lunedì 22 ottobre 2012

«Lei è antidemocratico come la camorra»

Ho ricevuto molte critiche, e anche qualche rimprovero, per non essermi unito al coro pressoché unanime di quanti hanno solidarizzato con don Maurizio Patriciello, ma non ho ricevuto neanche una risposta convincente alla questione che ponevo: il reverendo parlava a nome di tutti i cittadini di Caivano – ho scritto – ma a quale titolo? Quando gli è stata conferita questa delega – ho chiesto – e con quale procedura? Sono domande che ripropongo, avendo ben presente i rischi che corro. Nell’immaginario collettivo, infatti, la figura del prete che combatte la criminalità organizzata ha ormai da tempo conquistato tanta stima e tanto affetto da essere diventata intoccabile.
L’ho sperimentato alcuni anni fa, quando posi la stessa questione per don Fortunato Di Noto, il prete che da anni setaccia il web a caccia di pedofili: chiesi a quale titolo avesse acquisito tale licenza, e come l’avesse maturato, e a chi fosse tenuto a render conto del proprio operato. Anche in quella occasione nessuno seppe darmi una risposta, ma ricevetti severe critiche per aver avanzato l’ipotesi che la nobile crociata di don Di Noto potesse essere effetto di una sublimazione. Non si fa alcuna offesa al chirurgo nel dirgli che probabilmente la sua bravura è il risultato della sublimazione delle sue pulsioni sadiche, d’altronde presenti in ciascuno di noi, ma ipotizzare che la stessa cosa potesse valere per don Di Noto fu considerata un’odiosa insinuazione.
La questione che ponevo rimase inevasa e a tutt’oggi ignoro chi lo abbia investito del titolo di cacciatore di pedofili on line, e chi ne controlli le attività e i metodi. Suppongo sia andata com’è per don Patriciello: meriti acquisiti sul campo, non soggetti ad alcun vaglio, maturati grazie al favore di un’opinione pubblica che, sui piatti della bilancia, mette di qua don Di Noto e don Patriciello e di là un prete pedofilo o un sacerdote che va a dare l’eucaristia a un boss mafioso del suo covo di latitante, e voilà i primi due diventano dei santi al di sopra di ogni critica, sicché anche il solo chiedersi a che titolo don Patriciello rappresenti gli interessi dei caivanesi, o don Di Noto quelli dei genitori di minori potenziali vittime di orchi internettiani, è offesa.
Si parva licet, siamo all’accusa che fu mossa a Leonardo Sciascia quando sollevò dubbi sulle prerogative e i metodi dei «professionisti dell’antimafia» che l’onda della simpatia popolare aveva ormai promosso a santi: lo scrittore fu linciato, ci fu perfino chi insinuò che volesse fare un favore a Cosa Nostra. Sia, correrò il rischio che qualcuno insinui che ho legami coi casalesi.

Le cose, oggi, sono un po’ più chiare: «In quella riunione – dichiara don Patriciello – volevo raccontare di aver accompagnato un giornalista a fare foto a Succivo, nel casertano, dove da anni c’è amianto ormai sbriciolato e ora si sono aggiunte lastre di eternit. Il giorno dopo sono andato dal Prefetto di Caserta, Carmela Pagano, senza appuntamento e non mi hanno fatto entrare. Ma io ho insistito, sono rimasto lì mezza giornata, e alla fine mi ha ricevuto. Ha tentato di tranquillizzarmi: “È tutto sotto controllo”» (la Repubblica, 22.10.2012).
Ora, non so come la vedete voi, ma a me pare che pretendere di essere ricevuti da un Prefetto senza neanche aver preso un appuntamento, e insistere fino ad ottenerlo, non sia del tutto ordinario. Come non è ordinario il fatto che alla fine il Prefetto abbia ceduto. Il fatto, poi, che, denunciato il presunto illecito, don Patriciello si sia sentito in diritto di mettere in discussione quanto gli era stato detto dal Prefetto, be’, a me pare sia scostumatezza maggiore del chiamarla, di lì a qualche giorno, «signora».
D’altra parte, l’incidente che ha procurato tanta pubblicità al parroco di Caivano – egli stesso lo rileva dicendosene assai soddisfatto – nasce dall’esagerata reazione del Prefetto di Napoli a quel «signora» che arrivava in coda alla petulanza del sacerdote. Molto probabile che il dottor Andrea De Martino sia arrivato a quella riunione con un pregiudizio ostile e che la sua esagerata reazione lo abbia rivelato per intero, ma parliamoci chiaramante, si tratta del pregiudizio al quale questo post ha fin qui cercato di dare un fondamento: don Patriciello si sente investito di una missione suppletiva a quella del sacerdozio, pretende di incarnarla, e guai a chi si azzarda a rammentargli che non è un politico, non è un tecnico, ma un arruffapopolo. Animato, sì, da buone intenzioni. Che però non sono sufficienti a dargli deleghe. Potrà farsi portavoce delle anime dei cattolici di Caivano, ma se vuole interpretare altro ruolo è necessario vi si candidi e raccolga consenso in forme e in modi che lo legittimino dinanzi alle istituzioni dello Stato.    
Tutto normale, invece, per chi vede incarnato in lui, e a pieno diritto, la crociata della quale s’è messo a capo, ma questo è dovuto a tutti? Per don Patriciello, sì. Ed è facile intuire da chi si senta elevato agli onori degli altari laici: da quanti gli sono subito corsi in soccorso, addirittura chiedendo le dimissioni del Prefetto di Napoli. Questo spiega perché il parroco di Caivano sia uscito dalla riunione immortalata dal video girato da un suo supporter ammantandosi delle vesti della vittima, e profondendosi in scuse, giustificando quella che non ha fatto alcuna fatica ad ammettere potesse costituire un’involontaria offesa. Poi, sondato l’effetto suscitato, arriva a dire in faccia a dottor Andrea De Martino: «Lei è antidemocratico come la camorra» (napoli.repubblica.it, 22.10.2012). Pensatela come volete, a me costui non piace proprio. 

18 commenti:

  1. ...è che il prete che critica la camorra invece di benedirla e assolverla è come l'uomo che morde il cane del vecchio adagio: "fa notizia"
    (imho)

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  2. Ora mi spiego la reazione del Prefetto: praticamente non vedeva l'ora.
    Don Patriciello non avrà alcun titolo per fare alcunchè ma preferisco un anticamorra che un baciaboss. Diciamo che riempie uno degli innumerevoli e incredibilmente profondi vuoti della politica?

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  3. Io credo che tu abbia ragione: vi sono delle battaglie vinte in partenza per coloro che si schierano dalla parte "giusta", quella cioè che dà ragione al senso comune. Non a caso queste vicende avvengono solamente per i fenomeni per i quali si abbandona più facilmente la razionalità e il rigore anche formale, perché non si conoscono e accanto all'alone di ignoranza i media fomentano un sentimento di paura. Basta paventare i rischi (veri o presunti) dell'amianto, nanoparticelle, pedofili nei parchi o in rete, oppure i telefonini tenuti accesi sugli aerei, che il popolo sommette al talento la ragion e parteggia immediatamente per coloro che si ergono a difensori e redentori. Se poi il difensore è una figura storicamente autoritaria, uno ci può scommettere il culo che va a finire in questo modo.

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  4. Bravo, allora, il Prefetto. Ricorda l'insegnante che ti valuta insufficiente il tema perché il giorno prima hai disturbato troppo.
    Un significativo esempio di aplomb e, soprattutto, razionalità (vero Zaneddu?).

    Marcoz

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  5. Non riesco a farmi un'opinione su questo caso, ma devo dire che i due post di Malvino sull'argomento mi fanno venire in mente cosa succede quando un prete, un vescovo, un monsignore,e via salendo fino al Papa viene chiamato "signore", e con la minuscola, da uno che si presenta "a casa sua".

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  6. a Malvì, in questo territorio malato si muore più che in altre zone d'Italia. é una cosa inaccettabile e che ti arroventa le viscere, ma finora non se ne parlava. Don Maurizio a te può pure non piacere, è un tuo diritto. Ma l'unico fatto incontrovertibile è che, da quando, è impegnato in prima linea su questo fronte, della questione roghi tossici se ne parla, eccome.

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  7. Quando, a gennaio di quest'anno, il Vescovo Monsignor Cece si prodigò, affinchè la processione di San Catello a Castellamare di Stabia sostasse sotto le finestre del boss camorrista Raffone - che ricambiò mandando un bacio alla statua del santo e autorizzando la ripartenza del corteo - nessuno dubitò che all'alto prelato competesse, comunque, il titolo di 'Eccellenza'.
    Stia bene, sempre utile passar di qua.
    Ghino La Ganga

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  8. "il reverendo parlava a nome di tutti i cittadini di Caivano – ho scritto – ma a quale titolo?"
    Ma perché per fare una denuncia bisogna avere dei titoli? Per denunciare l'assenza dello Stato, bisogna essere eletto da qualcuno?
    Il cittadino comune (indipendentemente da se è prete o no) non può confrontarsi con le istituzioni? Non può chiederne conto? Allora l'associazionismo cosa esiste a fare?
    Ci sono altri video di quell'incontro noterà come 20 sindaci, comandanti dei carabinieri, prefetti stanno tutti zitti, tutti attenti a non dire una parola o fare un gesto sbagliato. Questa gente in quei territori è inutile, perciò in quella terra disperata servono le mamme coraggio, i preti anticamorra, i sindacalisti eroi. Se ci fosse lo Stato non ci sarebbe bisogno di don Maurizio, purtroppo ce ne è bisogno. Nessuno lo ha votato certo, ma cosa fare quando quelli che sono stati votati non fanno un captzo?

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  9. Con tutto il rispetto, si avverte nitido il rumore delle unghie sullo specchio.
    La questione se il sacerdote fosse legittimato o meno a parlare in quel consesso è del tutto slegata dalla ramanzina che gli ha rifilato il prefetto. Dal momento che la sua presenza non è stata messa in discussione e che gli è stata data la parola, la sola buona educazione sarebbe bastata al prefetto ad evitargli quell'imbarazzante rappresentazione di 'leinonsachisonoio'. Togliamogli l'abito a quel tizio ed immaginiamoci un semplice cittadino nella stessa posizione, uno di quei rompicoglioni che danno tanto fastidio alle istituzioni perché le obbligano a rendere conti delle loro mancanze. Il prefetto l'avrebbe trattato allo stesso modo o anche peggio.
    Non sono di quelle parti ma l'idea che mi sono fatto della camorra l'ho ritrovata molto nitida nel pippone del prefetto, "Ha offeso tutti i presenti" ... ma ci faccia il piacere, trombone che non sei altro (al prefetto, eh).

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  10. credo che in tutta onestà lei abbia sbagliato bersaglio, questa volta. non mi pare che il prete in questione meriti due post di quel tenore. non è un eroe, ma non è certo il problema. la vicenda del prefetto è indifendibile, e questo post a sostegno del precedente manca di argomenti convincenti. capita anche ai migliori...

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  11. Bisogna capirlo. Viene da un mondo in cui alle donne spettano al più i “Sua Reverenza” ed i “Sua Carità”, piuttosto che gli “Eccellenza” riservati ai vescovi. Sono ragionevolmente sicuro che, nel riferirsi ad un funzionario di pari carica ma di sesso maschile, don Patriciello non avrebbe mancato di qualificarlo come “signor Prefetto”.

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  12. Marcoz, non si tratta di una cosa banalotta come l'insegnante che non distingue piani valutativi diversi.

    Nel video la reazione è arrivata dal collega del prefetto che ha tenuto (giustamente) a ribadire che non ci si rivolge a quel ruolo, o meglio non si parla di quel ruolo, con "l'ho detto alla signora" come se avesse lasciato detto in portineria. E il prete non si è nemmeno beccato chissà quale sfuriata, quelli erano buffetti.

    La cosa che dovrebbe sorprendere è assistere a scene di questo tipo nelle quali un tizio, senza alcun titolo elettivo o tecnico entra nelle istituzioni dicendo che da qualche parte c'è dell'amianto "senza nemmeno un telo a coprirlo" (sic!) e che la "gente muore di cancro" e pretende che tutti stacchino il cervello e si uniscano alla crociata.

    E' vero? Non è vero? C'è davvero amianto? Non c'è? E' in condizioni di nuocere? C'è uno studio epidemiologico che lo mette in relazione a un qualche aumento di malattie nell'area? Oppure c'è solo un valore statistico più elevato di certe malattie al quale occorre dare una risposta scientifica? Ci sono migliaia di domande che occorre porsi per essere sicuri che si sta parlando di un rischio concreto e non si può certo lasciare che fenomeni così gravi e che possono avere un impatto così forte sule persone siano lasciati nelle mani di gente che non è rigorosa nemmeno sulla forma istituzionale.

    Quando poi si arriva a condannare gli scienziati perché non hanno previsto i terremoti, si capisce cosa si rischia.

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    1. Gentile Zaneddu, lei non ha colto la sostanza dell'analogia e ha replicato facendo eco al post del padrone di casa, che avevo già letto.
      Mi dispiace, ma temo di averle fatto perdere, involontariamente, del tempo.

      Saluti
      Marcoz

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    2. Se ha un account facebook la invito a visitare la pagina "La terra dei fuochi"
      http://www.facebook.com/LaTerraDeiFuochi?fref=ts

      Troverà una cronaca quasi in tempo reale dei roghi di rifiuti tossici che ogni giorno , anzi ogni ora, vengono appiccati in quella zona. Il problema è terribilmente reale e le istituzioni sono fragorosamente assenti.

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  13. vorrei vedere cosa direbbe quel prete se io, in sua presenza, mi rivolgessi al Cardinale di Napoli chiamandolo signor Sepe

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  14. Sono tra quelli che hanno stigmatizzato l'atteggiamento del prefetto di Napoli nei confronti del prete. Molte delle considerazioni contenute nel post sono sicuramente interessanti, quelle sui capi-crociata senza investitura in particolare. Per dirla con l'anonimo, però: "Ma perché per fare una denuncia bisogna avere dei titoli? Per denunciare l'assenza dello Stato, bisogna essere eletto da qualcuno?" E non è avvilente il silenzio dei tanti presenti "investiti"? Dire che il prefetto di Napoli sia "antidemocratico come la camorra" è sicuramente eccessivo e non condivisibile, di sicuro però nella reprimenda, da posizione di forza, e di forza sia logistica che istituzionale, c'è l'atteggiamento di chi guarda solo dall'alto e di chi, incurante delle bufere che intorno fischiano e scuotono, si nasconde non nella forma, che reputo importantissima in democrazia, ma nell'applicazione pasticciata e confusa di essa. Porre barriere stilistiche, e quindi non di forma, non fa che rafforzare lo iato tra istituzioni e società civile.

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  15. Rispondo all'autore e mi auguro che quanti abbiano letto, quanto da lui scritto, leggano anche questo post.
    In primis la invito a rivedere il tutto, correggere e scusarsi, dato che, la frase alla quale lei si riferisce «Lei è antidemocratico come la camorra» (napoli.repubblica.it, 22.10.2012). Questa è una balla colossale che la invito a rivedere al più presto rivolgendo le dovute scuse. L'articolo al quale lei fa riferimento è stato eliminato e ritirato da repubblica in quanto non veritiero. Controlli. Ad ogni modo se quanto emerge dal suo articolo non sarà rettificato si provvederà per vie legali. Padre Maurizio Patriciello, si, parla a nome di tutti i cavanesi, vada una sola volta ad una sua messa, vedra quanti gli sono vicino e quanti da anni vengono aiutati in tutti i modi da lui, in un territorio, dove il padre è l'istituzione. Un territorio difficile dove lui resta e combatte e dove tanti di voi non resisterebbero 10 minuti. Questa "delega" gli è stata conferita da più di 20000 persone che nel paese oramai vedono in lui la speranza. Prima di scrivere, accertatevi delle cose, venite a caivano e testate i fatti. Altra irregolarita il prefetto è sempre stato avvisato. C'è sempre stato un appuntamento. Ma come fate a scrivere queste cose. Le vostre sono diffamazioni vere e proprie. Noi qua muoriamo di cancro e non sono frottole, gli sversamenti illegali di rifiuti industriali che per anni e anni venivano dal nord, i problemi dei roghi tossici, tutto accertato da foto, video, commissioni parlamentari, europee, padre alex zanotelli sono anni e anni che ne parla, Gomorra lo ha reso cosi palese e in gomorra, quando si parla di padre mauro e del suo lavoro sul territorio di caivano a chi credete che si riferisca?? Qui ribadisco il concetto. Il vostro presente articolo si fonda su un articolo ritirato da repubblica in quanto la fonte non era veritiera. Controllate. Ma che vengano rivolte delle scuse. Qui ci sono tutti gli estremi per una querela. Che se possibile i cittadini di caivano proporranno. Cosi capirete bene chi gli ha dato la delega!

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  16. È probabile che la ripetizione, come lo sfregamento, produca calore piuttosto che un progresso.
    Cit. George Eliot

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