi sempre non è vero): il caso è atipico, ma il rientro è tipico. E qui viene meno l’assurda distinzione tra “tradizionalista” e “progressista” sulla quale molti laici si ostinano: nel cuore delle questioni centrali dell’esser prete, un prete è un prete.
http://www.youtube.com/watch?v=hEUtmhKN_1o&feature=player_embedded#!
RispondiEliminaLa speranza è una trappola, inventata da chi comanda
Solo una nota, non ovviamente a difesa di chi compie abusi. Quando apri un vaso di merda alla fine si sporcano tutti e ad avvantaggiarsi sono proprio quelli che la merda la maneggiano di mestiere: sai qual è la prima accusa che si beccano quei pochi preti coraggiosi che provano a contrastare le mafie, quando tolgono i ragazzini dalle strade e li portano in oratorio tagliando le possibilità di contatto con le organizzazioni criminali?
RispondiEliminaPost molto bello. Lo trasporto sul mio blog (citando, ovviamente).
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