Com’era prevedibile, l’attenzione all’intervista che Barbara Berlusconi ha concesso a Nicoletta Ferrari (Vanity Fair, 51/2010) si è appuntata per lo più sulle risposte date da “figlia di”, anche se dopo le polemiche seguite all’intervista concessa l’anno scorso a Giovanni Audiffredi per la stessa rivista (Vanity Fair, 32/2009) non potevano essere che risposte prive di spontaneità, calibrate su un registro che salvasse la capra della sua personalità e quel cavolo di padre. Il risultato è infelice: sembra la sorellastra, ma farmacologicamente sedata. Più interessante è soffermarsi sull’unico passaggio che a mio parere illumina davvero il tipino.
Dunque, riassumendo: Barbara Berlusconi condivide l’analisi di Michela Marzano, ma a suo parere ci troveremmo dinanzi a una fissazione dell’immagine femminile, non già a una regressione. Non deve aver letto Sii bella e stai zitta o deve averlo letto male: Marzano non parla mai di regressione, ma appunto di antiquati stereotipi che la macchina berlusconiana ha legittimato e rinvigorito prima e dopo la sua “discesa in campo”, prima col giustificarli in una compiaciuta celebrazione mediatica che li ha aggiornati e dopo nel radicarli in quella dimensione dell’immaginario collettivo dove all’immagine del maschiocomesideve avesse a corrispondere quella di una femminacomesideve che è proprio quella bambola che anche a Barbara Berlusconi non piace. Pubblicità, tv e giornali hanno fissato e rafforzato questi stereotipi, sicché i modelli di comportamento hanno trovato in essi una ratio che li sosteneva e incoraggiava.
Si può non essere d’accordo con l’analisi di Michela Marzano, ma non si può formalmente condividerla per rigettarne la sostanza, tanto meno nell’individuare laicamente le cause della fissazione in una regressione della figura femminile in ambito domestico: è come se, a cercare le ragioni del perché le donne siano apprezzate solo e quando sono belle oche, si riuscisse a trovare solo l’avvenuta svalutazione del suo ruolo di madre e casalinga. Par di capire che per una donna non vi siano che due alternative: o regina del focolare o zoccoletta di Drive in, fatta eccezione, ovviamente, per quelle donne eccezionali che riescono ad essere ottime mogli, ottime madri, ottime casalinghe e ottime donne in carriera, come Barbara Berlusconi si dipinge con la buona grazia di una qualche falsa modestia. Per tutte le altre non dovrebbe esserci altra scelta che riprendere autorevolezza nel loro tradizionale ruolo domestico o rinunciarvi per chiedere parità di diritti e di opportunità, ma senza lamentarsi troppo se poi finiscono nella stalla di Lele Mora, amico del babbo, ma solo per caso.
epperò lei nella foto sembra una bella bambolona...
RispondiEliminaComplimenti per l'analisi. Sinceri.
RispondiEliminaUn Sorriso
Barbara si presenta alla seduta per le foto del servizio in completo giacca pantaloni grigio con lupetto color salvia sotto: lei non fa del velinismo, lei vuole essere valutata e considerata per quel che fa, non per come è esteticamente.
RispondiEliminaCosa farò da grande, chi mi assumerà, dove andrò a vivere, come manterrò la mia famiglia sono alcuni dei tanti quesiti cui Barbara - una ragazza come tante, intevistata perché esattamente rispondente alla media della popolazione italiana di ragazze neolaureate - risponderà nell'intervista.
Queste sono le giovani moderne, giovani sobrie, che vestono sobrio anche quando compaiono nelle copertine dei giornali, che iniziano dal basso con tanta gavetta per fare carriera senza cedere a compromessi quando non ne devi fare in partenza.
Pirle di saggezza distillate da una donna non media per le donne di cui non potrebbe esservi rappresentante peggiore.
Nella misura in cui Mara Carfagna è ministro delle Pari Opportunità in quanto modella, o forse amante del capo come dicono certe malelingue.
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