Tra i commenti agli ultimi post trovo un off-topic che mi invita a fare qualche ipotesi sul perché monsignor Charles Scicluna sia improvvisamente caduto in disgrazia, rimosso senza preavviso, contro ogni previsione, dall’incarico di promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede – col quale s’era guadagnato fama di duro nella lotta agli abusi sessuali commessi dal clero cattolico ai danni di minori, dunque esibito come fiore all’occhiello della tanto reclamizzata svolta intransigente voluta da Benedetto XVI per dare una soluzione definitiva al problema – per essere sbattuto a La Valletta, degradato a vescovo ausiliare, per giunta con decreto pubblicato nel giorno in cui i riflettori erano puntati sulla sentenza del processo a Paolo Gabriele, come nel tentativo di evitare troppe chiacchiere su quella che aveva tutti i caratteri formali della punizione esemplare. Che cazzo ha fatto per meritare un simile trattamento?
[Sul blog degli «amici di Papa Ratzinger» la questione è affrontata con una venatura di sconcerto. «Perché il Papa ha ridimensionato un suo così stretto e fidato collaboratore?». «Non ho elementi per fare un commento, per ora mi limito a ringraziare monsignor Scicluna per il suo lavoro». «L’uomo simbolo della lotta agli abusi, il prelato più vicino a Joseph Ratzinger nel combattere la pedofilia clericale e la mentalità che la vuole coprire, poteva essere “promosso” senza allontanarlo dal Vaticano». «Malta è un serbatoio di fede dove la pedofilia ha fatto male, magari è stato mandato lì semplicemente come segnale di intento di pulizia anche sul territorio». «Però se ne va dopo aver criticato alcune conferenze episcopali, compresa quella italiana». «Bando alle dietrologie, monsignor Scicluna ha terminato la sua missione e ora tocca alle conferenze episcopali agire secondo le linee guida, assumendosi onori, oneri e responsabilità». Che tenerezza.]
Penso di avere una spiegazione. Il 4 e il 5 settembre, a Twickenham, nel Regno Unito, presso il St. Mary’s University College, si è tenuto un incontro sul tema «Redeeming Power: Overcoming Abuse in Church and Society», al quale ha preso parte anche monsignor Scicluna. Alla fine dei lavori Sua Eccellenza ha concesso un’intervista a Radio Vaticana, nella quale ha fatto un’affermazione apparentemente anodina, ma che a qualche orecchio dev’essere sembrata degna del più puzzolente tra i laicisti: ha detto che l’abuso sessuale sui minori è «conseguenza» dell’abuso di potere, che è affermazione carica di gravissime implicazioni. Perché una cosa è andare a caccia di preti pedofili, additandoli come peccatori che infangano l’abito che portano addosso, un’altra è spiegare il loro peccato come uno degli effetti indesiderati del potere che Dio ha concesso al pastore sulle sue pecore. Sarà stato uno svarione, ma ha rivelato in Scicluna un errore teologico, che la carica ricoperta avrebbe potuto rivelare pericoloso. Perché un promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede fa funzione di pubblico ministero, ma nella Chiesa di Roma c’è sovrapposizione e coincidenza tra il potere giudiziario, quello esecutivo e quello legislativo: un crimen tanto odioso come la pedofilia non può essere in alcun modo «conseguenza», ancorché degenerata, del potere: deve rimanere, come si è sempre detto, un delitto contro la Chiesa: mai, in nessun caso, della Chiesa.
Io avrei un'altra spiegazione. Magari i più la riterranno fantascientifica, ma, vicende come quella di Emanuela Orlandi, secondo me, la rendono plausibile o, almeno, degna di qualche considerazione.
RispondiEliminaNon è che in Vaticano si nasconda una vera e propria, potentissima, lobby di pedofili, con tanto di "Grande Mago", "Ciclopi Superiori", "Knights" e parafernalia simile?
Chiaramente abusano del potere che hanno in quanto pastori
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