lunedì 8 ottobre 2012

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«In nome di Sua Santità, Benedetto XVI, gloriosamente regnante, il Tribunale, invocata la Santissima Trinità, ha pronunciato la seguente sentenza…».
Può bastarci questo: una sentenza pronunciata in nome del monarca (monarca assoluto, in questo caso), previa invocazione a Dio (chiamato ad assistere la decisione del giudice, al quale evidentemente mancava la luce necessaria a illuminare i fatti). Un salto nel passato, di secoli, da brivido.
Poi, si può sorridere, perché «gloriosamente regnante», detto di Zia Pina, ha il sapore di una feroce presa per il culo. Infine, col giudice che dice «visti gli art. 402, 403 n.1 e 404 primo comma n.1 c.p.», si può scoppiare a ridere, pancia in mano. Quel c.p., infatti, altro non è che uno Zanardelli con le toppe, un coso che all’inaugurazione dell’80° anno giudiziario, tre anni fa, nel 2009, era un sentito dire nemmeno mai messo nero su bianco: «Si provveda – fu il sollecito – a stampare l’ordinamento giudiziario, i codici di procedura civile e di procedura penale, nonché il codice penale nei testi attualmente vigenti nello Stato Vaticano». Il giudice che ha condannato Paolo Gabriele deve avere il polpastrello sporco di inchiostro tanto il c.p. era fresco di stampa.
Se questa è la giustizia amministrata in terra dal Vicario di Cristo, il Giudizio Universale somiglierà a una sala-bingo.  

2 commenti:

  1. Grande Malvino.

    Ma hai sentito? Hanno rimosso Scicluna. (http://www.linkiesta.it/preti-pedofili)

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  2. quando al TG l'hanno trasmesso pensavo di avere le allucinazioni, praticamente un "In nome del papa re"
    Pio

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