1. Quando fu premiata con l’Annie Taylor Award, nel 2005, Oriana Fallaci tenne molto a ringraziare Robert Spencer e Daniel Pipes: “Questo premio appartiene a loro quanto a me”. Atto dovuto, perché la sua islamofobia era in gran parte debitrice delle tesi sostenute dai due, a quei tempi assai in voga. La stessa cosa possiamo dire per Anders Breivik, che nella sua European Declarion of Independence riporta pagine e pagine dei due.
La prosa di Oriana Fallaci e quella di Anders Breivik sono incomparabili, ma in comune hanno un tratto, che è quello di dare una risposta urgente all’urgenza posta loro dalle condivise tesi di Spencer e di Pipes. La risposta di Oriana Fallaci fu nel grido d’allarme, nell’invettiva rabbiosa e nell’appello all’orgoglio identitario, quella di Anders Breivik è stato il folle progetto di una nuova crociata (stavolta non c’era da liberare Gerusalemme, ma l’Europa). In entrambi la croce è un simbolo di storia e di cultura, il talismano indispensabile in battaglia (“in hoc signo vinces”). Non ha importanza sapere se monsignor Rino Fisichella ce la conti giusta sulla conversione in extremis della Fallaci, non ha importanza sapere fino a punto Breivik sia ecumenico nell’auspicio che il protestantesimo venga riassorbito dal cattolicesimo. Sappiamo solo che Oriana Fallaci non ha fatto in tempo a potersi dire delusa della retromarcia fatta da Benedetto XVI dopo la lectio di Ratisbona, che poi è quanto Anders Breivik rimprovera all’attuale pontefice. A Giovanni Paolo II rimprovera il bacio al Corano, sul quale anche la Fallaci ebbe a ridire: il suo avvicinamento alla Chiesa è nel punto di rottura che Ratisbona segna tra i due pontificati, la sua simpatia per papa Ratzinger nasce nel prefigurare la lectio di Ratisbona, che è di tre giorni antecedente alla sua morte, e non fa in tempo a trovare la delusione di Breivik.
Chi si è azzardato a definire papista la Fallaci, non può azzardarsi a definire Breivik “antipapista”, che poi è un altro depistaggio, come il definirlo neonazista e massone. A Breivik starebbe bene un papa che benedica una crociata anti-islamica, ciò che la Fallaci intravvide a torto in Benedetto XVI.
2. Mario Borghezio ha dichiarato che, “al netto del richiamo alla violenza”, ritiene “condivisibili” le posizioni espresse da Breivik, che sono quelle di Spencer e di Pipes, le stesse della Fallaci, che pure in certi punti della sua ultima produzione incita alla crociata. Dai due illustri neocon americani al “voldedig psikopat” norvegese c’è un gradiente dall’islamofobia sul quale troviamo prima Borghezio e poi la Fallaci. Qualcuno ha intenzione di censurare i libri della Fallaci? Se si vuole censurare Borghezio, è indispensabile. Ma come si fa a censurare i libri della Fallaci? Impossibile. Tanto vale non censurare Borghezio.
3. Come al solito, Il Foglio brilla in furbizia: la consegna è al silenzio sul “cretino apocalittico”, che poi vuol dire evitare di dover concedere che le sue posizioni sono “condivisibili, al netto del richiamo alla violenza”. O rimangiarsi tutto ciò che è stato mandato in pagina dal 2004 in poi, compreso l’entusiasmo per un Benedetto XVI che a Ratisbona sembrava sottoscrivere le tesi di Spencer e di Pipes. Il gesto commesso da Breivik sporca tutto: ignorarlo.
mah.
RispondiEliminae cmq visto che proponi quasi un rogo.
''Quando il regime ordinò che in pubblico fossero arsi
i libri di contenuto malefico e per ogni dove
furono i buoi costretti a trascinare
ai roghi carri di libri, un poeta scopri
— uno di quelli al bando, uno dei meglio — l’elenco
studiando degli inceneriti, sgomento, che i suoi
libri erano stati dimenticati.
Corse al suo scrittoio, alato d’ira, e scrisse ai potenti una lettera. Bruciatemi!, scrisse di volo, bruciatemi!
Questo torto non fatemelo! Non lasciatemi fuori! Che forse
la verità non l’ho sempre, nei libri miei, dichiarata? E ora voi mi trattate come fossi un mentitore! Vi comando:
bruciatemi! (B Brecht)
le conversioni in punto di morte: l'estrema vigliaccheria
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