Penso che ansa.it abbia fatto bene a dare ad Anna un minimo di protezione omettendo il cognome. È solo un gesto, perché quanti tecnici radiologi di nome Anna lavoreranno all’Ospedale San Giovanni? E tuttavia è un bel gesto, perché penso riveli la sensibilità del cronista che evidentemente ha coscienza del fatto che siamo un paese di preti, pronti a molestarti se hai codice morale diverso dal loro – chetelodicoafare – l’unico possibile. E Anna, avendo avuto modo di essere spesso d’accanto a Mario Monicelli negli ultimi mesi, si è lasciata andare a riflessioni che violano il codice morale dei preti su un punto – la tua vita non è tua, non t’appartiene – che non è negoziabile. E adesso sono cazzi suoi. Anzi, speriamo che nemmeno si chiami davvero Anna, in virtù di un’estrema sensibilità del cronista.
Anna ha detto: “Monicelli era lucido. Anche ieri sera. Ha capito che ne avrebbe avuto ancora per poco. Ha fatto bene, ha deciso lui”. In due righe c’è quanto basta da far venire le convulsioni a un reverendo padre della Congregazione per la Dottrina della Fede. Lucido? Che lucidità può essere, se spinge al più grave dei peccati e cioè quello contro la speranza? Di lucido c’è solo l’intenzionalità del commettere peccato, è evidente. Di fronte a tanto, per giunta fatto scandalo pubblico, “ha fatto bene”? È aggiungere scandalo a scandalo. E non è tutto, perché Anna aggiunge: “Ho sempre pensato che fosse ateo. Si vedeva. Chi sta male porta il crocifisso, una corona del Rosario, qualcosa a cui aggrapparsi. Lui nulla. Solo, lucido e coraggioso”. Non solo “lucido”, pure “coraggioso”?
Anna vedrà che severa pastorale la rincorrerà dalle pagine di Avvenire. Come può escludere l’estremo pentimento al terzo piano e la conversione al primo (o viceversa)? Taccia, pensi alle lastre. E non si cimenti in casuistica, non è mestiere suo. Anche da paramedico, peraltro, non deve valer troppo: il bravo paramedico dovrebbe saper essere l’angelo custode del malato terminale. Quello a urlare: “Non ce la faccio più”, e l’angelo a ripetergli: “Sopporta e offri le tue sofferenze a Gesù”.
tra "le conseguenze di ordine canonico" che mi sono state comminate per iscritto dal patriarcato di venezia con protocollo 58/09, c'è, buon ultima, quella che recita:
RispondiElimina"privazione delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di ravvedimento (can. 1184 -1,1)."
insomma, ti vogliono sempre prigioniero, disposti a prenderti anche all'ultimo per i capelli. bene ha fatto monicelli. con grande coraggio, fino all'ultimo.
Quello a urlare: “Non ce la faccio più”, e l’angelo a ripetergli:“Sopporta e offri le tue sofferenze a Gesù”.
RispondiEliminaEcco, lui all'angelo (che non è stata la diabolica Anna - diabolica perchè professa il diritto di ciascuno di disporre della propria vita-, ma magari è stato qualcun altro) ha scelto di rispondere come il Giovanni Busacca:
"...e allora...senti un po', visto che parli così... mi te disi proprio un bel gnènt!! Hai capito?!? Facia de merda!!!"
Da spinoza.it
RispondiEliminaMuore suicida Mario Monicelli. Il comitato pro-vita chiede di poter replicare.
Madre Teresa è stata un eccellente paramedico, da imitare.
RispondiEliminaUna perfetta riflessione come sempre
RispondiEliminaciao!
Ha fatto bene, ha deciso lui
RispondiEliminaCredo che in queste pochissime parole sia riassunto tutto quello su cui si dibatte da tempo.
Ha fatto bene perché ha deciso lui della sua vita.
Morire doveva morire, la sua vita l'ha vissuta, ha deciso quando porvi fine, niente di diverso da quello che sarebbe comunque successo - a parte le sofferenze.
Concordo assolutamente. Sia con la lettura di "Anna", sia con la giusta aggiunta a margine di Malvino. La Binetti, peraltro, ha già alzato istericamente la voce, come suo solito.
RispondiEliminaE' una riflessione molto amara, ma obbligata, in tempi indecenti come questi (indecenti da duemila anni, intendo).
Quasi mi commuovo.
RispondiElimina«Ho sempre pensato che fosse ateo. Si vedeva. Chi sta male porta il crocifisso, una corona del Rosario, qualcosa a cui aggrapparsi. Lui nulla. Solo, lucido e coraggioso»
resta sempre un problema: per scrivere la parola fine è ancora necessario buttarsi dal terzo piano
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