Zenit.org pubblica il testo integrale dell’intervento che Lorenzo Ornaghi ha tenuto al X Forum del Progetto Culturale (creatura ruiniana ancora in seno alla Cei) sui 150 anni dell’Unità d’Italia (Roma, 2-4 dicembre 2010), del quale conoscevamo solo le conclusioni, riprese dal cardinal Ruini in chiusura del convegno. Al rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore “sembr[a] essersi aperto il tempo, per il cattolicesimo italiano, di manifestarsi con decisione «guelfo», se non già di originare da subito un nuovo, energico guelfismo”, e il termine non dispiace affatto a Sua Eminenza: “Nella situazione attuale – dice – bisogna saper reagire a quella «secolarizzazione interna» che insidia i cattolici e la stessa chiesa” e gli pare che “guelfismo” possa andar bene a cappello. Vi lascio immaginare il tam-tam per tutto il mondo filoclericale, notoriamente avidissimo di anacronismi: “Siam guelfi, sì, siam guelfi, che figata!”. Eccitazione ai massimi livelli, come sempre davanti a ogni reliquia.
Bene, tolto il “guelfismo”, che almeno fa ridere, l’intervento di Ornaghi fa incazzare. Si prova a far credere che l’Unità abbia in sé ab origine una filatura destinata a inevitabile spaccatura, salvo a metterci il solo mastice che veramente tiene: “la consapevolezza [del]la «perennità» dell’Italia cattolica e la sua «esemplarità» nei confronti di altre nazioni”. Dopo aver rivendicato il ruolo di “soci fondatori” dell’Unità d’Italia, eccoci al passo successivo: se non è guelfa, l’Italia è caduca, nazione secolarizzata fra le nazioni secolarizzate. È il prezzo da pagare per aver invitato il cardinal Bertone al 140° della Breccia di Porta Pia: se offri un dito, avanzano pretese su tutto il braccio. Davvero ci sarebbe da incazzarsi, pensiamo a ridere.
Guelfismo, dunque. Sì, ma quale? Non quello ottocentesco, dice Ornaghi. E grazie al cazzo, diremmo noi: quello già era neoguelfismo. [Per inciso, ma neanche tanto, sarebbe opportuno ricordare che fu condannato da Pio IX. I libri di Vincenzo Gioberti per esempio furono messi all’Indice, e sì che il poveretto proponeva un’Unità d’Italia nella specie di una federazione di stati con il Papa a capo: al “metro cubo di merda” (felice definizione data da Giuseppe Garibaldi) pareva cosa troppo laica.] Se non è il guelfismo delle lotte per le investiture e se non il neoguelfismo del Gioberti, allora, di cosa si tratta? “Tornare a essere con decisione «guelfi» comporta affermare l’idea e la realtà di «italianità» quale dato storico (insieme, culturale e popolare), di cui gli essenziali e più duraturi elementi sono religiosi, cattolici”. E c’era bisogno di scomodare una categoria così moderna come il guelfismo? Bastava dire che Roma è stata caput mundi fino a quando l’imperator era pure pontifex. Lo sanno pure i centurioni che si offrono in posa ai turisti in visita al Colosseo.
Quindi Silvio è il prossimo Papa?
RispondiEliminaDa Papi a Papa, minchia quanto contano le vocali!